Economia
I dazi cinesi rischiano di colpire i punti sensibili dell’economia e della società UE
La Cina risponde ai dazi sulle auto elettriche colpendo settori delicati, come l’agricoltura casearia o le produzioni tipiche e artigianali, già sotto stress per le crisi nazionali e che possono avere delle ampie ricadute sociali. Una strategia astuta a cui la UE può rispondere solo con dazi superiori
Nella sua fattoria di famiglia, a mezz’ora a sud del confine irlandese, Thomas Duffy avrebbe potuto pensare di essere al sicuro dai tentacoli in espansione della guerra commerciale tra Cina ed Europa. Ma questa settimana, lui e molti altri 17.000 allevatori irlandesi sono rimasti sbalorditi dalla notizia che la Cina sta indagando sulle sovvenzioni a formaggi, latte e panna provenienti da tutta l’Unione Europea.
L’anno scorso l’Irlanda ha esportato in Cina quasi 50 milioni di dollari dei prodotti citati nell’annuncio. La maggior parte di questi prodotti viene spedita attraverso le cooperative che prendono i prodotti da aziende lattiero-casearie di piccole dimensioni, nei pittoreschi borghi di campagna irlandesi. L’indagine è vista come una ritorsione per i dazi antisovvenzioni dell’UE fino al 36% e questo è ironico, perché difficilmente un agricoltore irlandese guida un’auto elettrica.
Per un agricoltore irlandese è molto più comune guidare una Volkswagen o, meglio ancora , un SUV Hyundai, un mezzo che è una buona via di mezzo per le strade di campagna irlandesi. Quasi sicuramente non acquista auto cinesi, eppure rischia di essere una vittima dei dazi.
Un paio di centinaia di chilometri più a sud, a Kilkenny, Denis Drennan “munge 60 mucche al giorno” quando non indossa il cappello di presidente dell’Irish Creamery Milk Suppliers Association (ICMSA). “Siamo un danno collaterale. Francia e Germania stanno lottando per competere con i veicoli elettrici cinesi e ora la Cina risponde. In qualche modo sono quelli come me, in una fattoria rurale nel mezzo del nulla in Irlanda, a essere colpiti”, ha detto Drennan, che ha chiesto a Bruxelles di rimborsare tutti gli agricoltori irlandesi che potrebbero essere finiti nel mirino. Nella capitale belga, fonti ufficiali affermano che la sequenza degli eventi era del tutto prevedibile: ci si aspettava che la Cina avrebbe risposto ai dazi sui veicoli elettrici con azioni asimmetriche.
“Le misure di ritorsione contro i prodotti lattiero-caseari, il brandy e la carne di maiale sono state ben descritte dai media statali cinesi, così come un potenziale aumento delle tariffe sulle auto di grossa cilindrata. Venerdì il ministero del Commercio ha riproposto l’aumento dei dazi sulle auto, che colpirebbe la Germania – che fornisce il 36% delle importazioni cinesi – e la Slovacchia – per un ulteriore 20%, secondo una ricerca di Rhodium Group.
Gli agricoltori e le case automobilistiche sono tra i gruppi di pressione più potenti e attivi del blocco, e una mossa per ridurre le loro esportazioni è un modo sicuro per mobilitarli, coinvolgerli significa mettere il moto macchine politiche influenti. Quando si è recato a Pechino all’inizio di quest’anno, l’ex commissario europeo per l’agricoltura Janusz Wojciechowski ha implorato le controparti cinesi di non trascinare gli agricoltori nella disputa sui veicoli elettrici.
“Sapevamo che la situazione sarebbe peggiorata prima della decisione finale”, ha dichiarato un alto funzionario dell’UE, secondo il quale gli sforzi di Pechino sono stati concepiti per “spaventare” i membri del blocco prima del voto. Per bloccare le tariffe, la maggioranza dei 15 membri dell’UE, che rappresentano il 65% della popolazione dell’Unione Europea, dovrebbe votare contro la loro adozione. Ad ogni escalation di Pechino, i funzionari dell’UE stanno facendo i conti per vedere chi potrebbe cedere. In una votazione indicativa a luglio, solo quattro membri hanno votato contro – Cipro, Ungheria, Malta e Slovacchia. Ad astenersi – che non conta né come voto a favore né come voto contrario – sono stati Germania, Svezia, Austria, Croazia, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Slovenia, mentre la Repubblica Ceca e la Grecia non hanno espresso alcun voto. Hanno votato a favore delle tariffe Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania e Polonia.
I veicoli elettrici di produzione cinese rischiano di subire ulteriori dazi all’importazione dell’UE fino al 38% Nella sua indagine sul settore lattiero-caseario, la Cina ha nominato programmi di sovvenzioni a livello nazionale in Irlanda, Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Italia e Romania, quindi anche i nostri formaggi sono a rischio, per quanto l’export sia ancora limitato. A questo punto, sembra improbabile che Pechino riesca a convincere un numero sufficiente di capitali a respingere i dazi.
Ciascuno dei Paesi citati, più la Germania e la Svezia – che hanno forti legami con la filiera automobilistica cinese e hanno entrambi criticato l’indagine sui veicoli elettrici – dovrebbero fare marcia indietro. Anche in questo caso, la Cina avrebbe probabilmente bisogno che la Spagna, insieme al Belgio o alla Danimarca, facessero un 180° rispetto al loro voto di luglio per far pendere la bilancia a loro favore.
Questi Stati membri studieranno attentamente l’impatto delle indagini sulla carne di maiale e sul brandy. La Commissione ritiene che i paesi europei non dovrebbero lasciarsi ricattare dalle minacce di sanzioni cinesi, ma non è facile, soprattutto in paesi politicamente sul filo dl rasoio come l’Irlanda, dove l’opposizione del Sinn Fein ai governi centristi si fa sempre più forte.
Difficilmente le sanzioni riusciranno aconvertire un numero di paesi sufficienti a modificare la decisione sui dazi sulle auto, e il surplus commerciale cinese è di tali dimensioni da permettere ampie ritorsioni europee, ma le mosse di Pechino sono ben pesate per accentuare la rottura fra Europa di Bruxelles, che governa dai propri palazzi, e quella dei singoli paesi. Una frattura ignorata dalla burocrazia comunitaria, ma che alla lunga può spezzare la UE.
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