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Grande tempesta solare, grande 14 volte la Terra, fa sentire i suoi effetti

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Recentemente, il Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA ha osservato un tornado vorticoso vicino al Polo Nord del Sole. Secondo quanto riferito, l’altezza del plasma in ebollizione è cresciuta fino a raggiungere quasi l’equivalente di 14 Terre messe insieme, il che implica che potrebbe essere il più grande fenomeno del genere dell’intero sistema solare.

Il Sole è una palla infuocata e massiccia di gas bollente e plasma composto da particelle calde e cariche. Quando queste si muovono intorno al Sole, generano campi magnetici che si attorcigliano e formano una spirale, eruttando infine vaste nubi di plasma nello spazio circostante. Questo fenomeno simile a un tornado è durato tre settimane prima di collassare definitivamente. Secondo SpaceWeather, il filamento rotante ha iniziato a espandersi il 14 marzo ed è esploso il 18 marzo in una “nube di gas magnetizzato”. Questo flusso ha raggiunto l’altezza di 120 mila km. Tutta questa attività solare, che non si è esaurita, ma è poi sfociata in una serie di tempeste, ha avuto i suoi effetti, un po’ inaspettati e spettacolari, anche sulla Terra.

Il 23-24 marzo, le aurore boreali si sono diffuse negli Stati Uniti fino al New Mexico (+32,8N) dopo questa forte tempsta elettromagnetica che è stata classificata come una delle più forti,  categoria G4, cioè la più intensa degli ultimi 6 anni.  “Per circa 30 minuti abbiamo assistito alle aurore che danzavano e sobbollivano nel cielo sopra il Parco Nazionale di Yellowstone”, racconta Michael Underwood, che ha fotografato lo spettacolo luminoso dalle Mammoth Hot Springs, alla latitudine di +45 gradi: “È stata la prima volta che ho visto l’aurora e spero che non sia l’ultima”, dice. “È stato uno spettacolo davvero incredibile”.

Altri avvistamenti degni di nota alle medie e basse latitudini sono stati effettuati in Virginia (+38,7N), Colorado (+40,4N), Missouri (+40,2N), di nuovo Colorado (+40,6N), Nebraska (+42,4N), di nuovo Nebraska (+41N) e North Carolina (+36,2N). Più della metà degli Stati Uniti si trovava nel raggio d’azione del fenomeno.

Non tutte le luci del cielo erano aurore boreali. C’era anche uno “STEVE”: STEVE (Strong Thermal Emission Velocity Enhancement) sembra un’aurora, ma non è così. Il fenomeno è causato da nastri di gas caldi (3000°C) che attraversano la magnetosfera terrestre a velocità superiori a 6 km/s (13.000 mph). Questi nastri appaiono durante le forti tempeste geomagnetiche, rivelandosi con un tenue bagliore viola.

Questa tempesta straordinaria e sorprendente è iniziata il 23 marzo, quando i campi magnetici nello spazio intorno alla Terra si sono improvvisamente spostati. Nel gergo delle previsioni meteorologiche spaziali, “BsubZ ha virato verso sud”. I campi magnetici che puntano verso sud possono aprire una crepa nella magnetosfera terrestre e, in effetti, questo è ciò che è accaduto. Gli “scudi della Terra sono rimasti abbassati” per quasi 24 ore, permettendo al vento solare di penetrare e alla tempesta di raggiungere la categoria G4.

Questi sviluppi potrebbero essere stati causati dal passaggio ravvicinato di una CME inaspettata. La nube temporalesca potrebbe aver lasciato il Sole il 20-21 marzo, quando i dati del coronografo SOHO erano insolitamente scarsi. Non sapevamo che sarebbe arrivata. Per gli osservatori dell’aurora è stata una gradita sorpresa, ma ricordiamo che forti tempeste solari possono disturbare e interrompere le comunicazioni e perfino disturbare le linee elettriche. In una società fortemente dipendente dalle telecomunicazioni i possibili danni possono essere quindi enormi.


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