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Analisi e studi

Gli USA di Trump, l’EU della nuova Vichy, l’Italia in perenne declino: dove siamo nel risiko globale che cambierà il mondo (speriamo in modo pacifico)

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Da www.mittdolcino.com

Mi sono eclissato per qualche settimana: lo ammetto, ci vuole tempo per decifrare gli accadimenti scottanti. Il fatto è che, essendo una persona umile, piuttosto che “sparare” fake news a raffica o pubblicare trattati di tuttologia preferisco tacere (gli amici servono soprattutto in questi momenti).[Articolo al LINK]

Mi dicono che la mia principale prerogativa stia nell’approccio “macro” ossia non limitato all’Italia; essendo per altro chiaro a tutti che la Penisola resta una Repubblica a sovranità limitata, come ebbe correttamente a dire il buon Flamigni. Chissà come la vedrebbe oggi il vecchio parlamentare comunista: a fronte di una solo teorica rottura del cordone ombelicale con il vecchio dominus (…), Roma – contro ogni “aspettativa”, quando meno degli ex comunisti italiani  a cui l’EUropa è tanto cara – è caduta in una pesante crisi economica da cui sembra non poter uscire, avendo suo malgrado capito solo alla fine dei giochi (ossia dal 2011) che la teorica nuova sovranità acquisita grazie all’Unione non era altro che una malcelata forma di neocolonialismo intra-EU a proprio danno, dove l’asse dominante costituito dal blocco franco-tedesco (Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania, Austria, Finlandia, Olanda con l’aggiunta di Danimarca e Slovacchia) avrebbe prosperato a spese dei paesi periferici.

Mentre l’Italia, alla fine, si è resa conto di tale pericolo ed è corsa ai ripari, sebbene con colpevole ritardo (causa cooptazioni interne, in massima parte via Legion d’Onore e consulenze associate a beneficio di politici e notabili locali, i famosi 30 denari) – giusto perchè era ad un passo dall’invasione da parte delle “armate economiche” della Troika -, Spagna e Portogallo vivono tuttora sospese nell’incertezza sul da farsi. Alla fine ritengo che in Spagna prevarrà il legame di sangue delle elites locali con Berlino, mentre nel paese luso prevarrà la tendenza verso una deriva internazionalistica vota ad un progressivo distacco dall’EU. Vedremo.

La Grecia è un caso a parte, da studiare attentamente in quanto ha visto mettere in campo tutte le “armi di sottomissione” che sarebbero dovute essere usate in Italia con i fine di sottometterla economicamente (una nuova forma di colonialismo intra-EU):

  1. l’invasione dei migranti per diluire il voto democratico di protesta anti-EU e anti-crisi, creando caos sociale interno (e dunque spostando il voto verso la sinistra cooptata da Bruxelles, specificatamente – nel caso italiano – dalla Francia),
  2. la minaccia dello spread e
  3. soprattutto la sfida militare, quella più grande: è ormai noto agli addetti ai lavori che Berlino abbia regolarmente sobillato la Turchia al fine di mettere sistematicamente sotto pressione Atene.

Ossia, tanto per essere chiari, ogni qual volta la Grecia era prossima ad una emancipazione da Bruxelles e/o dall’euro, l’alleato turco Ankara – alleato tedesco da 100 anni – è stata “attivato” da Berlino per minacciare letteralmente la guerra contro Atene. Di conserva l’EU a trazione tedesca appariva di volta in volta come l’ancora di salvezza, facendo scendere Atene a più miti consigli (i continui sconfinamenti aerei e di terra francesi oltre i confini italiani non dovrebbero essere considerati causali, essendo mera provocazione francese mirata a provocare una reazione inconsulta lato italiano, leggasi, è il piano applicato in Grecia adattato all’apparato italiano, ndr). Alla fine il trade imposto ad Atene fu: “tu Tsipras  affami i tuoi, noi (l’EU) ti lasciamo giusto un po’ di margine di manovra“, e in cambio “noi (l’EU) evitiamo che la Turchia invada le tue isole ad est scatenando una guerra“.

Si, il cinismo di Berlino arriva fino a questi livelli: viene da dire che – effettivamente – i nazisti in Germania non sono mai scomparsi, sono solo andati in immersione per 75 anni e da qualche anno sono tornati allo scoperto, evidentemente con lo stesso spirito egemonico di sempre applicato per primo alla Grecia, paese che è stato prima corrotto dalle imprese tedesche prendendo gli appalti delle Olimpiadi e poi punito per aver preso le “loro” tangenti (pagate in larga parte da aziende tedesche, tanto in Germania ai tempi le tangenti pagate all’estero erano legali – fino al 2004 -, …): il risultato è che nel paese ellenico oggi mancano i farmaci antitumorali mentre la mortalità infantile ha raggiunto livelli da terzo mondo. Noi europei dovremmo vergognarci di questo, proprio come ci siamo vergognati per gli eccidi nazisti (visto che ancora una volta abbiamo fatto finta di non vedere; nota dell’autore).

