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Gli USA rivoluzionano la Guerra dei Droni in Europa, ma con la Logistica e l’Economia
Mentre i droni russi minacciano i confini, l’Esercito USA lancia il programma G-TEAD: armi pronte in 72 ore e intercettori che costano un decimo dei bersagli. La rivoluzione della difesa parte dalla Polonia e dalla Germania.

Mentre l’Europa discute, sul fianco orientale della NATO si corre. La minaccia è concreta, ronza nei cieli e costa poche migliaia di dollari, ma può infliggere danni per centinaia di milioni di Euro. Parliamo della saturazione dello spazio aereo tramite sistemi a pilotaggio remoto, i droni. In risposta alla crescente pressione sui confini orientali dell’Alleanza, un contingente dell’esercito statunitense ha recentemente condotto una valutazione intensiva – e insolitamente rapida – di nuove tecnologie counter-UAS (C-UAS).
L’obiettivo è duplice: trovare soluzioni tecniche immediate e, soprattutto, scardinare la proverbiale lentezza burocratica dell’acquisizione militare. Non si tratta solo di soldati che si addestrano nei boschi della Germania o della Polonia, ma di un esperimento economico e logistico che potrebbe cambiare il modo in cui le democrazie occidentali comprano le armi. Perché, come ci insegna la dura legge dell’economia di guerra, non puoi abbattere un drone da 20.000 dollari con un missile che ne costa tre milioni. Almeno, non a lungo.
Project Flytrap: La caccia ai droni in Germania
Dal 10 al 21 novembre, la Germania ha ospitato l’esercitazione Project Flytrap 4.5. Non la solita parata di mezzi pesanti, ma un laboratorio a cielo aperto. Il 10° Comando di Difesa Aerea e Missilistica dell’Esercito USA, guidato dal Brig. Gen. Curtis King, ha messo alla prova una serie di fornitori industriali – americani e alleati – contro minacce simulate.
Il focus è stato chirurgico: i droni dei Gruppi 1-3. Per i non addetti ai lavori, stiamo parlando di velivoli di dimensioni piccole e medie, quelli che vediamo operare quotidianamente nei teatri di guerra moderni, dall’Ucraina al Medio Oriente. Lo scenario ipotetico dell’esercitazione è, purtroppo, terribilmente vicino alla realtà recente, costellata di avvistamenti sospetti sopra infrastrutture critiche europee.
L’esercito cercava sistemi capaci di tre azioni fondamentali:
Rilevare (Detect)
Discriminare (Discriminate)
Sconfiggere (Defeat)
Il tutto utilizzando un mix di sensori attivi, passivi e intercettori cinetici. Ma la vera notizia non è tanto la tecnologia in sé, quanto il metodo di selezione.
G-TEAD: Aggirare il mostro burocratico
Qui entra in gioco l’aspetto più interessante per chi osserva le dinamiche economiche della difesa. L’acquisizione militare americana (e occidentale in generale) è nota per essere un pachiderma lento, costoso e procedurale. La guerra moderna, invece, è agile, veloce e “software-defined”.
Per colmare questo divario è nato il G-TEAD (Global Tactical Edge Directorate). Immaginatelo come una corsia preferenziale, un “marketplace” dove le unità dell’esercito e le nazioni alleate possono acquistare capacità operative immediatamente, senza attendere i biblici tempi del Pentagono.
Delle 20 aziende che hanno presentato le loro piattaforme a Flytrap 4.5, quattro sono state selezionate come vincitrici. Hanno ricevuto un premio in denaro (350.000 dollari) e, cosa ben più preziosa, l’ingresso nel catalogo G-TEAD.
Ecco chi sono i vincitori e cosa portano al tavolo:
| Azienda | Specializzazione Tecnologica | Ruolo Operativo |
| AG3 Labs | Strumenti di simulazione delle minacce | Creare scenari realistici per testare le difese senza rischi reali. |
| Armaments Research Company | Sensori abilitati dall’Intelligenza Artificiale | Riconoscimento rapido e classificazione del bersaglio tramite AI. |
| MatrixSpace | Suite di capacità radar | Rilevamento avanzato di oggetti piccoli a bassa quota. |
| Mountain Horse Solutions | Sistemi di ricerca passiva e piattaforme d’ingaggio | Intercettazione cinetica e non cinetica (jamming o abbattimento fisico). |
Il Colonnello Christopher Hill, direttore senior del programma G-TEAD, ha sottolineato un punto cruciale: l’interazione diretta. Le aziende non hanno solo “venduto” il prodotto, ma lo hanno modificato sul campo. “Sulla base del dialogo tra soldati e partner industriali, abbiamo fatto cose in 24, 48 o 72 ore,” ha dichiarato Hill. “Se avessimo seguito i nostri processi normali, ci sarebbero voluti sei mesi.”
È la dimostrazione plastica che la burocrazia è spesso il primo nemico dell’efficienza operativa. Portare l’impresa di acquisizione al “limite tattico” significa adattare il prodotto mentre la minaccia evolve, non anni dopo.
L’Equazione Economica: Il caso Merops
Mentre in Germania si selezionavano i fornitori, in Polonia e Romania si svolgeva un’altra partita fondamentale. Soldati americani, polacchi e rumeni si sono addestrati per 10 giorni sull’utilizzo della piattaforma Merops.
