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Gli ambientalisti armeni accusano l’Azerbaigian di usare la COP29 per fare Greenwashing
La COP 28 partirà lunedì in Azerbaigian. Le organizzazioni ambientaliste armene sono escluse, e il protocollo prevede che non sia possibile criticare il paese ospite. Alla fine si tratterà di un grande greenwashing
Sentendosi escluse dalla partecipazione diretta alla prossima conferenza sul clima COP29, che inizierà l’11 novembre a Baku, le organizzazioni ambientaliste armene hanno rilasciato una dichiarazione in cui esortano i partecipanti a parlare dei diritti e della protezione ambientale dell’Azerbaigian.
La dichiarazione, rilasciata dall’organizzazione non governativa Ecolur con sede a Yerevan e firmata da oltre 50 altre entità armene, accusa il governo azero di utilizzare la COP29 per creare una narrativa di “greenwashing” volta a oscurare le violazioni dei diritti e a nascondere le presunte carenze nella salvaguardia degli ecosistemi regionali.
Le ONG armene hanno specificamente accusato l’Azerbaigian di essere impegnato in una “deforestazione di massa” nel territorio armeno attualmente occupato dalle forze armate azere sulla scia della riconquista del Nagorno-Karabakh da parte di Baku. Secondo la dichiarazione dell’ONG, le attività azere nell’area stanno “devastando gli ecosistemi” attraverso la costruzione di una rete di strade e l’impianto di mine terrestri che “limitano il movimento dei residenti [armeni] nelle vicinanze e li privano dell’accesso all’acqua”.
La dichiarazione esorta inoltre i partecipanti a parlare di quelle che definisce “violazioni del diritto umanitario, pulizia etnica della popolazione armena indigena [e] distruzione del patrimonio storico e culturale armeno” in Karabakh.
I funzionari azeri negano le accuse di violazione dei diritti contro gli armeni del Karabakh, citando una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che sostengono la sovranità di Baku sull’enclave del Karabakh.
Sembra improbabile che molti partecipanti sollevino pubblicamente argomenti non ambientali durante la COP29. Un accordo di ospitalità tra l’agenzia delle Nazioni Unite che gestisce la conferenza annuale e il governo dell’Azerbaigian contiene un linguaggio che potenzialmente consente ai padroni di casa di rivalersi legalmente su chiunque esprima pubblicamente critiche alle politiche del governo. Quindi chi si reca a Baku deve stare attento e pesare le parole.
La dichiarazione dell’ONG armena ha criticato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per aver scelto Baku come città ospitante. Data la tensione in corso intorno al processo di pace tra Armenia e Azerbaigian, gli ambientalisti armeni non si sono sentiti sicuri di partecipare alla conferenza.
“La decisione di tenere la COP29 a Baku è stata di per sé problematica, considerando non solo il fatto che tale evento si tiene in un Paese con un’economia basata sui combustibili fossili, ma anche la realtà che questo Stato utilizza i profitti derivanti da queste risorse per espandere l’aggressione militare e violare palesemente il diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione.
Intanto però l’Azerbaigian è riuscito a massimizzare i propri contatti internazionali e le proprie ricchezze e ha ottenuto l’ospitalità di questo evento. Un paese che vive di petrolio e gas dovrebbe guidare la discussione sulla decarbonizzazione. La cosa è leggermente farsesca.
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