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Ho chiesto al Presidente della Repubblica il perché del tradimento del popolo italiano: ecco la Sua risposta.

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Con raccomandata a.r. 15 gennaio 2016 ho fatto una domanda specifica al Presidente della Repubblica chiedendogli il perché stesse tradendo l’Italia invocando la fine della sovranità nazionale.

Come per il predecessore Napolitano non mi aspettavo una risposta e soprattutto non mi aspettavo la risposta che ho ricevuto che, pur nella sua cripticità, non pare di routine, anche perché non è routine rispondere ad una lettera dal taglio così aggressivo come quella da me inviata.

Ve la ripropongo: 

Presidente Mattarella,

con il più vivo rammarico ho ascoltato le sue recenti dichiarazioni pubbliche, dichiarazioni che destano motivato e forte sconcerto e che risultano sfociare direttamente nell’alto tradimento dei valori costituzionali su cui Lei ha giurato.

Sia nel discorso pronunciato a Cernobbio, che nella recente dichiarazione del 27 gennaio in cui ha affermato che “È un’illusione alzare muri e ricercare negli stati nazionali una inverosimile sovranità perduta”, lei ha tradito dalle fondamenta la nostra nazione ed i valori dei Padri Costituenti. Dietro la bieca scusa del “nazionalismo”, ha sostenuto la legittimità delle cessioni di sovranità, diritto plurisoggettivo che appartiene al popolo, non a lei (ex art. 1 Cost.), e l’impossibilità di riscattarla. Ha parificato uno Stato sovrano e democratico ad uno che basa la propria politica sul conflitto con gli altri popoli anziché sulla cooperazione e la solidarietà. Presidente, la forte competitività su cui si basano i trattati europei, non è forse il miglior metodo per creare conflitti tra nazioni? Non è l’esatto contrario della cooperazione? La competitività si raggiunge sempre sulla pelle di qualcun altro.

Quanto accaduto nel 900′ non trova affatto la sua origine nel nazionalismo, come lei sostiene erroneamente, ma il nazionalismo fu una conseguenza delle criminali politiche liberiste, proprio per questo espressamente respinte nella Costituzione del 1948. Esse portarono il mondo alla catastrofe determinando il trionfo di Hitler ed affini.

Presidente, anche da ex Giudice della Consulta, lei rammenta la relazione dell’On. Meuccio Ruini al progetto di Costituzione? Ricorda queste sue parole: “La Costituzione, dopo aver affermato il concetto della sovranità nazionale, intende inquadrare nel campo internazionale la posizione dell’Italia: che dispone il proprio ordinamento giuridico in modo da adattarsi automaticamente alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Rinnegando recisamente la

sciagurata parentesi fascista l’Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista e di offesa alla libertà degli altri popoli. Stato indipendente e libero, l’Italia non consente, in linea di principio, altre limitazioni alla sua sovranità, ma si dichiara pronta, in condizioni di reciprocità e di eguaglianza, a quelle necessarie per organizzare la solidarietà e la giusta pace fra i popoli. Contro ogni minaccia di rinascente nazionalismo, la nostra costituzione si riallaccia a ciò che rappresenta non soltanto le più pure tradizioni ma anche lo storico e concreto interesse dell’Italia: il rispetto dei valori internazionali”.

Oppure almeno ricorda le parole dell’On. Epicarmo Corbino prima della votazione finale dell’attuale art. 11 Cost.? “Ecco perché io vorrei che si prendesse atto di questa nostra concezione della solidarietà internazionale: il popolo italiano, dopo aver ripudiato le recenti guerre di un passato che non è nostro, intende chiedere agli altri popoli la stessa solidarietà, per assicurare la pace e la giustizia per tutti e, soprattutto, per garantire la nostra indipendenza e la nostra sovranità”.

