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Guerra ibrida nel Mediterraneo: l’Ucraina colpisce una petroliera “ombra” al largo della Libia. Si rischia un disastro ambientale?
L’SBU porta la guerra a 2.000 km dal confine. La nave batteva bandiera dell’Oman ed era vuota, ma il precedente rischia di incendiare il Mare Nostrum.

La guerra non è più confinata nelle steppe del Donbass. Con un’operazione che ha del clamoroso, e che apre scenari inquietanti per la sicurezza dei nostri mari, i droni di Kiev hanno colpito nel cuore del Mediterraneo.
L’Ucraina ha rivendicato quella che definisce una “nuova operazione speciale senza precedenti”, portando il conflitto a migliaia di chilometri dal fronte tradizionale, direttamente nelle acque che bagnano il Sud Europa. Una petroliera legata alla Russia, facente parte della cosiddetta “flotta ombra”, è stata attaccata al largo delle coste della Libia. Non stiamo parlando del Mar Nero, ma del Mediterraneo centrale, una delle rotte commerciali più trafficate e vitali per l’economia europea e italiana.
Funzionari del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU), citati da rapporti internazionali e confermati da filmati diffusi dalla BBC, hanno dichiarato di aver dispiegato un drone aereo per colpire la nave. Si tratta del primo attacco in assoluto di questo genere condotto da Kiev nel Mediterraneo, a una distanza impressionante di circa 2.000 km dai propri confini. Ecco un post social con il video:
Ukraine's SBU intelligence service struck the Russian tanker "QENDIL", part of the so called 'shadow fleet', whilst it was sailing in the Mediterranean, according to Ukrainian outlet RBC. The attack took place more than 2,000km from Ukraine. pic.twitter.com/PrdZgwNibP
— Jimmy Rushton (@JimmySecUK) December 19, 2025
La dinamica dell’attacco e la nave colpita
La nave in questione è la Qendil, una petroliera che batte bandiera dell’Oman. Le immagini diffuse dall’SBU mostrano un’esplosione sul ponte della nave, causata dall’impatto diretto del drone.
Ecco alcuni dettagli tecnici rilevanti sull’operazione:
Il bersaglio: La Qendil, identificata come parte della flotta che permette a Mosca di aggirare le sanzioni occidentali sul greggio (il famoso price cap).
La posizione: L’attacco è avvenuto in acque internazionali, al largo della Libia, a sud di Creta.
La logistica: Non sono stati forniti dettagli su come un drone ucraino abbia potuto operare così lontano. È partito da una nave appoggio? Da una base segreta in Nord Africa? O ha sorvolato indisturbato lo spazio aereo di diversi paesi NATO? Domande che, per ora, restano senza risposta ufficiale.
Al momento in cui scriviamo, i dati di tracciamento navale (MarineTraffic) posizionano la nave ancora a sud-ovest dell’isola greca di Creta, mentre si muove lentamente verso nord. La nave era entrata nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez il 16 dicembre scorso.
Un successo tattico o un rischio strategico?
L’operazione viene celebrata da Kiev come un grande successo. Dopo aver colpito un sottomarino russo classe Kilo nel Mar Nero (che sembrava protetto da ogni contromisura), l’Ucraina dimostra di avere una longa manus capace di colpire gli interessi economici russi ovunque.
Tuttavia, è necessario analizzare la situazione con il consueto realismo che contraddistingue queste pagine. Sul fronte terrestre, a est, l’esercito ucraino sta lentamente perdendo terreno. Queste operazioni di “guerra irregolare”, per quanto spettacolari e umilianti per Mosca, non cambieranno le sorti della linea del fronte. Servono a tenere alto il morale e a mandare segnali politici, ma non fermano l’avanzata russa nel Donbass.
Il vero incubo: il rischio ambientale nel “Mare Nostrum”
C’è un aspetto che i trionfalismi bellici tendono a oscurare, ma che per noi europei (e italiani in particolare) è vitale. La nave era vuota. Le autorità hanno confermato che la Qendil non aveva carico a bordo al momento dell’impatto, scongiurando così un disastro ambientale.
Ma proviamo a fare un esercizio di scenario, tipico dell’analisi del rischio: cosa sarebbe successo se la nave fosse stata a pieno carico?
