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I dati del lavoro USA: il problema non è nel numero

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Cari amici,

ieri sono stai resi pubblici i dati relativi all’occupazione USA che sono stati definiti deludenti: infatti le aspettative erano per 193 mila nuovi posti di lavoro, ma la creazione è stata solo di 157 mila.

Ad aver causato questo mancato obiettivo concorrono delle cause congiunturali e strutturali. Sulle strutturali abbiamo già parlato da tempo, e le possiamo riassumere in:

  • un rallentamento della crescita dovuto al fatto che ormai siamo ad un livello quasi frizionale della disoccupazione, essendo al 3,9%;
  • un rallentamento nel sentiment economico complessivo, meno positivo, con una crescita mondiale più contenuta.

Ci sono anche delle motivazioni congiunturali, dovute alla liquidazione di Toys ‘r Us che ha portato al licenziamento di 31 mila dipendenti. Senza questo risultato il settore retail avrebbe visto un aumento di 39 mila unità lavorative. Inoltre luglio è il mese in cui chiudono le scuole, con l’interruzione dei relativi contratti a termine, con una perdita congiunturale di altri 40 mila posti di lavoro. Insomma l’obiettivo si poteva raggiungere….

Il problema è un altro: si è interrotta la crescita nelle paghe a livello reale che proseguiva da diversi trimestri:

Questo non è un buon segnale perchè la tensione lavorativa , cioè il fatto che la disoccupazione sia così bassa, non riesce evidentemente a generare un’adeguata spinta all’insù dei salari reali. Insomma lavorano tutti, ma non guadagnato tutti, e questo si vede da un altro dato. molto interessante: il numero di lavoratori che sono obbligati a svolgere più attività:

Siamo al massimo nel numero di lavoratori americani che svolgono più attività, un record che riporta al 1999. Insomma se le paghe non crescono bisogna fare più lavori per arrivare a fine mese. Questo potrebbe anche spiegare come  mai la diminuzione della disoccupazione, comunque ai minimi, non riesca a produrre un aumento delle paghe: comunque si trova qualcuno disposto a fare qualche ora extra, pur di portare a casa un po’ di soldi in più. Un cane che si morde la coda e che non potrà avere che ricadute negative a livello sociale.

 


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