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GNL: la UE importa a livello record dalla Russia, nonostante le sanzioni
GNL, il paradosso UE: sanzioni a Mosca ma import record di gas russo. E intanto i terminali costruiti “in panico” già chiudono per inutilizzo.

La politica energetica dell’Unione Europea assomiglia sempre più a una commedia degli equivoci, dove la mano destra (la Commissione che impone sanzioni) non sa cosa fa la mano sinistra (i terminali che scaricano GNL russo). Gli ultimi dati sulla prima metà del 2025 sono emblematici: l’UE ha importato più gas naturale liquefatto (GNL) che mai, sia dagli Stati Uniti che, paradossalmente, dalla Russia.
Se l’aumento delle forniture statunitensi era previsto, frutto dei negoziati tra la Commissione Europea e l’amministrazione Trump, l’incremento del GNL russo stride fortemente con la narrativa ufficiale di Bruxelles, tutta incentrata sull’abbandono totale dell’energia di Mosca tramite sanzioni e divieti.
La fotografia scattata da un recente report dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) è impietosa. Ana Maria Jaller-Makarewicz, autrice principale dello studio, ha dichiarato a Brussels Signal: “L’UE non sta diversificando; stiamo solo sostituendo una dipendenza con un’altra… Ora dipendiamo dal GNL statunitense, proprio come nel 2022 dipendevamo da un unico fornitore [la Russia]”.
I numeri confermano questa tesi:
- Import GNL dagli USA (H1 2025): +46%, pari al 57% delle importazioni totali di GNL.
- Import GNL dalla Russia (H1 2025): +7%, nonostante le sanzioni.
Il panico che costa caro: terminali costruiti e già chiusi
Il vero paradosso, tuttavia, è un altro. Mentre l’Europa importa quantità record di GNL, la domanda interna sta crollando. La IEEFA rileva che molte infrastrutture costruite frettolosamente dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022 sono già in fase di chiusura per mancato utilizzo.
“Sono state prese decisioni dettate dal panico”, aggiunge Jaller-Makarewicz. La crisi del 2022 ha avuto un doppio effetto. Da un lato, i governi hanno avviato una corsa alla costruzione di terminali; dall’altro, famiglie e imprese, terrorizzate dai costi, si sono precipitate su pompe di calore e pannelli solari.
Questo secondo effetto ha funzionato fin troppo bene:
- Domanda di GNL: -20% grazie alla crescita di rinnovabili ed efficienza.
- Installazioni Solari: +40% di capacità aggiunta nel 2023 (55.9 GW).
- Pompe di Calore: Boom di vendite nel 2022 e 2023 (anche se in calo nel 2024 per la modifica degli incentivi).
L’utilizzo dei nuovi terminali varia: Polonia e Croazia li usano intensamente, mentre in Germania e Grecia sono quasi fermi. Molti governi, a quanto pare, li vedono più come “un’assicurazione” che come infrastrutture operative.
La realtà sta presentando il conto:
- La Germania ha già chiuso o sospeso diversi progetti.
- In Francia, un tribunale ha ordinato la rimozione di un terminale a Le Havre, inattivo da oltre un anno.
- Un’altra struttura in Germania ha smesso di operare dopo circa un anno, e problemi tecnici in Grecia hanno azzerato l’uso di un altro terminale.
Nonostante questo ci sono aree, come l’Europa centrale e balcanica, che sono in difficoltà per l’interruzione delle forniture dalla Russia via gasdotto.
Il mistero del GNL russo
Le previsioni IEEFA indicano che entro il 2030 il consumo di gas in Europa calerà del 15% e le importazioni di GNL del 20%. Ma allora, perché continuiamo a importare GNL russo?
La spiegazione è sottile. Il GNL americano ha sostituito il gas da gasdotto russo (il cui transito dall’Ucraina è terminato a fine 2024). Aumentando al contempo le forniture via tubo da Norvegia e Algeria.
Ma questo non ha ridotto gli acquisti di GNL russo, che continua a salire.
Dal 2022 a metà 2025, i paesi UE hanno speso circa 120 miliardi di euro per gas (gasdotto e GNL) proveniente dalla Russia. I principali importatori di GNL russo sono:
- Francia (41%)
- Belgio (28%)
- Spagna (20%)
- Paesi Bassi (9%)
- Portogallo (2%)
Francia e Belgio in realtà rigassificano anche per altri, come Paesi Bassi e Germania. Come conclude Jaller-Makarewicz: “Il GNL statunitense sostituisce parte del gasdotto russo, non il GNL russo. Non capiamo la logica dietro l’importazione di più GNL russo: ecco perché lo tracciamo e lo segnaliamo”. In realtà la logica è semplice e banale: è abbondante e costa poco.
Domande e risposte
Ma l’UE non aveva imposto sanzioni sul gas russo?
L’UE ha cercato di ridurre la dipendenza, soprattutto dal gas via gasdotto, il cui flusso attraverso l’Ucraina è terminato a fine 2024. Tuttavia, le sanzioni non hanno mai coperto completamente il Gas Naturale Liquefatto (GNL), che arriva via nave. Così, mentre si chiudevano i tubi, si è verificato il paradosso: le importazioni di GNL russo sono aumentate del 7% nella prima metà del 2025. Paesi come Francia, Belgio e Spagna continuano a essere grandi acquirenti, evidenziando una chiara discrepanza tra gli obiettivi politici e la realtà del mercato.
Perché stiamo chiudendo terminali GNL se li abbiamo appena costruiti?
La crisi energetica del 2022 ha innescato due reazioni opposte. Da un lato, i governi hanno costruito terminali “in preda al panico” per garantire l’approvvigionamento. Dall’altro, i prezzi altissimi e gli incentivi hanno spinto famiglie e imprese a installare un numero record di pannelli solari (+40% di capacità nel 2023) e pompe di calore. Questa transizione accelerata verso l’efficienza e le rinnovabili ha ridotto la domanda strutturale di gas del 20%. Di conseguenza, molti dei nuovi e costosi terminali sono ora sottoutilizzati o già in fase di chiusura.
Sostituire la Russia con gli USA ci rende più sicuri?
Secondo l’analisi dell’IEEFA, l’UE sta semplicemente “sostituendo una dipendenza con un’altra”. Nella prima metà del 2025, le importazioni di GNL dagli USA sono aumentate del 46%, arrivando a costituire il 57% di tutto il GNL importato. Sebbene gli Stati Uniti siano un alleato strategico, concentrare la maggior parte delle forniture su un unico fornitore espone l’Europa a nuovi rischi, come le fluttuazioni dei prezzi sul mercato interno americano o decisioni politiche di Washington. La vera diversificazione, obiettivo chiave della sicurezza energetica, sembra ancora lontana.








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