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I camion elettrici cinesi da 240 tonnellate sfidano il diesel: la rivoluzione arriva alle miniere

Un gigante cinese sta fornendo camion elettrici da 240 tonnellate per le miniere australiane, dimostrando che la batteria può sostituire il diesel anche nei lavori più pesanti e far risparmiare milioni di dollari in carburante.

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La notizia arriva dall’Australia, dove il colosso minerario Fortescue ha siglato un accordo strategico con il produttore cinese di macchinari pesanti XCMG. L’oggetto dell’accordo? Una fornitura che può arrivare fino a 200 mezzi pesanti da cava e  miniera completamente elettrici, dei veri e propri titani su ruote.

Questa non è una semplice commessa, ma un segnale potente di come la decarbonizzazione dei settori più “difficili” non solo sia possibile, ma anche economicamente vantaggiosa. Fortescue, uno dei maggiori esportatori di minerale di ferro al mondo, punta a ridurre drasticamente all’uso dell’elettricità, oggi dominata da motori diesel. E per farlo, si è rivolta a chi, quella tecnologia, la sta sviluppando e producendo su scala industriale: la Cina.

Un “mostro” a zero emissioni

Il modello al centro dell’accordo è l’XCMG XDE240, un dumper progettato per i lavori più gravosi del pianeta. Le sue specifiche tecniche sono impressionanti e dimostrano che la tecnologia a batteria può competere, e forse superare, quella tradizionale.

  • Capacità di carico utile: 240 tonnellate (oltre 550.000 libbre)
  • Peso lordo del veicolo: Oltre 380 tonnellate (circa 840.000 libbre)
  • Potenza del motore elettrico: Circa 2.550 CV
  • Velocità massima: Circa 56 km/h ( mph)
  • Pendenza massima superabile: Fino al

Sostituendo il motore diesel convenzionale con un pacco batterie ad alta capacità, questo veicolo mantiene la potenza e l’autonomia necessarie per le operazioni minerarie su larga scala, ma a emissioni zero e , soprattutto, assenza di necessità di forniture di gasolio da trasportare nel deserto. Un bel passo avanti rispetto ai proclami.

Accordo Fortescue XCMG

La strategia: Cooperazione e pragmatismo

Secondo Andrew Forrest, fondatore di Fortescue, il mondo sta passando da un’era di cooperazione a una di frammentazione. “Unendo le forze attraverso i continenti”, ha dichiarato, “stiamo cogliendo appieno l’opportunità della decarbonizzazione”. Una frecciatina, neanche troppo velata, a chi preferisce erigere muri piuttosto che costruire ponti industriali.

Forrest ha sottolineato come la Cina stia scalando la produzione di tecnologie verdi a un ritmo senza precedenti. Collaborare con produttori come XCMG, BYD (per le batterie), Longi (per il solare) ed Envision (per l’eolico) permette a Fortescue di accedere direttamente a questa capacità manifatturiera.

Non si tratta di beneficenza, ma di puro calcolo economico. Secondo le stime, le aziende minerarie che hanno già iniziato a elettrificare parte della flotta, come Fortescue, stanno risparmiando fino a milioni di dollari l’anno solo sui costi del carburante. Cifre che rendono la transizione non solo auspicabile, ma inevitabile.

Un mezzo da cava opera in territori isolati, spesso desertici, in cui il carburante deve essere trasportato in modo costoso. Al contrario questi luoghi sono l’ideale per generare energia elettrica a basso costo  tramite pannelli solari o pale eoliche per farla poi accumulare in punti diricarica per i mezzi pesanti. Una situazione apparentemente più costosa, ma , in realtà, più comoda rispetto al continuo trasporto di camio di gasolio.

Mentre i colossi occidentali tradizionali a volte sembrano impantanati in dibattiti sul “messy middle” (la caotica fase di mezzo della transizione), la Cina, con la sua iniziativa “Global Zero-Carbon Smart Mining” che coinvolge oltre 100 partner globali, sembra avere le idee molto più chiare: offre un futuro a zero emissioni, chiavi in mano. E, a quanto pare, molto redditizio.

Mezzi da miniera elettrici

1. Domande e Risposte per il lettore

1. Perché questi camion elettrici sono così importanti se verranno usati solo nelle miniere? R: Perché le miniere rappresentano uno dei test più estremi per qualsiasi veicolo. Operano 24/7 in condizioni durissime, spostando pesi enormi. Se la tecnologia a batteria si dimostra affidabile e conveniente qui, significa che ha raggiunto una maturità tale da poter essere applicata con successo in altri settori pesanti come la logistica portuale, le grandi costruzioni e il trasporto merci a lungo raggio. È la prova che la decarbonizzazione industriale non è più un’utopia, ma una realtà tecnologica ed economica concreta.

2. Questa alleanza non rischia di aumentare la dipendenza tecnologica dell’Occidente dalla Cina? R: La questione è complessa. Da un lato, sì, evidenzia il dominio manifatturiero cinese nelle tecnologie verdi. D’altro canto, è anche un esempio di cooperazione pragmatica: l’Australia (Fortescue) fornisce le risorse e il mercato, la Cina (XCMG) la tecnologia a un prezzo competitivo. Per aziende come Fortescue, è una scelta strategica per abbattere costi ed emissioni nell’immediato. A lungo termine, potrebbe spingere i produttori occidentali ad accelerare la propria innovazione per non perdere ulteriori quote di un mercato in rapidissima espansione.

3. Quali sono i vantaggi economici concreti, oltre a quelli ambientali? R: I vantaggi sono molteplici. Il più evidente è il risparmio sul carburante diesel, che, come visto, può raggiungere centinaia di milioni di dollari l’anno. Inoltre, i motori elettrici hanno meno parti mobili rispetto a quelli a combustione, il che si traduce in costi di manutenzione significativamente inferiori e minori tempi di fermo macchina. Infine, operare con una flotta a zero emissioni migliora la reputazione aziendale e può dare accesso a finanziamenti “verdi” e a condizioni normative più favorevoli in futuro.

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