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Guerra in Ucraina: la sorpresa israeliana. Zelensky conferma l’arrivo dei sistemi Patriot dal Medio Oriente
Dopo anni di neutralità, Israele invia i potenti sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina. Una mossa innescata dal crollo di Assad in Siria e dall’alleanza sempre più stretta tra Russia e Iran.

Sabato, con un annuncio che ha colto di sorpresa molti osservatori, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato per la prima volta in assoluto ciò che fino a ieri era solo un’indiscrezione: Israele ha fornito a Kyiv un sistema di difesa aerea Patriot. Non solo, il sistema sarebbe già operativo da diverse settimane.
“Il sistema è stato installato”, ha dichiarato Zelensky, aggiungendo che altre due batterie sono attese entro l’autunno. Una vera e propria svolta epocale, se si considera che per oltre tre anni di conflitto Tel Aviv aveva resistito a ogni pressione per l’invio di armi letali, preoccupata di non incrinare il delicato equilibrio con la Russia di Putin. Finora, l’aiuto si era limitato a forniture umanitarie e non letali, e tre batterie porteranno a un buon miglioramento della difesa aerea ucraina.
Ma cosa ha spinto Israele a questo cambio di rotta così netto? La risposta, come sempre in geopolitica, non sta a Kyiv, ma a migliaia di chilometri di distanza, precisamente a Damasco.

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Il puzzle siriano e l’asse Mosca-Teheran
Il contesto mediorientale è radicalmente cambiato. La caduta del regime di Assad in Siria lo scorso dicembre, sostenuto per anni da Mosca, ha lasciato la Russia con molta meno influenza e leve negoziali nella regione. Le basi navali e aeree russe sulla costa siriana, un tempo spauracchio strategico, oggi appaiono molto più vulnerabili.
Privata del suo principale alleato locale, Mosca ha accelerato il suo avvicinamento a un altro attore regionale: l’Iran. Una cooperazione economica, militare e tecnologica sempre più stretta, che ha visto Teheran fornire a Mosca i droni kamikaze utilizzati massicciamente contro le città ucraine. Quest’asse ha evidentemente irritato, e non poco, i vertici israeliani, che vedono nell’Iran la loro principale minaccia esistenziale. L’idea che la tecnologia russa possa finire nelle mani degli Ayatollah in cambio di droni è un incubo per la sicurezza di Tel Aviv.
I fattori chiave dietro la svolta di Israele possono essere così riassunti:
- Crollo di Assad: La perdita dell’alleato siriano ha ridotto la capacità di ricatto della Russia su Israele.
- Asse Russia-Iran: La cooperazione militare tra Mosca e Teheran è una linea rossa per la sicurezza nazionale israeliana.
- Pressione USA: L’amministrazione americana ha orchestrato un’operazione diplomatica per facilitare il trasferimento.
Il “Gioco delle Tre Carte” diplomatico
Per salvare le apparenze ed evitare di provocare una reazione troppo plateale da parte del Cremlino, x Si è ricorso a uno schema piuttosto ingegnoso, quasi bizantino, già anticipato dal New York Times lo scorso maggio.
In pratica, Washington ha richiesto a Israele di “restituire” un sistema Patriot di vecchia data, formalmente per sottoporlo a un processo di ammodernamento. Una volta rientrato negli Stati Uniti e ricondizionato, il sistema è stato poi girato a Kyiv. Un modo elegante per permettere a Israele di contribuire alla difesa ucraina senza farlo in modo diretto, mantenendo una sorta di “negabilità plausibile”.
Questa operazione si inserisce perfettamente nella strategia dell’amministrazione Trump, che spinge affinché siano gli alleati europei e non solo a farsi carico dei costi e delle forniture militari, con gli USA nel ruolo di supervisori e facilitatori. Per l’Ucraina, l’obiettivo resta quello di costruire uno scudo aereo stratificato e permanente. Con questo tassello israeliano, il puzzle della sua difesa aerea diventa un po’ più completo, mentre le alleanze globali continuano a ridisegnarsi sotto il peso del conflitto.
Domande e Risposte per il Lettore
1) Perché Israele, dopo anni di neutralità, ha deciso proprio ora di inviare armi all’Ucraina?
La decisione di Israele è il risultato di un cambiamento radicale dello scenario in Medio Oriente. La caduta del regime di Assad in Siria ha indebolito la posizione della Russia nella regione, riducendo la sua capacità di fare pressione su Tel Aviv. Contemporaneamente, l’alleanza sempre più stretta tra Russia e Iran, con quest’ultimo che fornisce droni a Mosca, ha superato una linea rossa per la sicurezza israeliana. Fornire i Patriot all’Ucraina è diventato un modo per contrastare indirettamente l’asse russo-iraniano, percepito come una minaccia strategica ben più grande del rischio di irritare il Cremlino.
2) In che modo sono stati trasferiti i sistemi Patriot per evitare una reazione russa?
Il trasferimento è avvenuto attraverso un’operazione diplomatica triangolata per garantire a Israele una “negabilità plausibile”. Invece di una consegna diretta, gli Stati Uniti hanno formalmente richiesto a Israele la restituzione di un sistema Patriot più datato. Una volta tornato in possesso americano, il sistema è stato revisionato e modernizzato, per poi essere inviato in Ucraina. In questo modo, tecnicamente, la fornitura a Kyiv è partita dagli USA, sebbene l’equipaggiamento fosse di origine israeliana. Questo schema ha permesso di raggiungere l’obiettivo militare minimizzando le ripercussioni diplomatiche dirette tra Israele e Russia.
3) Quale impatto avranno questi sistemi Patriot sul conflitto?
I sistemi Patriot sono tra i più avanzati sistemi di difesa aerea al mondo, capaci di intercettare missili balistici, missili da crociera e velivoli. Il loro arrivo, anche se in numero limitato, rafforza significativamente la capacità dell’Ucraina di proteggere le sue città principali, le infrastrutture critiche e i centri di comando da attacchi aerei russi. Anche se non cambieranno da soli le sorti della guerra, contribuiranno a creare uno “scudo” difensivo più robusto, riducendo l’efficacia dei bombardamenti russi e liberando altre risorse militari ucraine per essere impiegate al fronte.

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