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GUARDATE LA LUNA E NON IL DITO: STANNO VINCENDO DRAGHI E I RIBASSISTI E TUTTO RESTERA’ COME PRIMA di Luigi Luccarini.

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Ci sono momenti in cui un po’ ti maledici per aver ragione su certe tue previsioni.

Qualcuno magari ricorda quando scrissi che era in atto un braccio di ferro tra i seguaci della “dottrina Trump”, chiamiamola così, che ipotizza una sorta di diritto all’autodeterminazione, politica ed economica, di popoli e nazioni e il sistema, chiamiamolo “ortodosso”, che invece contiene queste spinte centrifughe, volendo invece popoli e nazioni irregimentati dietro (più che altro sotto) vari acronimi (da ONU a OCSE, passando per FMI; BCE, ecc., senza dimenticare la sigla DEM che le contiene tutte) e quindi condizionati da politiche economiche restrittive e costrittive.

Non necessariamente di austerity monetaria, ma certamente contrarie alle dinamiche del vero libero mercato ed allo sprigionamento di forze che lo rendano sempre più inclusivo di individui e classi come soggetti economici.

Bene, posso dire che per il momento hanno vinto i secondi, quelli che avevo individuato come “ribassisti” e che la loro vittoria significa quella recessione che il mercato, quello vero, stava cercando di evitare in tutti i modi.

Proponendo ad esempio dall’inizio dell’anno un chiaro ritorno di denaro sulle Borse che in sé è prodromo di crescita ed anche di distribuzione realmente democratica della ricchezza.

Nonostante Davos.

Nonostante Lagarde ed il suo FMI.

Nonostante le recenti previsioni di OCSE che invitavano quasi al suicidio collettivo.

Nonostante le crescenti difficoltà di Trump nell’affrontare lo stillicidio parlamentare e mediatico in patria.

Alla fine però anche la più strenua resistenza al pessimismo si è dovuta arrendere.

E l’onore del “colpo di grazia” è toccato a lui, come sempre.

Mario Draghi.

E siccome non voglio far credere che le mie analisi si fondano sul nostro mercato domestico, faccio notare quali sono state le reazioni di quelli più importanti. Perché alla fine un’immagine vale più di mille parole

Questo è il DAX, il principale indice tedesco, che ha così festeggiato la decisione BCE di far tornare l’Europa in preda ai tassi negativi (il Bund decennale offre oggi 0,06% di rendimento) e di far sì che tutto il sistema bancario del continente resti ostaggio di Francoforte – dove peraltro il DAX ha sede.

Ma neppure vanno trascurate le conseguenze indotte su tutti gli altri mercati.

A cominciare da Wall Street, che nel pomeriggio di mercoledì ha invertito definitivamente il suo trend con gli indici principali che hanno perso l’aggancio la media mobile a 200 giorni, chiaro segnale ribassista che in America è stato giustificato così

Non bastasse questo, oggi in Asia Nikkei (-2%), Shanghai (-3%) Hong Kong (quasi -2%) hanno visto diffondersi il rosso.

Che, c’è da giurarci, presto farà il suo grande ritorno in Europa.

Per la gioia di chi lo ritiene ancora il “colore dell’amore”, che tanto fa bene a popoli e nazioni, come si è visto negli ultimi 20 anni.

Qualcuno potrà dire: ma chi se ne frega delle Borse, io non ci “gioco”, peggio per chi ci butta dentro il suo denaro.

Opinione, come tante altre, rispettabili.

Solo che chi la sostiene deve sapere che così condanna la maggior parte di noi e forse anche se stesso all’eterna deflazione e depressione, ad una vita priva di slanci, ad accontentarsi di “quello che passa il convento” come avviene da 20 anni a questa parte.

All’inverno di Kondratiev che non è esattamente la fase più esaltante di un ciclo economico – ed infatti lo studioso russo per aver elaborato il concetto fu  fatto fucilare da Stalin.

D’altra parte sappiamo cosa ha portato la politica di tassi zero, anzi negativi, che BCE ha introdotto da qualche anno.

Niente a che vedere con gli “helicopter money” invocati da Friedman (Milton, non Alan) o misure che ricalchino politiche da “New Deal” roosveltiano.

Qui non c’è nessun “deal”, nessun accordo in corso tra individui, classi sociali, Stati.