Parliamo di una petroliera colpita da esplosivi in mezzo al Mediterraneo, vicino alle coste greche e libiche. Una fuoriuscita massiccia di greggio avrebbe causato danni incalcolabili all’ecosistema marino, al turismo e all’economia dei paesi rivieraschi, Italia inclusa.
La domanda sorge spontanea: fino a che punto si spinge l’appoggio incondizionato all’Ucraina? Siamo disposti ad accettare che il Mediterraneo diventi un teatro di guerra “libero”, dove si colpiscono navi mercantili cariche di petrolio?
Il problema giuridico e la bandiera dell’Oman
Un altro punto critico riguarda il diritto internazionale. La Qendil non batteva bandiera russa, ma quella dell’Oman. Colpire navi mercantili che battono bandiera di stati terzi (non belligeranti) in acque internazionali costituisce un precedente pericolosissimo.
Se oggi si giustifica l’attacco perché la nave trasporta “petrolio russo” (o è sospettata di farlo), cosa impedirà domani ad altri attori di colpire navi occidentali con il pretesto che trasportano armi o beni per Israele o per l’Ucraina stessa, anche lontano da queste mete? Con questa nlogica si giustificano gli attacchi degli Houthi. La definizione di “obiettivi legittimi” si sta allargando pericolosamente, erodendo le norme che hanno garantito la libertà di navigazione per decenni.
Tabella: La Flotta Ombra vs Flotta Regolare
Per capire meglio la posta in gioco, ecco un rapido confronto:
| Caratteristica | Flotta Regolare | Flotta “Ombra” (Shadow Fleet) |
| Assicurazione | Compagnie occidentali (P&I Club) | Assicuratori russi o dubbi, spesso senza copertura reale |
| Bandiera | Paesi con standard di sicurezza elevati | Bandiere di comodo, spesso “grigie” |
| Tracciabilità | AIS sempre attivo | AIS spesso spento o manipolato (spoofing) |
| Rischio | Gestito secondo norme internazionali | Altissimo rischio di incidenti e sversamenti |
| Obiettivo | Commercio globale | Aggiramento sanzioni e price cap |
Colpire la flotta ombra ha una logica economica, ma farlo con metodi cinetici in acque neutrali introduce una variabile di caos che l’Europa potrebbe pagare a caro prezzo.
In conclusione, mentre l’SBU esulta per aver violato la sicurezza della logistica russa, noi dovremmo chiederci se il gioco vale la candela. Una petroliera in fiamme al largo di Creta non è un videogioco, è una minaccia diretta al nostro ecosistema. La guerra asimmetrica è affascinante sulla carta, ma quando si svolge nel cortile di casa nostra, l’ironia lascia spazio alla preoccupazione.
Domande e risposte
Come ha fatto un drone ucraino ad arrivare fino al largo della Libia?
Non ci sono conferme ufficiali, ma le ipotesi sono due: o l’utilizzo di droni a lunghissimo raggio lanciati dal territorio ucraino (tecnicamente molto complesso per via della distanza di 2.000 km e del sorvolo di vari spazi aerei), oppure, più probabilmente, il lancio è avvenuto da una piattaforma mobile, come una nave appoggio civile o un’imbarcazione commerciale modificata che navigava già nel Mediterraneo, agendo come una sorta di “cavallo di Troia”.
Esiste un reale pericolo per le coste italiane?
Assolutamente sì. Sebbene questo attacco specifico abbia colpito una nave vuota, la strategia di colpire petroliere della “flotta ombra” nel Mediterraneo espone l’intero bacino al rischio di maree nere. Le correnti del Mediterraneo diffonderebbero rapidamente il greggio verso le coste siciliane, greche o nordafricane. Inoltre, queste navi “ombra” spesso mancano di adeguate coperture assicurative internazionali, rendendo difficile ottenere risarcimenti per le operazioni di bonifica in caso di disastro.
È legale attaccare una nave che batte bandiera dell’Oman in acque internazionali?
Secondo il diritto internazionale classico, è un atto estremamente controverso e potenzialmente illegale. Anche se la nave trasporta beni del nemico, colpire un’unità mercantile di un paese neutrale in acque internazionali senza preavviso e con intenti distruttivi viola il principio della libertà di navigazione. L’Ucraina giustifica l’azione classificando la nave come parte dello sforzo bellico russo, ma il precedente creato è giuridicamente scivoloso e potrebbe legittimare future rappresaglie su navi commerciali occidentali.









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