Attualità
Giuseppe Povia, quando un cantautore spiega l’economia meglio dei professori prezzolati.
La settimana scorsa a Viareggio, ad un evento organizzato da Alternativa per l’Italia, il nostro movimento politico, è stato gradito ospite Giuseppe Povia.
Povia è uno dei pochi artisti, se non addirittura l’unico, che ha preso una posizione netta contro l’oscena dittatura finanziaria UE, traducendo in musica aspetti che noi usualmente affrontiamo nelle nostre conferenze sotto un profilo squisitamente tecnico.
Il suo grande merito è quello di saper trasformare in arte e divertimento l’informazione, per questo non esito a definire il suo cd. “nuovo contrordine mondiale” un capolavoro. Il disco non si trova sugli scaffali dei negozi, ma è autoprodotto. Questo la dice lunga sul trattamento riservato a chi decide di schierarsi contro questo sistema.
Sulla pagina FB dell’autore potrete poi vedere spezzoni dei suoi concerti, in cui tra l’altro canta questo brano, intitolato “il debito pubblico”, di cui vi trascrivo qui il testo, dato il grande impatto informativo che ha (attenzione, dopo che ascolterete il brano non riuscirete a smettere di canticchiarne il ritornello!).
“IN UNO STATO A MONETA SOVRANA, COME RUSSIA INGHILTERRA USA O CINA, IL DEBITO PUBBLICO NON È UN PROBLEMA.
SONO TRE SECOLI CHE CI DICONO CHE IL DEBITO PUBBLICO È UN PROBLEMA, SONO TRE SECOLI CHE NON LO È.
LO DICEVA UN ECONOMISTA GOODHART CHARLES, GOODHART CHARLES GOODHART.
OGNI SOLDO CHE LO STATO SPENDE È CHIARO CHE LO PERDE, MA SICCOME LO CREA DAL NULLA NON PERDE NULLA.
E QUESTI SOLDI VANNO NELLE TASCHE (DOVREBBERO) DEI CITTADINI, COSÌ L’ECONOMIA RIPARTE GRAZIE AI CITTADINI, CHE CON I SOLDI DELLO STATO CREATI DAL NULLA POSSONO LAVORARE E VIVERE CON DIGNITÀ NELLA SOVRANITÀ.
IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE MA L’ITAGLIONE ANCORA INSISTE GENERANDO UN GRANDE MARASMA, MA IL DEBITO PUBBLICO È UN FANTASMA.
SE LO STATO TI DA’ 100 SOLDI MA POI TE NE LEVA 50 DI TASSE QUEI 50 CHE TI RIMANGONO NON SONO DEBITO PUBBLICO, SONO LA TUA RICCHEZZA.
LE TASSE LE HAI APPENA PAGATE, LE HAI PAGATE CON GLI ALTRI 50, COI TUOI 50 CI PAGHI LE RATE PUOI FAR L’AMORE E RISPARMIARE E PUOI MANDARE I BIMBI A SCUOLA, NON DARE RETTA A QUELLA SOLA CHE DICE CHE IL DEBITO PUBBLICO ESISTE. IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE
E LE TASSE A COSA SERVONO LE TASSE?
LE TASSE NON SERVONO ALLO STATO PER FARE UNA STRADA O UN OSPEDALE PERCHÉ LO STATO PUÒ STAMPARE SOLDI COME E QUANDO VUOLE.
LE TASSE SERVONO PER IMPORRE AI CITTADINI UNA MONETA CONTROLLARE L’INFLAZIONE E L’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA
E NEMMENO GLI EVASORI FISCALI SONO UN PROBLEMA SIGNORA MIA MIA.
I SOLDI CHE UNO SI RUBA VIA VIA UN GIORNO LI SPENDERÀ DI NUOVO NELL’ECONOMIA.
E SE LI SPENDE ALL’ESTERO?? ALLO STATO GLI FAI IL SOLLETICO PERCHÉ LO STATO SOVRANO TI CONTROLLA MA PUÒ TAPPARE TUTTI I BUCHI…SECONDO VOI FARNETICO?
MA COME FACEVA L’ITALIA DELLA LIRA AD ESSERE LA PRIMA POTENZA EUROPEA? MA COSA DICI?
IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE MA L’ITAGLIONE ANCORA INSISTE GENERANDO UN GRANDE MARASMA, MA IL DEBITO PUBBLICO È UN FANTASMA
SE LO STATO TI DA’ 100 SOLDI MA POI TE NE LEVA 50 DI TASSE QUEI 50 CHE TI RIMANGONO NON SONO DEBITO PUBBLICO, SONO LA TUA RICCHEZZA
LE TASSE LE HAI APPENA PAGATE LE HAI PAGATE CON GLI ALTRI 50 COI TUOI 50 CI PAGHI LE RATE PUOI RISPARMIARE E FAR L’AMORE.
PUOI MANDARE I BIMBI A SCUOLA NON DARE RETTA A QUELLA SOLA CHE DICE CHE IL DEBITO PUBBLICO ESISTE. IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE.
E A TE CHE CREDI CHE CON LA LIRA ERAVAMO MESSI MALE GUARDA L’ITALIA ORA: È UN OSPEDALE.
PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA PA
SUL CULETTO PA PA PA!”.
Ecco come in poche righe si riesce a far arrivare un concetto assolutamente contrario a tutta la propaganda mainstream. Ecco com’è possibile arrivare a far capire alla gente che qualcosa non funziona. Basterebbe leggere la Costituzione, è vero.
