Economia
GM si affida alle batterie cinesi di CATL per la nuova Chevrolet Bolt, nonostante di dazi di Trump
Nonostante i dazi, General Motors sceglie temporaneamente le batterie LFP del colosso cinese CATL per rendere la sua nuova Chevrolet Bolt più accessibile. Una mossa che evidenzia le sfide della filiera automotive USA e la dipendenza tecnologica dalla Cina nella corsa all’elettrico.

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, General Motors si sta rivolgendo al gigante cinese delle batterie CATL per alimentare la sua Chevrolet Bolt di nuova generazione. La mossa, descritta dagli addetti ai lavori come una soluzione temporanea, consentirà di rispettare i tempi di produzione della nuova Bolt, mentre GM cerca di avviare la propria produzione di batterie negli Stati Uniti con LG Energy Solution e trovando in modo autonomo le terre rare necessarie per i magneti permanenti.
Nonostante i dazi elevati sulle importazioni cinesi imposti dall’amministrazione Trump, GM acquisterà batterie al litio ferro fosfato (LFP) da CATL per circa due anni, a partire dal rilancio della Bolt dallo stabilimento di Fairfax, in Kansas, alla fine del 2025. Le batterie LFP, più economiche e meno soggette a incendi rispetto alle tradizionali batterie al nichel, sono fondamentali per la strategia di GM di fornire un veicolo elettrico sotto i 30.000 dollari senza dissanguarsi.
Ma la situazione è complicata. GM ha speso miliardi per promuovere la sua piattaforma di batterie Ultium e i suoi piani per la catena di approvvigionamento nazionale. L’importazione di batterie dalla Cina, anche se temporanea, suscita perplessità, dato che gli Stati Uniti stanno cercando di liberarsi dal controllo cinese sui minerali critici, in particolare quelli come il litio, la grafite e le terre rare, fondamentali per la produzione di veicoli elettrici.
Nel frattempo, anche Ford sta sfruttando la tecnologia CATL per ridurre i costi delle batterie, mettendo in evidenza l’impossibile situazione in cui si trovano le case automobilistiche americane: da un lato i dazi, dall’altro il vantaggio in termini di costi della Cina e, nel mezzo, una filiera mineraria nazionale ancora agli albori.
L’accordo con CATL sottolinea la persistente vulnerabilità delle case automobilistiche occidentali al dominio cinese nei materiali e nella tecnologia delle batterie. Mentre GM insiste che i suoi piani a lungo termine per le batterie sono “rossi, bianchi e blu”, questa soluzione a breve termine basata sulle importazioni la dice lunga su quanto sia davvero lunga la transizione energetica interna.
Per ora, il veicolo elettrico più economico di GM avrà un propulsore cinese sotto il cofano, che piaccia o no a Washington, ma il colosso automobilistico sta anche muovendosi per procurarsi le terre rare in modo autonomo. Comunque la cancellazione degli obblighi di emssione di gamma da parte di Trump faciliterà la vendita delle auto a benzina tradizionali.
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