C’è solo la volontà di onnipotenza di un organo rappresentativo di nulla, che in nome di una moneta fondata sul nulla ha deciso di gestire la vita di tutti noi, non determinando quanto denaro può circolare nell’Eurozona, ma decidendo di avocare tutto quel denaro per sé. E stabilire chi merita di averlo e chi no.

Tutte le manovre di BCE che possono sembrare espansive in effetti sono il suo esatto contrario.

Qualsiasi QE diventa in effetti un modo per ricattare gli Stati, perché a Francoforte i titoli di stato si “pesano” politicamente e quindi si comprano e vendono a seconda di cosa si vuole ottenere. Politicamente.

Ad esempio tutti sanno che tra aprile giugno i nostri BTP sono stati acquistati in misura molto minore per un presunto fatto tecnico di “riequilibrio” di portafoglio, a beneficio dei Bund, in precedenza sottopesato, quando a capo del governo italiano c’era Messer Gentiloni.

E così lo “spread” sale e scende,  seconda di chi è simpatico e chi no a Francoforte.

Stessa cosa per i prestiti TLTRO (li vuoi? Prima soggiaci alle nostre regole) perché comunque con queste misure vi vogliamo far capire che recessione deve essere e recessione sarà, in modo che tutti smettiate di spendere e provare a dar valore al denaro che vi resta.

Si chiama “trappola di liquidità” e per BCE va benissimo, anzi deve durare il più a lungo possibile.

Sostituisce l’austerità, anzi ne è la traduzione pratica.

Ed è l’ennesima truffa mediatica: facciamo finta di essere generosi, tanto vi abbiamo messi in condizione di essere voi stessi a tirare la cinghia. Spontaneamente. Eternamente. Perché se non siete già spaventati dal futuro, ci pensiamo noi esibendo il Draghi ogni tanto. Quel tanto che basta da spegnervi ogni entusiasmo. Ogni volta che avvertiamo che c’è entusiasmo in giro.

Zerohedge, il principale blog economico anti-establishment a livello mondiale ha così certificato la “big scam” BCE in corso

Per la serie quando un tweet vale più di 1000 parole. Di chiunque, comprese le mie.

Le conseguenze dell’ennesimo Draghi-crash (il quarto in sei mesi, a mia memoria) non credo tarderanno ad arrivare.

Svalutazione euro, peraltro già in corso. Che fornirà benzina per una serie di svalutazioni competitive e quindi un perdita di valore netto reale un po’ per tutti. Soprattutto per chi avesse la bizzarra idea di “investire” in Europa.

Perché l’investimento, aldilà della parola di cui tutti si riempiono la bocca è sempre e solo regolato dalla legge dell’efficienza marginale. Altrimenti mi tengo il cash in tasca.

E poi.

Nuovi saldi Target2 a credito Germania, a beneficio e sostegno della sua politica mercantilistica.

Aumento terziarizzazione della manifattura italiana.

Probabili scalate dall’estero alle principali aziende quotate, soprattutto le banche che detengono il maggior risparmio d’Europa. Per “socializzarlo”, a beneficio degli altri partner europei

E quando verrà finalmente realizzato l’ESM in sede comunitaria – vale a dire un FMI  tutto europeo, l’Italia tornerà pesantemente sotto il giogo dello spread, ma a quel punto con mani e piedi legati e totalmente spogliata di risorse.

D’altra parte un paese che vuole per forza realizzare un’inutilissima TAV omaggiando il vicino francese con un incomprensibile accollo di oneri finanziari altrui  non merita di meglio.

Anzi, a questo punto meglio la crisi di governo, così che ciascuno si assuma le proprie responsabilità.

Io non ho nessun problema comunque.

Non sono un politico e voto e sostengo soltanto chi si dimostra “davvero” contro un sistema che va condannato prima di tutto perché antieconomico e tendenzialmente recessivo.

Non a chi “fa finta di” per sostituirsi al potente di turno o per stringere alleanze con lui.

Perciò mi giro al ribasso e chi si è visto si è visto.

Non vado certo contro il mercato, non sono così stupido.

L’establishment continua a farmi un po’ senso, ma neppure sono così ingenuo da pensare che lo si butti giù a parolacce sui social o vaghi spunti sovranisti (che poi neppure si capisce cosa sia questo “sovranismo”).

Invito solo di fronte al tanto entusiasmo che leggo in giro per le decisioni BCE di ieri a guardare sempre la luna e non il dito.

E a considerare che se il primo a far l’epinicio di Draghi è Massimo Giannini di Repubblica, qualche conto non torna, sicuramente.

@luigiluccarini

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