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GLI SPREADATORI DEL BOT PERDUTO (VOL. 5)

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Ora tenetevi forte perché stiamo andando dritti dritti al cuore della faccenda. Fin qua abbiamo capito che lo spread è una ‘malattia’ che colpisce solo i BTP e che riguarda il loro rendimento. Quando questo ‘rendimento’ (vedi la puntata 1) si infiamma, il costo dei titoli di stato di nuova emissione si abbassa. Cioè, per ipotesi, lo Stato è costretto a vendere un titolo di valore nominale 100, a 99 o 98 o 97 o anche meno. Ma di quali titoli? Proprio dei BTP che sono bond appetibili agli speculatori, mentre i BOT e i CCT (i quali non staccano alcuna cedola) interessano per lo più ai piccoli risparmiatori e, quindi, dell’aumento dello spread risentono quasi zero. Bene. Ma allora ci viene spontaneo farci una domanda e anche darci una risposta, come direbbe Gigi Marzullo: quando lo Stato emette dei nuovi BTP fa un’asta, giusto? Chi decide il prezzo di acquisto dei BTP di quella nuova emissione? Lo Stato? Non dire fesserie, baby. Lo decide il mercato, bellezza.

Ora, l’idiota compulsivo che alberga in ciascuno di noi e che viene coltivato in vitro dai media di massa, si sente già più sereno: gli hanno insegnato fin da bambino che dove c’è mercato c’è casa (come nella pubblicità di quella famosa marca di pastasciutta), che il mercato fa le cose per bene (come nella pubblicità di quella famosa marca di formaggini) e che il mercato è il più amato dagli italiani (come nella pubblicità di quella famosa marca di cucine). Proviamo a zittire l’idiota. Come –  concretamente –  viene deciso il tasso nelle aste dei BTP? In pratica, attraverso un sistema che è così autolesionistico da far dubitare della sanità di mente di chi lo applica. Soprattutto se chi lo applica è lo Stato (che ci perde) e chi ne usufruisce è il mercato (che ci guadagna). Il sistema si chiama ‘asta marginale’. Supponiamo che lo Stato collochi in asta venti miliardi di nuovi BTP al  valore nominale di 100 euro l’uno. Arriva il primo compratore e si offre di acquistarne dieci miliardi al prezzo di 98 euro l’uno. Poi arriva un secondo compratore che si offre di acquistarne altri cinque miliardi al prezzo di 97 euro l’uno. Infine, arriva l’ultimo che si offe di comprare gli ultimi cinque miliardi al prezzo di 95 euro l’uno. Bene, tutti e tre questi acquirenti si porteranno a casa il BTP al prezzo più vantaggioso e cioè quello di 95 euro l’uno. Nonostante i primi due fossero disposti a pagare 97 o addirittura 98! È un sistema ragionevole secondo voi? Evidentemente, no. Viene enormemente penalizzato il venditore, cioè lo Stato, cioè noi tutti, e generosamente avvantaggiato il compratore, cioè i Mercati. E questa specie di tassa occulta finiscono per pagarla tutti i cittadini attraverso quello che Monti chiamava ‘consolidamento fiscale’ (aumento delle imposte) e che tanti suoi emuli chiamano ‘riforme strutturali’ (cioè taglio della spesa pubblica e quindi della sanità, della scuola, delle infrastrutture eccetera eccetera).

Ma adesso che abbiamo cominciato a capire di più il perverso funzionamento della macchina, dobbiamo chiederci: chi decide il sistema di collocamento (e cioè la tecnica dell’asta marginale)? Lo Stato stesso. Siamo in presenza di una specie di sindrome di Stoccolma delle finanze pubbliche o di psicopatologia dell’interesse collettivo. In pratica, è come se i nostri rappresentanti facessero a gara per trovare le mille sfumature perverse  per farsi più del male. Soprattutto se consideriamo che alternative a questo sistema ce ne sono, eccome. Per esempio, il sistema delle aste competitive applicate ai BOT di cui parleremo nella prossima puntata.

Francesco Carraro www.francescocarraro.com


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