Attualità
Governare non è come fare la spesa al mercato. I 3 milioni di banchi di Arcuri ed il sistema produttivo italiano.
di Davide Gionco
Arcuri è uomo di finanza, con una carriera passata prima all’IRI, poi alla Arthur Andersen, e poi con la Deloitte Consulting ed Invitalia. E’ una persona che vanta rapporti di collaborazione professionale con l’università Bocconi di Milano e la LUISS di Roma.
Il concetto del governo è semplice: dobbiamo salvare l’Azienda-Italia dalla crisi del coronavirus, quindi diamo l’incarico ad un esperto di rilancio aziendale.
Anche l’approccio “finanziario” è semplice: se metto sul mercato un’azione che mi viene pagata 0,15 euro, posso mettere sul mercato 100 milioni di azioni, incamerando 15 milioni di euro.
Se l’azienda ha bisogno di 1000 computer, chiedo alle banche 500 mila euro in prestito e ne ordino la consegna ai produttori di computer. Il prestito alle banche potrà essere restituito negli anni a venire, grazie agli utili realizzata dall’azienda.
Fare il manager è semplice: si decide la spesa o l’investimento, si trovano i soldi e lo si fa. I soldi si trasformano automaticamente nei beni e servizi necessari all’azienda.
Quando quel genio di Arcuri si incontra con quel genio del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, con relativi consulenti il risultato è che il governo “decide” che è prioritario per le scuole acquistare subito 3 milioni di nuovi banchi per gli alunni.
E’ noto ai migliori virologi del mondo, infatti, che il covid-19 si propaga di meno se i banchi sono nuovi, mentre per decenni la mancanza di banchi adeguati nelle scuole non è mai stato un problema.
L’incontro fra i due geni ha generato una gara d’appalto per la fornitura di 3 milioni di banchi, con scadenza il 5 agosto 2020 e consegna fra il 7 e il 12 settembre successivo, con tanto di penali per i ritardi.
Dopo decenni di mancati ordinativi di banchi scolastici il sistema produttivo italiano non dispone naturalmente della necessaria capacità produttiva, che è fatta di macchinari e di personale specializzato. A detta dei produttori la capacità produttiva di banchi scolastici con ordinativi ai primi di agosto è di massimo 120 mila pezzi entro fine settembre.
Considerando che il governo richiede 3 milioni di pezzi entro il 12 settembre, con penali per i ritardi, questo significa che molto probabilmente la gara d’appalto andrà deserta, per manifesta incapacità di garantire la fornitura nei tempi richiesti.
Un governo che richiede l’acquisto di 3 milioni di banchi in 5 settimane, quando il sistema paese avrebbe bisogno di 2 anni per produrli in quella quantità significa che i “competenti” al governo non hanno la minima idea delle differenze fra una nazione ed una impresa o una famiglia.
Una impresa o una famiglia acquistano ciò che il mercato normalmente sa produrre, in quanto si tratta di piccole quantità di beni e servizi. Ma un governo non può fare acquisti allo stesso modo, perché le quantità superano la capacità produttiva del sistema paese e perché i “grandi acquisti” di un governo determinano ricadute molte rilevanti sull’economia del paese.
Se, ad esempio, il governo decide di assumere 100 mila insegnanti, avremo 100 mila disoccupati in meno. Sempre che si trovino 100 mila insegnanti nullafacenti subito disponibili.
Nel caso dei 3 milioni di banchi, il risultato potrebbe essere che, in assenza di fornitori italiani, il governo si apra ai mercati esteri. In quel modo, forse, potrà trovare un consorzio internazionale di costruttori di banchi scolastici in grado di produrre 3 milioni di banchi in sole 5 settimane.
In tale caso ipotetico avremmo finalmente i banchi nuovi nelle scuole, ma i compensi ai produttori finiranno all’estero. Le aziende italiane non ne ricaverebbero alcun beneficio. Lo Stato perderebbe 450 milioni di tasse, su 900 milioni di spesa, che sarebbero rientrati se i fornitori fossero stati solo italiani.
Tutto questo proprio mentre con la gravissima crisi economica in corso ci sarebbe bisogno di dare lavoro alle imprese italiane, mentre lo stato ha un disperato bisogno di liquidità.
La Azzolina risponderà che i 3 milioni di banchi servono per garantire il distanziamento fra gli alunni nelle classi. Ma essendo evidente che questa soluzione è impossibile o fortemente sconveniente, possibile che non esistessero soluzioni alternative e concretamente realizzabili?
Sarebbe molto meglio che lo stato spendesse di più, ma costantemente tutti gli anni, per gli arredi scolastici, dando modo alle imprese italiane di strutturarsi per rispondere alla domanda.
Lo stesso vale per i gestori delle autostrade. Dopo decenni di mancati controlli, ora si chiede di colpo di fare tutti i controlli di tutti i tunnel ed i ponti autostradali d’Italia nel giro di poche settimane. E’ ovvio che i gestori non saranno attrezzati per farlo, in termini di personale e ai fini di fare i controlli senza mandare in crisi il traffico, come sta avvenendo in Liguria.
Gli “acquisti pubblici” sono utili per l’economia del paese e per i cittadini, ma solo se sono portati avanti con regolarità e non in modo schizofrenico.
Ora che il governo avrà a disposizione – dicono – i fondi europei, il rischio è di spenderne troppi senza tenere conto della capacità del sistema di rispondere all’aumento di domanda. L’effetto di questa dinamica sarà che alcuni settori saranno subissati di lavoro, mentre altri continueranno a patire la crisi economica.
Per questo il modo più efficace per spendere è probabilmente utilizzare questi fondi per una riduzione generalizzata delle tasse, in modo che i benefici siano equamente distribuiti e rilanciando la domanda interna.
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