Sviluppata dalla compagnia statunitense Project Eagle, questa piattaforma rappresenta il “Santo Graal” della difesa aerea moderna: l’efficienza dei costi. Il sistema lancia un drone intercettore, chiamato Surveyor, dal retro di un veicolo militare standard. Utilizzando l’IA e una rete di sensori, il Surveyor trova la minaccia e la abbatte fisicamente.
Perché è così importante?
Il Generale King ha messo il dito nella piaga: i giorni in cui si usavano intercettori multimilionari (come i missili dei sistemi Patriot o NASAMS) per abbattere droni che valgono al massimo poche migliaia di dollari sono finiti. È una questione di sostenibilità finanziaria degli arsenali.
I droni d’attacco unidirezionali (i cosiddetti one-way attack drones), come i famigerati Shahed di fabbricazione iraniana usati dalla Russia, sono economici e ubiqui.
“Questa potrebbe diventare la scelta ottimale, o la prima scelta, per ingaggiare gli Shahed,” ha spiegato King. “Non solo perché è letale, ma perché costa circa un decimo di quanto costa un drone Shahed.” Una risposta che è quindi una vittoria economica e che permette anche di utilizzare una pluralità di droni per inteccettare la minaccia.
Siamo di fronte a un ribaltamento di paradigma:
Costo-Efficacia: Non stiamo solo proteggendo l’obiettivo, stiamo proteggendo il portafoglio della difesa.
Letalità mantenuta: Spendere meno non significa colpire meno duro.
Adattabilità: Il sistema è già stato testato in Ucraina con successo da oltre 18 mesi.
La Lezione Ucraina e l’integrazione NATO
L’aspetto più rilevante di queste esercitazioni è il ciclo di feedback. Il sistema Merops non è nato in un laboratorio asettico, ma è stato forgiato nel fuoco del conflitto ucraino. I soldati USA e i loro alleati dell’Est Europa hanno configurato tecnicamente il sistema basandosi su come lo hanno fatto gli ucraini.
Domande e risposte
Che cos’è esattamente il programma G-TEAD e perché è importante? Il G-TEAD (Global Tactical Edge Directorate) è un nuovo percorso di acquisizione dell’esercito USA. La sua importanza risiede nella velocità: permette alle unità militari e agli alleati di acquistare tecnologie pronte all’uso (come i sistemi anti-drone) aggirando le lungaggini burocratiche tradizionali. Invece di aspettare mesi o anni per approvazioni e contratti, il G-TEAD permette di testare, modificare e acquistare soluzioni in pochi giorni, portando l’innovazione direttamente dal fornitore al soldato sul campo (“al limite tattico”).
Perché si parla tanto di “costo-efficacia” nell’abbattimento dei droni? È un problema matematico ed economico fondamentale nella guerra moderna. Se il nemico utilizza droni “kamikaze” (come gli Shahed iraniani) che costano 20.000 dollari, e tu usi un missile da 2 milioni di dollari per abbatterlo, alla lunga perdi la guerra per esaurimento economico delle risorse, anche se vinci il singolo scontro. Sistemi come il Merops mirano a costare una frazione del bersaglio (un decimo di uno Shahed), rendendo la difesa sostenibile nel lungo periodo.
Cosa si intende per droni di “Gruppo 1-3”? Il Dipartimento della Difesa USA classifica i droni in 5 gruppi basati su peso, quota operativa e velocità. I Gruppi 1, 2 e 3 comprendono i sistemi piccoli e medi (Small-UAS).
Gruppo 1: Piccoli, portatili, lanciabili a mano (es. quadricotteri commerciali).
Gruppo 2: Dimensioni medie, lanciati con catapulta, peso tra 9 e 25 kg.
Gruppo 3: Più grandi, operano a quote medie ma sotto i 5500 metri (es. Shadow o droni d’attacco leggeri). Sono la minaccia più diffusa e difficile da rilevare per i radar tradizionali.
Il 18 novembre, per la prima volta, è stata condotta una dimostrazione a fuoco vivo congiunta tra USA, Polonia e Romania. Essere riusciti a integrare sensori, configurare il software e ottimizzare gli “effettori” (le parti del sistema che compiono l’azione fisica) in soli 10 giorni dimostra che la NATO sta imparando a muoversi alla velocità dell’industria privata, e non a quella dei ministeri.
Conclusioni: Una sveglia per l’Europa?
Quello che emerge dalle esercitazioni Flytrap e dall’uso del sistema Merops è un segnale chiaro. La guerra dei droni non si vince solo con la tecnologia più avanzata in assoluto, ma con quella più adattabile ed economica.
Il programma G-TEAD mostra che l’esercito americano sta cercando di curare la sua “obesità” burocratica per diventare scattante.
Resta da chiedersi se l’Europa occidentale, spesso impantanata in progetti di difesa comuni che impiegano decenni per vedere la luce, saprà imparare questa lezione. Sul fianco Est, dove la minaccia è visibile a occhio nudo, sembra che lo abbiano già capito: servono soluzioni rapide, cost effective e pronte all’uso. Il tempo dei progetti faraonici è scaduto; è il tempo del “tattico”, dell’immediato e dell’economicamente sostenibile.










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