Ora, da cosa deriva l’attuale forza italica di resistere alla troika ed all’EU invadente se non direttamente neocoloniale? Semplice, dal supporto anglosassone, anzi specificatamente americano. La Gran Bretagna infatti è sotto il giogo tedesco proprio come fu con l’elezione a monarca britannico di Edoardo VIII, circa 80 anni fa . Oggi la Brexit viene ritardata solo perchè i filo tedeschi – che fra le varie nobiltà british sono la maggioranza – sperano che la Regina Elisabetta II, colei che resta sopra tutto e tutti, passi rapidamente a miglior vita, potendo poi contare sul supporto dei discendenti pro-EU. A partire da Carlo, vicinissimo al padre Principe Filippo – e soprattutto al chiacchieratissimo zio, Lord Mountbatten, parente del padre – che non nascondeva, lui e famiglia, le imbarazzanti simpatie naziste.

Ora, in tale contesto quale sarà il gioco italico? A livello di tattica leggete gli interventi di Maurizio Gustinicchi, molto più bravo di me a cogliere i segnali deboli ed i trend sotto traccia dello Stivale. Io posso solo darvi indicazioni su cosa stia succedendo fuori dai radar italiani e perchè Roma appaia oggi tutto sommato inaffondabile nonostante lo spread a 300+. Prima di tutto notate che i tassi di interesse a 10 anni italiani sono più o meno gli stessi. di quelli USA Ossia, la malattia di Roma e Washington – fatta la tara per i rispettivi ruoli e pesi geostrategici – è la stessa: non tassi alti, quelli si possono sempre abbassare avendo la propria moneta, ma una valuta di riferimento più sopravvaluta di quello che dovrebbe essere. E tale sopravvalutazione (del dollaro vs. euro per gli USA e dell’Italia vs. la Germania in seno all’euro, ndr) dipende  dalle stesse ragioni: la volontà di Berlino in asse geostrategico con Pechino di indebolire economicamente gli USA (Berlino chiaramente punta ad indebolire anche l’Italia tenendola stretta in seno all’euro).

Ossia ancora una volta la sopravvivenza dell’Italia come paese contemporaneamente benestante, democratico ed in pace dipende in toto da Washington e specificatamente da Trump. In tutto questo, incredibilmente, francesi e tedeschi sono riusciti a fare il fatidico passo (se non fatale): hanno sfidato apertamente gli USA guardando ad est, addirittura paventando la creazione di un esercito europeo per difendersi – sigh – da Washington -, oltre ad aver paventato un parlamento separato Germania-Francia di 30 parlamentari ciascuno per comandare l’EUropa (…). Lo ha detto il portavoce della neo-Repubblica di Vichy, Macron -. Per altro concetti emancipatori simili erano già stati affermati in passato dal Presidente della Repubblica tedesco Gauch, oltre ad affermazioni anti USA nella stessa direzione di altri ranghi politici tedeschi (su tutti Van der Linden, Maas ecc.). Ricordo per altro come la classe dirigente tedesca non faccia più mistero di volersi dotare dell’atomica in veste EU, come apparso su numerosi organi di stampa lo scorso mese (esternazioni pubbliche che hanno causato l’immediato riarmo della base USA di Ramstein – in Germania – da parte statunitense, con la più grande consegna di armi in decenni, ndr). Per vostra informazione la dottrina geopolitica USA prevede un caso in cui sia necessario entrare in guerra: per prevenire la formazione  dell’asse russo-tedesco, come ben illustrato nel saggio di diplomazia “Diplomacy” il cui autore è il famoso Henry (Heinrich) Kissinger, consulente diretto o indiretto di tutti i presidenti USA da Nixon in avanti. Sembra anzi che durante un’importante visita ufficiale di Macron programmata per inizio 2019  a Berlino (…),  il presidente francese abbia intenzione di ufficializzare la condivisione con la Germania della mitica “force di frappe” francese – ossia l’arsenale nucleare – in veste EU, ecco spiegata la retorica delle scorse settimane mirata a dare la stura alla forza militare europea (vedremo se Macron ci arriverà a quel summit).


Or dunque, capite che l’Italia sta giocando una partita assai pericolosa. Certo, il successo EU-franco-tedesco dipende in toto dalla tenuta dei sodali americani che fino ad oggi hanno tenuto al guinzaglio Trump a suon di opposizione mediatica e Grand Jury sul Russiagate, parlo dei democratici USA e specificatamente del clan Clinton (a cui di fatto Obama appartiene). Ranghi completati da alcuni miliardari di punta asserviti alla causa, su tutti George Soros, non casualmente dipinto da molti come qualcosa di simile ad un collaborazionista nazista durante la seconda guerra mondiale, quanto meno ascoltando una sua famosa ed incredibile intervista televisiva di molti anni fa (…). Il punto è che, se Trump avrà una maggioranza di almeno 3 senatori al Senato, sia la leva politica che quella economica saranno nelle sue mani. E dunque anche le nomine interne, che devono essere approvate dai 100 senatori USA. Visto che l’Attorney General USA oggi è un pasdaran trumpiano (Whitaker, sebbene come “acting“, ma comunque con pieni poteri), visto che l’FBI ha a capo un uomo di Trump, sia il potere giudiziario che quello di indagine sono finalmente – dopo ben 2 anni – sotto il pieno controllo presidenziale (entrambe le cariche sono necessarie per arrivare alla messa in stato di accusa); in tale contesto ben capite che i tempi son maturi per svuotare la palude del deep state.