Presidente cosa centrano le cessioni della sovranità economica e monetaria con la pace tra nazioni? Amesso che senza tali elementi fondanti, come ricorda il suo Collega Zagrebelsky, si possa ancora parlare di Stato (popolo, territorio e sovranità/potere d’imperio). Soprattutto Presidente vorrei una franca risposta, chi detiene oggi la sovranità da noi perduta? Tale sovranità è palesemente in mano a poteri economici divenuti così forti da aver superato la democrazia, che ovviamente non può più esistere senza appartenenza della sovranità al popolo.

Chiudo ricordandole le parole di un altro Padre Costituente, l’On. Gustavo Ghidini, se le scolpisca nella mente: “Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale, si arriva pur sempre al super capitalismo e così a quelle conseguenze che lo stesso onorevole Maffioli depreca, fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli (omissis…).

È possibile parlare di un progetto social-comunista quando si afferma all’articolo 38 che la proprietà privata è assicurata e garantita e all’articolo 39 che l’iniziativa privata è libera?

Non è dunque un progetto social-comunista. È vero che sono affermati vincoli e limiti al diritto di proprietà. Ci sono limiti, perché non si vuole che si formino delle grandi concentrazioni di proprietà che sottraggono all’iniziativa privata grandi strati di produttori e costituiscono a un tempo delle potenze economiche tali che, se anche potessero condurre ad un grado di produttività più elevato, portano altresì a quella potenza politica che, non avendo altro intento che il vantaggio patrimoniale privato, disconosce e travolge gli interessi materiali, morali e politici della collettività scatenando quelle conflagrazioni che ci hanno portato alla miseria attuale”.

Rifletta Presidente, è ancora in tempo per cambiare la sua linea, se essa è il frutto di errate valutazioni, può rimediare. Ma tenga ben a mente, che la via imboccata, quella dei poteri economici che superano la democrazia, porterà, come ben sapevano i Padri Costituenti, il mondo esattamente a quello che lei ha dichiarato di voler evitare: arriveremo ad una nuova guerra in Europa.

Presedente! Si fermi!Il tempo per salvare Italia, Europa e Mondo intero è quasi scaduto…

Ed ecco la risposta protocollata il 14.03.2016 del Capo Servizio dell’ufficio della Presidenza della Repubblica:

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Gentile Avvocato Mori, 

mi riferisco alla lettera da lei indirizzata alla Presidenza della Repubblica.

Desidero assicurarle che questa Sede ha preso atto di quanto lei ha voluto esporre.

Colgo l’occasione per iviarle i miei più cordiali saluti.

Il Capo del Servizio – Anna Maria Monorchio.”

La risposta suona, come detto, come assolutamente incompatibile al taglio, estremamente duro, della mia missiva, e con la sua gentilezza indurrebbe a ritenere una certa condivisione di fondo del Presidente della Repubblica rispetto a quanto ho affermato. Peraltro tale ragionamento vale a maggior ragione ben sapendo che l’avrei resa pubblica.

Non voglio farmi illusioni, ma se la Presidenza non avesse gradito, come accaduto anche per Napolitano, avrebbe ben potuto non rispondere. Allora il Presidente Mattarella ha voluto mandare un messaggio? C’è qualcosa che non sappiamo? Sarà pronto a schierarsi contro le oligarchie finanziarie al momento opportuno e con la maggioranza adatta? Magari con una vera alternativa per l’Italia al timone del Paese? Ma allora perché non scioglie le Camere? Non crede che al momento ci siano alternative che possano tirarci fuori da questa situazione?

Ripeto nessuna illusione ma voglio farmi, anzi farci, un augurio. Spero che un giorno dovrò chiedere scusa a questo Presidente per gli attacchi che gli sto portando e che comunque continuerò a portargli fino a quando dalle parole non passerà ai fatti!

Siamo difronte ad atti eversivi dell’ordinamento repubblicano, che la massima carica dello Stato non può ignorare ed anzi avallare con dichiarazioni compiacenti come quella resa a Cernobbio e stigmatizzata nella mia missiva.

I mercati devono tornare subordinati alla democrazia, devono tornare subordinati alla sovranità del popolo.

Avv. Marco Mori – blogger di scenarieconomici.it ed autore de “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea“. Disponibile su ibs.it – clicca qui.


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