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Gli USA bombardano pesantemente l’ISIS in Siria. Come mai proprio ora?

La USAF annuncia di aver condotto pesanti incursioni su obiettivi dell’ISIS in Siria. Come mai proprio ora, e non quando c’era Assad?

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Il Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato domenica che le forze statunitensi hanno condotto diverse decine di importanti attacchi aerei contro gli accampamenti dell’ISIS e i loro campi di terrore nella Siria centrale.

Il CENTCOM ha dichiarato su X: “Gli attacchi contro i leader, gli operativi e i campi dell’ISIS sono stati condotti come parte della missione in corso per interrompere, degradare e sconfiggere l’ISIS, al fine di impedire al gruppo terroristico di condurre operazioni esterne e per garantire che l’ISIS non cerchi di approfittare della situazione attuale per ricostituirsi nella Siria centrale”. Curiosa tempistica per questi attacchi.

“L’operazione ha colpito oltre 75 obiettivi utilizzando diversi mezzi dell’aeronautica statunitense, tra cui B-52, F-15 e A-10”.
“La valutazione dei danni di battaglia è in corso e non ci sono indicazioni di vittime civili”, ha proseguito il CENTCOM. Soprattutto vista la presenza di B-52 nell’operazione, si è trattato chiaramente di un’operazione su larga scala.

Ciò solleva una domanda importante: Washington sceglie ora di dare la caccia all’ISIS, quando Assad se ne è andato? Non poteva farlo un mese fa, ad esempio?

Ci si chiede perché non siano stati presi di mira in passato, mesi fa o anni fa. Non c’è stata un’operazione statunitense di questa portata da almeno mezzo decennio.

A pensar male…

Una teoria? Forse ora che la “missione è compiuta”, con il governo di Assad rovesciato e con Damasco nelle mani dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, l’ISIS non è più necessario per “fare pressione” su Assad e sulle forze russe. Il Pentagono si sta occupando molto tardi dei terroristi del Daesh.

Ricordiamo l’era Obama in Siria e gli alleati dell’Occidente e del Golfo che hanno alimentato l’ascesa dell’ISIS con tonnellate e tonnellate di armi passate agli insorti islamisti che costituivano il pilastro dell’“opposizione” anti-Assad…

 

Potrebbe anche essere possibile che questi attacchi vogliano scoraggiare iniziative delle forze che hanno preso il potere, il SAF, contro le forze curde del SDF, alleate degli americani e che aiutano a controllare i pozzi di petrolio nell’Ovest del paese.

Domenica il presidente Joe Biden ha finalmente affrontato gli eventi in rapida evoluzione in Siria, con Assad che è fuggito a Mosca, dove gli è stato dato asilo. “Finalmente il regime di Assad è caduto”, ha detto Biden. “Questo regime ha brutalizzato, torturato e ucciso letteralmente centinaia di migliaia di siriani innocenti”. E ancora:

Allo stesso tempo, è “anche un momento di rischio e di incertezza”, ha aggiunto Biden, affermando che gli Stati Uniti “sosterranno i vicini della Siria, tra cui la Giordania, il Libano, l’Iraq e Israele, in caso di minaccia”.

“Questo è un momento di notevole rischio e incertezza”, ha detto Biden. “Ma credo anche che questa sia la migliore opportunità da generazioni per i siriani di forgiare il proprio futuro senza opposizioni”.

Il giorno prima, una dichiarazione della Casa Bianca sulla sicurezza nazionale ha cercato di sottolineare che gli Stati Uniti “non hanno nulla a che fare con questa offensiva, che è guidata da Hay’at Tahir al-Sham (HTS), un’organizzazione terroristica designata”. 

Quindi ha proseguito il discorso affermando che:

“Alcuni dei gruppi di ribelli che hanno sconfitto Assad hanno un triste curriculum di terrorismo e di violazioni dei diritti umani”“Ora dicono le cose giuste. Ma quando si assumeranno maggiori responsabilità, valuteremo non solo le loro parole ma anche le loro azioni”.

Intanto Erdogan ride e si vanta di essere, con Putin, il leader più longevo al mondo, con 22 anni di governo. Chi può dargli torno: nella sua lunghissima carriera è riuscito a giocare tutti i nemici, interni ed esterni.

 


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