Ma la musica arriva molto prima! Il deficit dello Stato è la quantità di moneta in più che si decide di lasciare ogni anno nell’economia reale. Il risparmio si crea solo così, se lo Stato spendesse 50 e tassasse 50 ogni anno, il risparmio sarebbe impossibile (salvo aumentare il debito privato andando a prendere i soldi dalle banche commerciali, oppure recuperandoli attraverso le esportazioni, entrambe soluzioni che non possono sopperire all’infinito al canale Stato).
L’obbligo della Repubblica di incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme implica necessariamente la sua creazione, che nel lungo periodo può avvenire solo aumentando il debito pubblico! Ma la parola debito non deve trarre in inganno, in uno Stato che dispone della sua moneta, e che dunque la può creare dal nulla, il debito è sovrano, ovvero è solo il credito del settore privato! (Anche gli interessi delle obbligazioni non acquistate dalla banca centrale sono credito per i privati!)
E le tasse? Come chiede giustamente Povia nella canzone? La stessa collocazione dell’art. 53 Cost., la norma che disciplina il principio della capacità contributiva, nei rapporti politici anziché quelli economici è eloquente. I Padri Costituenti avevano chiarissimo il ruolo di esse: redistribuire ricchezza, imporre la moneta, fare politica monetaria. Fare politica monetaria significava allora e significa oggi, anche controllare l’inflazione.
Ai tempi della costituente essa era il grande nemico. L’inflazione era la conseguenza della svalutazione della lira, ed incideva necessariamente sui risparmi degli italiani. Dunque sia una politica monetaria eccessivamente espansiva, che una che imponga l’austerità per sempre, è incompatibile con l’art. 47 Cost. La creazione del risparmio diviene, in entrambi i casi, impossibile.
L’Italia del dopo guerra, rasa al suolo, era priva di produzione, logico che allora vi fossero evidenti limiti quantitativi pratici all’emissione monetaria, che trascendevano la “sconfitta” di Keynes a Bretton Woods. La svalutazione della moneta in un Paese che era costretto ad importare moltissimo incideva direttamente sull’inflazione.
La base monetaria andava certamente aumentata già allora progressivamente (e così fu), ma lo si doveva fare con una prudenza maggiore di quanto potremmo fare oggi. Anche i soldi USA fecero la loro parte… Loro non avevano limiti reali alla stampa e, come la storia insegna, non si preoccuparono mai del gold standard, nemmeno quando esisteva! Poi, in ogni caso, lo cassarono unilateralmente.
Oggi invece preoccuparsi dell’inflazione non ha più alcun senso! Produciamo molto di più di quanto siamo in grado di consumare, il nostro sviluppo tecnologico rende l’inflazione un fenomeno storico di altri tempi.
L’Italia stessa, se lo volesse, sarebbe perfettamente in grado di diventare addirittura autonoma dal punto di vista energetico ed industriale in pochi anni. La svalutazione, in ogni caso, potrebbe diventare completamente irrilevante anche qualora si rendesse necessario importare molto, purché si abbia una solida produzione (con un ritorno alla Lira, ai livelli attuali di produzione, non avremmo comunque una svalutazione eccessiva, poiché altrimenti gli altri Paesi perderebbero competitività nei nostri confronti sulle esportazioni, dunque dopo il primo periodo avrebbero interesse ad una lira non eccessivamente debole).
Per un’inflazione da eccesso di domanda, anziché da svalutazione, invece occorrerebbe far sì che la domanda di beni o servizi arrivi a superare la produzione, pura fantascienza.
Un ultimo accenno va a Charles Goodhart, citato da Povia nel brano. Trattasi di un banchiere “illuminato” (nel senso buono del termine), che fin dall’avvento di Maastricht ci ricordava, anzi ci avvertiva, che “Keynes è senza dubbio scomparso. La politica monetaria verrà centralizzata e indirizzata in maniera preponderante verso l’obiettivo primario di raggiungere la stabilità dei prezzi. Ci sarà una piccola, se non nulla, possibilità di stabilizzazione fiscale da parte del bilancio centrale della Commissione Europea… Le pressioni sulle autorità fiscali limiteranno e impediranno di rispondere con disavanzi fiscali agli shock… Tutto ciò, temo, causerà problemi” ed ancora, come ricorda Povia, “sono 300 anni che ci dicono che il debito pubblico è un problema, ma sono 300 anni che non lo è”.
Ma d’altronde se tutti gli Stati hanno debito pubblico non è forse ovvia la soluzione che esso è inevitabile? Ma se crei moneta tale debito non è, e non sarà mai, un debito come quelli che noi nella vita di tutti i giorni siamo obbligati ad onorare.
Oggi il debito è un problema perché lo Stato ha abdicato il suo ruolo, con la cessione della sovranità monetaria ha perso la sua qualifica di diritto pubblico, è stato retrocesso al rango di qualsiasi soggetto di diritto privato. Se lo Stato torna a fare lo Stato, il tempo della sovranità dei creditori finirà in un battito di ali…
Per un ulteriore approfondimento tecnico di ciò che ho detto studiate anche il tema dei saldi settoriali, anche sul recente articolo apparso sul nostro blog a cura di Luca Tibaldi.
Acquistate il disco di Giuseppe Povia contattando l’ufficio stampa del cantante alla mail [email protected]
Il disco è molto bello, dunque sostenere Povia acquistandolo non sarà affatto un sacrificio!
Avv. Marco Mori, blog scenarieconomici, Alternativa per l’Italia, autore de “Il tramonto della democrazia, analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile on line su ibs
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