Attualità
I nuovi accordi commerciali, fra Economia e Politica internazionale (Di Indira Fabbro)
I due grandi accordi commerciali, che ridisegneranno economia e politica, CAI e ASEAN
Mentre l’Europa continua a parlare solo e unicamente di vaccini, di come organizzare il piano pandemico, il mercato globale continua a correre, dettato da nuove regole di geopolitica. E’ passata in sordina due accordi firmati in questi mesi molto importanti e che porteranno a una vera rivoluzione, a un cambiamento della bilancia geopolitica nei prossimi anni.
Se fino a qualche anno fa parlavamo di BRICS (dell’enorme crescita potenziale di paesi come Brasile, India, Sud africa) ora nel post pandemia, la Cina è il paese che detta le regole sia verso i paesi dell’Unione europea (con l’accordo firmato il 30 novembre ,Cai, Comprehensive Agreement on Investment) sia verso i paesi dell’Asia con un’ulteriore accordo il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). Nel primo accordo l’Ue e la Cina hanno raggiunto il 30 novembre un patto sugli investimenti, il Comprehensive Agreement on Investment (Cai), che dovrebbe aumentare la parità di trattamento fra imprese europee e cinesi, stimolando la crescita. Ma per la Cina questo accordo ha più un valore politico che economico, con l’intento di dimostrare agli Usa l’apertura della Cina verso i paesi europei. Per l’Europa, invece, questo accordo dovrebbe mettere sullo stesso piano le aziende europee e cinesi ma si traduce in un nulla di fatto al momento già che sono coperte dal Cai solo le sovvenzioni nel settore dei servizi (la maggior parte degli investimenti dell’UE in Cina è nella manifattura) e il meccanismo dei controlli, le controversie fra Stato e Stato si non si applica ai sussidi, generando così una concorrenza sleale nei confronti di un competitor europeo.
L’altro accordo coinvolge le nazioni dell’Asia del Pacifico, tra cui Cina, Giappone e Corea del sud che hanno firmato il più grande accordo di libero scambio regionale del mondo, comprendendo quasi un terzo della popolazione mondiale e del prodotto interno lordo: 15 nazioni fra cui Australia, Nuova Zelanda hanno firmato il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) nel 37° ASEAN convegno ospitato virtualmente dal Vietnam. I sostenitori di questo patto commerciale affermano che ciò rafforzerà le loro economie indebolite dalla pandemia riducendo le tariffe, rafforzando le catene di approvvigionamento con regole di origini comuni e codificando regole di commercio elettronico. Sono comprese anche nuove regole doganali semplificate, maggiori limiti di partecipazione straniera, miglioramento dei dati personali, dei dati di trasparenza e di trading.
L’entusiasmo per questo accordo arriva anche da paesi come il Giappone che descrive questo patto come catalizzatore per l’ economia post covid e l’Australia che vede migliori opportunità di esportazione con maggiori certezze d’investimento per le aziende.
L’unico paese che ha abbandonato l’accordo è l’India ma che tuttavia può aderire al patto in un secondo momento…una clausola simbolica e strategica poiché la Cina vuole costruire sempre più ponti economici forti contro gli USA.
Facile immaginare quindi che il RCEP porterà a una vera rivoluzione che cambierà gli equilibri internazionali e accelererà la crescita di zone del mondo che oggi sono già fuori dalla pandemia rispetto a Europa e USA.
Una vittoria per la Cina e l’Asia Pacifico perché i paesi sottoscrittori di questo patto sono storicamente diversi, anche rivali politicamente e commercialmente, (Cina Giappone e Corea sono storicamente rivali ma anche Cina e Australia hanno avuto contrasti diplomatici) ma hanno trovato il coraggio di capire che il benessere comune supera le divergenze passate.
Dal punto di vista geopolitico siamo quindi di fronte al definitivo spostamento del centro dello sviluppo globale in Asia: la Cina e Taiwan sono gli unici paesi ad aver chiuso il 2020 con il segno più davanti al PIL e la Cina sarà inoltre il primo paese a recuperare i livelli di crescita pre – pandemia (per quanto riguarda gli USA ci arriveranno solo alla fine del 2021 e l’Europa, forse, nel corso del 2022). E così, la Cina può ora ambire anche al sorpasso sugli USA ancor prima del preventivato 2030, un salto enorme oggi possibile anche nel campo degli investimenti finanziari.
E l’Europa, tra USA e CINA, cosa farà nei prossimi mesi per quanto riguarda la politica estera? Per il momento sembra resti a guardare…
Indira Fabbro
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