Come tempistica, possiamo essere sicuri che nulla accadrà fino al 28.11.2018, quando ci saranno i risultati delle elezioni in Mississipi che potrebbero dare il fatidico terzo senatore di maggioranza ai Repubblicani (53-47). Da lì in avanti le cose si muoveranno rapidamente: in caso di maggioranza confermata al Senato, dapprima ritengo avverrà la desecretazione dei FISA memo che permisero di spiare Trump durante la sua campagna elettorale [peggio del Watergate, ndr]; ossia si dovrebbe arrivare alla messa in stato di accusa del vice di Whitaker, Rosenstein, le cui dimissioni appositamente NON furono accettate un mese fa dal Presidente in quanto, così facendo, se venisse fuori quanto tutti sospettano, il vice Attorney General in carica andrebbe direttamente a Guantanamo per alto tradimento. Successivamente ci sarebbero da ufficializzare le centinaia se non migliaia di sealed indictments (sentenze di stato di accusa secretate sebbene approvate dai vari Grand Jury) pronte per essere attivate nei tempi opportuni.

Ricordo infatti che il capo dell’NSA è l’ammiraglio four stars Rogers, lo stesso che – caso unico conosciuto nella storia americana – nei giorni immediatamente successivi all’elezione di Trump fece visita senza informare i superiori al neo presidente rendendolo edotto del fatto che il neo presidente era/era stato spiato, oltre ad essere oggetto di un tentativo di esautorarlo in anticipo rispetto alla sua presa di potere (…). Per vostra informazione, tanto per farvi capire, l’NSA sa perfettamente cosa avete fatto sul vostro computer tutti voi ed anche cosa state facendo, oltre ad essere in grado di bloccarlo alla bisogna se state usando un sistema operativo come Windows o Android. Questo per dirvi che avendo Rogers dalla propria parte le prove di eventuali misfatti da parte del vecchio establishment alla fine saltano fuori. Oltre a ricordare agli astanti che l’NSA, al contrario della CIA e dell’FBI, è un organo militare.

Non so se Trump abbia agito in modo simile ad Eisenhower quando nel 1958 – si dice – minacciò di invasione da parte dei marines di stanza nel Colorado (First Army, esistono numerosi rumors inerenti a tale eventualità) l’Area 51 ai tempi comandata dalla CIA per non aver condiviso i segreti contenuti nei loro files. Sta di fatto che da novembre 2017 in avanti in avanti il freno per Trump è stato solo politico e mediatico, l’intelligence è sparita dai radar. Ora tale freno potrebbe venire meno, a fine mese, a partire dalla conclusione della inconsistente indagine sul Russiagate. Ci saranno sorprese, ne sono certo. Soprattutto in considerazione del fatto che il 21.12.2018 l’executive order 13818 sulla confisca dei beni di coloro che si sono macchiati di reati contro i diritti umani e di corruzione (che, tra le altre cose, di fatto blocca le donazioni alla Fondazione Clinton da parte di soggetti medio-orientali potenzialmente coinvolti anche indirettamente con ISIS, Al Qaeda, Talebani ecc.), seguito dal seguente 13823  e soprattutto 13825 (che regola gli aspetti giudiziari correlati, incluso l’uso di tribunali militari per azioni di tradimento degli interessi nazionali, a decorrere dal 1.1.2019), farà “kick in” dopo un anno dalla pubblicazione. In tale contesto di possibile scontro istituzionale la maggioranza repubblicana alla Corte Suprema è/sarà cruciale.

Cercate di ragionare su un fatto: se Trump vince in casa propria, l’EU è spacciata (la Cina a termine sta già andando in recessione causa dazi e strozzamento del credito, oltre all’imminente stagflazione, …). Ovvero, tedeschi e francesi se vogliono salvare l’EU ed il loro potere devono intervenire contro il vero ed unico alleato USA nell’EU che sta facendo implodere l’Unione – ossia, post Brexit, contro Italiaentro poche settimane, massimo qualche mese: infatti quando Trump avrà il controllo della Fed – tempo due mesi al massimo – anche i “giochini” di Draghi saranno sterili e l’Italia (e non solo lei) otterrà grande supporto per poter uscire non solo dall’euro ma fors’anche dall’attuale Unione EUropea, visto che l’obiettivo USA è di farla crollare economicamente (…). Tradotto, occhio al confine francese: i galli in  veste franco-tedesca sono disperati e potrebbero finire in ginocchio. Ossia, mi aspetto qualche colpo di testa da parte Macron.

Su una cosa mi sento comunque di scommettere: nel 2020 il mondo sarà molto diverso da quello attuale.

MD et al.


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