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Economia

Grido di dolore dal commercio tedesco: abbiamo bisogno di Dazi contro la Cina

L’associazione dei commercianti tedeschi lancia l’allarme contro i colossi cinesi del low-cost. Con 400.000 pacchi al giorno, la richiesta è drastica: dazi immediati e, se necessario, il blocco totale delle piattaforme per concorrenza sleale. L’Europa seguirà?

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Il fascino dei dazi sta sbarcando anche su questo lato dell’Oceano, in un paese sino a ieri iperliberista.  Stefan Genth, l’amministratore delegato della potente Associazione tedesca dei commercianti al dettaglio (HDE), ha lanciato un drammatico appello per l’adozione di misure senza precedenti contro i colossi cinesi del low-cost come Temu e Shein, accusati di concorrenza sleale e di inondare il mercato con “spazzatura”. La richiesta è shock: dazi immediati e, se necessario, il blocco totale delle piattaforme in Europa.

“Abbiamo bisogno di dazi sulle importazioni cinesi a basso costo, seguendo l’esempio degli Stati Uniti”, ha tuonato Genth in una tesa intervista con il portale di notizie “t-online“. La frustrazione dei commercianti tedeschi è palpabile, schiacciati da una pressione sui prezzi che definiscono insostenibile.

Le cifre del fenomeno, del resto, sono impressionanti. Ogni giorno la Germania è invasa da circa 400.000 pacchi provenienti dalla Cina. Ma il quadro a livello europeo è ancora più apocalittico: dati recenti del Parlamento Europeo rivelano che nel 2024 sono giunti nell’UE ben 4,6 miliardi di pacchetti di modico valore, l’equivalente di 12 milioni di pacchi al giorno, il 91% dei quali partito dalla Cina.

“Molti di questi prodotti,” ha affermato Genth senza mezzi termini, “sono semplicemente spazzatura”.

Una Guerra Impari: I Giganti Cinesi Dilagano in Germania

La penetrazione di Shein e Temu nel mercato tedesco è stata travolgente, alimentata da prezzi stracciati resi possibili anche dall’attuale esenzione dai dazi doganali per i beni di valore inferiore a 150 euro. Secondo le stime citate nello stesso colloquio da Genth, il fatturato di Temu in Germania ha già raggiunto la cifra sbalorditiva di circa 3 miliardi di euro annui, raddoppiando rispetto all’anno precedente. Shein non è da meno, con un fatturato stimato per il 2023 in Germania che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro, secondo i dati di Backlinko che indicano la Germania come responsabile del 6,6% delle vendite globali del brand.

Questo successo, secondo l’HDE, è viziato alla radice. “I nostri rivenditori rispettano standard elevati e sono responsabili di tutto ciò che vendono”, ha spiegato Genth, sottolineando il palese svantaggio competitivo. La mancanza di una responsabilità effettiva per chi importa direttamente da Paesi terzi crea una voragine normativa che i giganti cinesi sfruttano a pieno.

La proposta di Genth è la più drastica mai sentita: “Secondo la legge europea, non è facile, ma sì, se necessario, Temu e Shein devono essere chiuse finché queste piattaforme non dimostreranno di operare correttamente“. Un vero e proprio ultimatum per fermare un’emorragia che minaccia di desertificare le vie commerciali tedesche ed europee.

L’Unione Europea ha già in cantiere una riforma per abolire la controversa soglia dei 150 euro, ma per i commercianti i tempi sono troppo lenti. “È già stato deciso che il limite di esenzione doganale verrà eliminato in Europa,” ha confermato Genth, “ma deve accadere più velocemente. Non nel 2028, ma già nel 2026″.  In gioco ci sono numeri importanti: in Germania il commercio al dettaglio  conta tre milioni di dipendenti, 300.000 aziende e 670 miliardi di euro di fatturato.

Quindi i dazi iniziano ad essere visti come un sistema per fermare l’invadenza commerciale selvaggia non solo da Trump negli USA, ma  anche nella UE. La lentezza con cui le manovre difensive del commercio e dell’economia europea vengono applicate dipende sia nel fatto che questi fenomeni di import selvaggio sono sottovalutati a Bruxelles, sia  per la curiosa, interessata, pigrizia dei funzionari UE su questo tema.


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