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GLOBAL COMPACT ON REFUGEES, LA VERITA’ NASCOSTA

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In un innegabile e dimostrabile totale silenzio mediatico e istituzionale, Lunedì 17 Dicembre 2018, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Italia compresa) ha votato a favore della risoluzione Global Compact on Refugees.
Voti a favore 181, contrari 2 (Stati Uniti e Ungheria) e astenuti 3.

Il testo ufficiale in inglese è disponibile su https://www.unhcr.org/gcr/GCR_English.pdf

La premessa (Background) del Patto Globale è l’esistenza, si scrive, di problemi di carattere umanitario, di principi fondamentali di umanità e solidarietà internazionale verso decine o centinaia di milioni di persone nel mondo che, si scrive, versano in stato di rifugiati.

Si ripete in più parti nel testo il termine di human rights (diritti umani) riferendosi solo a quelli dei rifugiati.

Si pongono in prima linea, ripetutamente nel testo, i bambini, le donne, i giovani, i disabili e gli anziani.

Salvo però poi aggiungere un contenuto ben diverso, infatti per rifugiati si intendono non solo quelli di guerra, le persone State less (senza Stato), le persone oggetto di discriminazione sessuale, di persecuzioni ad ogni titolo, ma un ambito amplissimo che ricomprende anche i migranti climatici (è scritto nell’ Introduzione, paragrafo D : “…climate, enviromental degradation and natural disasters increasingly interact with the drivers of refugee movements” = ”…il peggioramento del clima, dell’ambiente e i disastri naturali interagiscono fortemente con gli spostamenti dei rifugiati”). A ciò si aggiungono gli “humanitarian visa” previsti a pag. 19, che dopo essere usciti dalla porta, rientrano dalla finestra.
Andando quindi, di fatto, ben al di là dei principi e degli obiettivi della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951.

E questo cambia tutto, a questo punto chiunque può rientrare nel concetto di rifugiato, tanto più che è sufficiente una richiesta di stato di rifugiato e in nessuna parte del testo si parla di loro riconoscimento effettivo o selezione.
Si procede unicamente alla registrazione dei rifugiati in entrata con rilievi biometrici (vengono prese le impronte digitali), presso i punti di entrata ai confini o dopo il loro arrivo, al fine di identificare e separare i combattenti (terrorismo).

Nonostante si dichiari che il Global Compact non sia vincolante, in altri parti del testo si rimanda ad obblighi per gli Stati, nascenti da norme internazionali o regionali (come potrebbe essere per noi una normativa UE).

Alla luce di quando scritto, mettere come baluardo del Global Compact le categorie di bambini, donne, giovani, disabili e anziani (le parole del politically correct capaci di convincere l’opinione pubblica a non opporsi, salvo sentirsi degli infami) assume il sapore di false flag (falsa bandiera) dietro cui nascondere un esodo di massa epocale, numericamente senza precedenti, di cui si tacciono gli stravolgimenti sociali ed economici.

Questo esodo di massa sarà supportato a livello logistico ed economico dagli Stati e dai c.d. “relevant Stake holders”, definiti nell’Introduzione capitolo A, n. 3 : organizzazioni internazionali dentro e fuori le Nazioni Unite, altri attori umanitari, istituzioni finanziarie internazionali e regionali, esperti, il settore privato, la società civile, i media, i rifugiati ospitati, organizzazioni non governative e il World Bank Group (specificati in note 30 e 31 a pag. 13) .

Obiettivi dichiarati sono l’ingresso dei rifugiati in Host Country, lo Stato che accoglie, che può chiedere i supporti citati e che dovrà effettuare l’ immissione dei minori in circuiti di formazione e gli adulti in lavori definiti “decent”.
Obiettivo chiave è inoltre la redistribuzione di rifugiati in altri Stati rispetto ai primi Stati ospitanti, secondo quella che viene definita “The three-years strategy on resettlement”, la strategia triennale di ricollocamento previsto tra il 2019 e il 2021.

Del tutto secondario, di fatto, l’obiettivo di rimpatri volontari dei rifugiati.

Il testo si pone il problema di come attuare una pacifica coesistenza tra cittadini nativi e rifugiati, sottolineando il solo aspetto di combattere tutte le forme di discriminazione. (Mi domando in che modo, introducendo reati di opinione e mobilitando milizie, tipo Eurogendfor, in caso di contestazioni ?)

La volontà e il notevole spiegamento logistico ed economico per fare entrare persone straniere in Europa e in Italia è evidente, come è evidente la volontà di svuotare il Continente Africano.

A questo punto sorgono legittime delle domande sul perché.
Escluso l’intento di benefattori coinvolti quali le banche e il settore privato….

Sarà mica perché le multinazionali abbiano a disposizione mano d’opera a bassissimo costo, livellando al ribasso anche gli stipendi degli Europei ?
Sarà mica per aumentare il numero dei loro consumatori ?
Sarà mica per consentire a Francia e Cina di sfruttare indisturbati le risorse minerarie Africane ?
Sarà mica per creare un ristretto gruppo di padroni ricchi che dominano una massa di popolazione indebolita, instaurando la più grande dittatura della storia ?
Alla società le risposte.

Valentina Lucarelli
Consulente legale, specializzata in Diritto alimentare, blogger e speaker radiofonica


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