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Grazie ai vincoli europei dobbiamo sborsare altri 84 Mld di tasse entro fine anno!

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Mentre Renzi non perde l’occasione per ricordare “urbi et orbi” che in Italia è in atto la ripresa e la BCE di Draghi continua ad inondare i mercati finanziari di liquidità con il QE senza tuttavia far affluire un solo centesimo all’economia reale, nei prossimi 60 giorni gli italiani sono chiamati a pagare ulteriori 83,820 Mld di euro in tasse.

Come consuetudine infatti, è partito il conto alla rovescia dei pagamenti delle tasse di fine anno che porteranno ad un drenaggio di liquidità a scapito delle imprese, professionisti, artigiani, commercianti e cittadini costretti a fare letteralmente lo slalom fra circa 500 tributi con difficoltà tecniche d’interpretazione sempre più elevate.

Distribuite nei prossimi due mesi si dovranno mettere le mani ai portafogli 4.812.000 contribuenti per versare saldo IRPEF per 11,490 Mld, 4.646.500 contribuenti per saldo IRAP per 12,360 Mld, 4.632.500 contribuenti per versamento IVA per 29,920 Mld,  1.242.500 contribuenti IRES per 15,510 Mld, 25.745.000 contribuenti per 13,650 Mld fra IMU e TASI ed infine 1.226.500 contribuenti per 890 ml di cedolare secca.

Ma tutta questa “pressione” fiscale non è altro che figlia della nostra partecipazione alla moneta unica europea. Infatti aderendo ai Trattati e in particolare all’adesione all’euro, abbiamo completamente abdicato alla nostra Sovranità monetaria e di conseguenza alla determinazione della nostra politica economica di cui la moneta è uno strumento essenziale. Tutti i fabbisogni finanziari dello Stato pertanto devono essere reperiti per mezzo della fiscalità e/o del taglio della spesa pubblica, essendo inibita la monetizzazione anche parziale del debito.

Pertanto se in tutti i paesi del mondo, tranne ovviamente gli eurodotati, si ricorre almeno con un pò d’immissione di moneta per non costringere troppo il proprio sistema imprese/famiglie a prelievi fiscali elevati, noi siamo costretti ad avanzi primari “disumani” da decenni che non fanno altro che comprimere consumi e crescita. Tutto in omaggio ai dogmi previsti dalla partecipazione al “club” dell’euro, che prevede la stabilità dei prezzi, cioè il contenimento dell’inflazione, e il rigore dei conti pubblici fino al perseguimento del pareggio di bilancio, come unico presupposto per la crescita!

Questo di contro, non significa mettersi a stampare moneta a manetta, ma almeno cercare di non far ricadere esclusivamente sul Sistema Paese l’onere del reperimento del fabbisogno finanziario dello Stato. Se poi il prezzo da pagare è un pò di inflazione, ben venga, visto che il modello proposto da Bruxelles, Francoforte e Berlino ha fatto fino ad ora precipitare il Continente in profonda deflazione con conseguenze drammatiche in termini di tassi di disoccupazione e saggi di crescita.

In conclusione riflessione finale: è stupido tutto il resto del mondo o solo i paesi che adottano l’euro? A voi la risposta!

Antonio M. Rinaldi

 


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