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I DATI OCCUPAZIONALI DEL GOVERNO, QUELLI DELL’ISTAT E QUELLI DELLA CCIA DI MESTRE di Nino Galloni

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Nei giorni scorsi, il Governo ha comunicato – con grande gioia di Renzi e non solo – che l’occupazione è cresciuta, dopo la botta degli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008, di 1.096.000 unità; ma la CCIA di Mestre ha rilevato che, nello stesso periodo, si sono perse 1miliardo e 100milioni di ore di lavoro pari al 5% del totale). Siccome entrambi i dati sono veri, se al record occupazionale di oltre 23 milioni di posizioni lavorative (l’ISTAT conta le teste), sottraiamo il 5%, otteniamo che il dato macroeconomico dell’occupazione (quello che riguarda l’impatto di quest’ultima sulla domanda effettiva) segna un -1.150.000, vale a dire un saldo negativo di 54.000.

Ciò corrisponde al fatto che il PIL del 2008 non è stato ancora recuperato mentre la popolazione residente è aumentata, nella media, dello 0,5% all’anno: quindi, il reddito pro capite – quello che conta ai fini della domanda effettiva – è diminuito fortemente.

Conclusioni:

1) sono aumentate la precarietà (l’80% delle assunzioni avviene “a termine”) e la sottoccupazione e sono diminuite le paghe;

2) stanno calando il reddito pro capite e la produttività del sistema (calcolata dividendo il PIL per il numero degli occupati, in base all’ISTAT); 3) se un 20 milioni di residenti ha visto migliorare la propria condizione, allora vuol dire che il peggioramento della condizione degli altri è ancora più forte della media (la guerra tra poveri e tra questi ultimi ed i poverissimi si sta aggravando).

Una serie di dati veramente positivi, invece (ma il Governo ne parla di meno, poco o niente) riguarda invece la nostra bilancia commerciale: aumentano un pochino le esportazioni e diminuiscono le importazioni: infatti, la gente sta producendo da sé più cibo (e non solo cibo) localmente ed autonomamente. Forse la gente si sta stufando di questa politica e si sta organizzando con monete complementari, piattaforme finanziare alternative, produzioni “fai da te”?

Nino Galloni


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