Economia
GPT-5, il nuovo modello di OpenAI delude gli utenti: un passo falso?
Atteso come una rivoluzione, GPT-5 di OpenAI sta ricevendo una pioggia di critiche dalla comunità. Da risposte blande a presunte regressioni funzionali, molti parlano di un downgrade mascherato per tagliare i costi. Analizziamo le ragioni del malcontento.

Il lancio di GPT-5 da parte di OpenAI era atteso con grande trepidazione. Presentato dal CEO Sam Altman come il modello più avanzato al mondo per la programmazione e la scrittura, le aspettative erano altissime. T
uttavia, a pochi giorni dal rilascio, la reazione della comunità di utenti, specialmente quelli più esperti, è stata sorprendentemente tiepida, se non apertamente negativa. Il malcontento, emerso con forza su piattaforme come Reddit, solleva una domanda cruciale: OpenAI ha commesso un passo falso, sacrificando la qualità in nome di una presunta efficienza?
La voce degli utenti: una pioggia di critiche
L’analisi delle impressioni dirette degli utenti, in particolare di coloro che utilizzano la versione a pagamento “Plus”, dipinge un quadro di profonda delusione. Molte delle lamentele si concentrano su regressioni funzionali che rendono l’esperienza frustrante. Un utente pagante, che versa circa 20 euro al mese, ha descritto una serie di problemi che sembrano indicare un peggioramento netto rispetto ai modelli precedenti.
Tra i difetti più citati spicca l’incapacità di analizzare correttamente le immagini caricate, con il modello che fornisce descrizioni di file completamente diversi da quelli forniti. A questo si aggiungono risposte definite “blande, quasi svogliate e poco utili”, paragonate a quelle di “un impiegato di un ufficio risorse umane a fine giornata”. Gli utenti lamentano la perdita di profondità e dettaglio che caratterizzava le versioni precedenti. Sebbene sia possibile chiedere al modello di essere più dettagliato, questa operazione consuma i preziosi messaggi a disposizione, il cui limite è stato ulteriormente ridotto.
Un altro punto dolente è la rimozione forzata dei modelli precedenti. In passato, OpenAI permetteva di scegliere quale versione utilizzare, una flessibilità molto apprezzata dai “power user” che avevano affinato i propri flussi di lavoro su modelli specifici. Ora, l’imposizione di GPT-5 è percepita come una forzatura ingiustificata, aggravata da una lentezza esasperante nella generazione delle risposte, anche per domande semplici.
Un downgrade mascherato da progresso?
Il malcontento non è isolato, ma riflette un sentimento diffuso. La discussione si è rapidamente spostata sulla possibilità che GPT-5 non sia un vero progresso, ma una mossa strategica di OpenAI per ridurre i costi operativi. La gestione di modelli linguistici di grandi dimensioni è un processo estremamente dispendioso in termini energetici, e l’ipotesi di una “shrinkflation” dell’intelligenza artificiale si fa sempre più concreta. Con questo termine si intende una riduzione della qualità o della quantità del servizio offerto a parità di prezzo, mascherata da un aggiornamento.
“Sembra un risparmio sui costi, non un miglioramento”, ha commentato un utente, un’opinione condivisa da molti. La sensazione generale è quella di un “downgrade spacciato per novità”. Le risposte più brevi e meno incisive, unite a un utilizzo più restrittivo, hanno alimentato il sospetto che l’azienda, proiettata verso una valutazione di 500 miliardi di dollari, stia cercando di tagliare gli angoli.
La decisione di “deprecare” (ovvero ritirare) i modelli precedenti ha esacerbato la frustrazione, costringendo gli utenti ad adattarsi a uno strumento che molti ritengono inferiore. “Il tono è brusco e secco”, si lamenta un utente. “Sembra una segretaria oberata di lavoro. Una prima impressione disastrosa”.
La prospettiva di OpenAI e le valutazioni tecniche
Anche le valutazioni tecniche iniziali non sembrano supportare le affermazioni trionfalistiche. Ricercatori indipendenti hanno notato una mancanza di miglioramenti significativi nei benchmark di programmazione, come SWEBench. Di fronte a queste critiche, Sam Altman ha provato a modulare il messaggio, affermando che “GPT-5 è il modello più intelligente che abbiamo mai realizzato, ma l’obiettivo principale era l’utilità nel mondo reale e l’accessibilità di massa a un costo contenuto”.
Questa dichiarazione sembra quasi un’ammissione implicita dei limiti del nuovo modello, giustificati da una strategia di democratizzazione. Un possibile lato positivo emerge da una valutazione del nonprofit METR, secondo cui GPT-5 avrebbe scarse probabilità di accelerare la ricerca sull’IA in modi potenzialmente rischiosi o di essere utilizzato per scopi malevoli.
Resta da vedere se questa mossa si rivelerà una parentesi temporanea in attesa di modelli futuri “molto, molto più intelligenti”, come promesso da Altman, o se segnali un’era di rendimenti decrescenti nella corsa all’intelligenza artificiale, dove il progresso incrementale viene sacrificato sull’altare della sostenibilità economica e della diffusione su larga scala. Per ora, per molti utenti fedeli, GPT-5 rappresenta un passo indietro.
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