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I BTP alle famiglie possono fermare lo Spread? Alcune osservazioni pratiche.

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Oggi sul “Corriere della Sera” è comparsa un’interessante intervista al sottosegretario Armando Siri che mette in evidenza un tema che è stato di grande attualità durante lo scorso mese di maggio, proprio mentre si concludevano le trattative per la formazione del governo: lo spread.

Come abbiamo spesso affermato su Scenarieconomici il tema dello spread è esclusivamente europeo: negli altri paesi fuori dall’area della moneta unica quello che interessa non è lo spread, che neppure viene calcolato rispetto al bund tedesco, quanto il livello dei tassi di interesse del debito pubblico, usualmente controllato in collaborazione fra Banca Centrale e Ministero del Tesoro. In Europa questo elemento, manovrato dalla politica monetaria della BCE o da spinte speculative esogene, è stato assunto in modo assolutamente improprio ad indicatore dell’affidabilità economica di un governo.

Sappiamo che questo valore ha avuto un andamento erratico: da oltre 500 punti nel 2012 a poco più di 100 durante il QE, per tornare a superare i 200 punti recentemente, per il combinarsi di una maggiore incertezza politica con la prossima fine del QE europeo. Spesso i movimenti , soprattutto di breve periodo, sono dovuti a speculazioni di carattere internazionale, anche con pesanti operazioni allo scoperto. Armando Siri nella sua intervista suggerisce di dedicare i titoli di stato più al risparmio delle famiglie piuttosto che porli in modo generale sul mercato internazionale.

Cerchiamo di  dare una valutazione sulla realismo di una tale operazione.

RISPARMIO DELLE FAMIGLIE  IN ATTIVITA’ FINANZIARIE: un recente report Unimpresa indicava in 4300 miliardi la ricchezza mobile delle famiglie italiane. Quindi, teoricamente, vi sarebbe la capacità complessiva. Certo, bisognerebbe valutare gli effetti sulle classi di investimento succedanee, ad esempio i titoli azionari ed obbligazionari privati, che potrebbero risentirne, ma, potenzialmente, vi sarebbe la capacità, anche perchè non bisognerebbe finanziare per intero il debito italiano, ma alcune classi specifiche più liquide.  Si tratta solo di renderle convenienti.

L’INVERSIONE DELLA TASSAZIONE DEI TITOLI DI STATO?  Attualmente la tassazione dei rendimenti sui titoli di stato italiani è al 12,5% per i cittadini privati a titolo definitivo, di imposta definitiva. Invece per le aziende italiane  gli interessi costituiscono base imponibile. La tassazione non è applicata ai possessori esteri. Ora se fosse volontà del governo esaltare il possesso interno rispetto a quello esterno si dovrebbe procedere ad un’inversione del sistema di tassazione. Per dare un’idea una proposta per i titoli sino a durata decennale potrebbe essere la seguente:

  • tassazione degli interessi dei titoli di stato in mano a cittadini italiani pari a zero, con detenzione superiore ai 24 mesi;
  • tassazione degli interessi in mano ad operatori italiani non speculativi con possesso a lungo termine (fondi pensione) pari a zero;
  • tassazione degli interessi in mano ad operatori steri di lungo termine (possesso per almeno 60 mesi) pari a zero;
  • tassazione per tutti gli altri operatori o per operatori privati speculativi pari al 12,5%.

La copertura finanziaria immediata sarebbe sovrabbondante, dato che solo il 14% del debito è attualmente in mano alle famiglie ed un altro 14% ad “Altri operatori finanziari italiani” (fondi). Si assisterebbe ad uno spostamento dei titoli da possessori stranieri ed istituzionali speculativi ad operatori non speculativi, per cui il beneficio finanziario si esaurirebbe rapidamente. Inoltre si dovrebbe permanere nella non tassabilità in caso di successione ed anche per le plusvalenze fra privati italiani.  Questo regime dovrebbe essere applicato solo ai titoli di durata sino a 10 anni, tornando all’esenzione per gli operatori anche esteri per i titoli di durata superiore. Dato il possesso sino a 24 mesi sarebbero compresi i BOT se detenuti sino alla scadenza.

COME CONTROLLARE POSSESSO E FACILITARE LA TRANSAZIONE? Il controllo del possesso quinquennale per gli operatori esteri oltre al controllo delle transazioni fra operatori italiani sarebbe possibile facendo fare un ulteriore passo avanti nella smaterializzazione dei titoli e caricandoli su una specifica blockchain pubblica con wallet registrati tramite procedure KYC-AML adeguate. Questo permetterebbe di identificare e distinguere operatori personali nazionali ed esteri, oltre che privati ed aziendali, facilitando il controllo e l’eventuale tassazione e si faciliterebbe il possesso da parte di privati investitori italiani, che potrebbero accedervi senza il costo del “Fascicolo titolo” del sistema creditizio.

QUALI EFFETTI SUGLI INTERESSI? Tecnicamente l’effetto sarebbe minimo, in quanto operatori italiani ed esteri comunque valutano il rendimento netto. Al contrario vi potrebbero esser e forti riaggiustamenti fra gli investitori, a livello di operatori. .

SPARIREBBE LO SPREAD? No, perchè comunque sussisterebbe un mercato internazionale dei titoli del debito pubblico italiano che, essendo espresso in euro, permetterebbe il calcolo dello spread. Semplicemente questo diventerebbe meno rilevante perchè il debito sarebbe detenuto in modo più stabile, o comunque in mano di cittadini italiani. Eventuali plusvalenze  (soprattutto dalla cessione dei titoli) rimarrebbero, in  parte più rilevante, interne al sistema italiano.

Naturalmente queste idee sono solo un punto di partenza. Ci sarebbe molto più da dire e speriamo che possa partire una più approfondita discussione sulla materia.

 

 

 


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