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I mercati immobiliari mondiali sono in crisi, e quelli europei invece ancora in bolla . Sarà il preludio di una crisi bancaria ?

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A partire dalla scorsa estate i mercati immobiliari di diversi paesi sinora visti come in sviluppo hanno avuto un  drammatico cambiamento al ribasso. Vere e proprie stelle del mercato come Honk Kong sono andate in crisi, in modo piuttosto rapido. Ad esempio il territorio cinese ha visto una caduta del 8%.

Hong Kong è legato all’espansione della Cina continentale, ed il rallentamento di quel paese coinvolge ovviamente anche il territorio autonomo. Ci sono meno ricchi cinesi disposti a spendere qualsiasi cifra per assicurarsi un posto al sole.

Ora questo effetto si è trasmesso anche a Singapore:

 

Passiamo a considerare uno dei mercati immobiliari più esplosivi, e più pericolosi del mondo, quello australiano. Anche qui i prezzi sono stati in calo, ed in modo molto sensibile:

Il 2017 è stato un anno molto dure per l’immobiliare, ed il 2018 non ha visto una situazione diversa. La situazione di regressione dei prezzi è proseguita nel corso del 2018:

L’Australia sta vivendo un peggioramento nel settore bancario, con un aumento nel tasso di NPL del 4% rispetto al 2017, come registrato da KPMG. Bisogna dire che gli australiani non sono particolarmente preoccupati, perchè la banca centrale, RBA (Reserve Bank of Australia) ha riserve di intervenire, ha il controllo della politica monetaria, e batte moneta.

Come va in Europa? I prezzi, in senso generale, sono in bolla anche qui, come indica Eurostat:

Tra l’altro l’Euro non ha favorito in modo particolare neppure i mercati immobiliari. Però l’Europa è un insieme di incongruenze: il costo medio di un mq in Francia è oltre 12 mila euro (dati statista), in austria 11,5 mila, in Italia 6,6 mila, in Germania 5,9, considerando appartamenti da 120 mq in grandi città. Invece se consideriamo il mercato immobiliare italiano, vediamo che i prezzi sono in riduzione da tempo:

Quindi se c’è una bolla immobiliare, questa non è in Italia, ma in altri paesi europei, e questo dovrebbe accendere un campanello d’allarme anche per i relativi sistemi bancari. Il 2019 ci dirà di più.

 

 

 


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