Analisi e studi
Giappone: la crisi inizia a mordere. Inflazione in caduta e così la produzione
Il Giappone non èè su Marte e inizia a risentire di una crisi sempre più globale, ma, almeno, la sua risposta inizia ad essere un po’ più razionale, come potrete leggere al termine di questo articolo.
L’Au Jibun Bank Japan Manufacturing PMI è sceso a 48,6 a settembre 2023 da 49,6 del mese precedente, al di sotto delle previsioni di mercato di 49,9, indicando il quarto mese consecutivo di calo dell’attività industriale e il calo più marcato da febbraio, secondo le stime preliminari.
Sia la produzione che i nuovi ordini si sono ridotti al ritmo più rapido in sette mesi, con gli ordini di esportazione che sono diminuiti a un ritmo più forte. Nel frattempo, l’occupazione è aumentata più rapidamente delle attese, mentre il lavoro arretrato è diminuito maggiormente da marzo. I tempi di consegna si sono allungati per il secondo mese consecutivo, anche se in maniera più contenuta.
Quindi le attese manifatturiere per l’industria giapponese sono negative, in linea con un rallentamento economico mondiale.
Nello stesso tempo l’inflazione, il problema principale per gli USA e la UE, dove si è visto un rimbalzo negli ultimi mesi, è in calo resta bassa, praticamente ai livelli precedenti.
I prezzi hanno continuato a salire per i generi alimentari (8,6% contro 8,8% a luglio), l’edilizia abitativa (1,1% contro 1,1%), i mobili e gli utensili per la casa (7,1% contro 8,4%), i trasporti (3,3% contro 2,2%), l’abbigliamento (4,4% vs 4,1%), assistenza medica (2,4% vs 2,2%), istruzione (1,3% vs 1,3%), cultura e svago (5,0% vs 4,8%) e varie (1,7% vs 1,2%).
Al contrario, i prezzi di carburante, luce e acqua sono scesi molto più velocemente, diminuendo per il settimo mese consecutivo (-12,3% contro -9,6%), principalmente a causa dell’elettricità (-20,9% contro -16,6%) e del gas ( -9,5% contro -5,3%).
Nel frattempo, l’inflazione core è rimasta invariata al minimo di quattro mesi del 3,1%, leggermente al di sopra del consenso del mercato del 3,0%, pur rimanendo al di fuori dell’obiettivo del 2% della Banca del Giappone per il 17° mese.
Il fatto che l’inflazione core sia stabile mostra come la dinamica salariale sia sotto controllo, per cui non c’è da aspettarsi delle fiammate, tranne che non succeda qualcosa di rilevante a livello internazionale.
Tutto questo ha spinto la Banca centrale, la BoJ a prendere una posizione prudente e non mutare nulla nella propria poltica monetaria.
Nella riunione di settembre, con voto unanime, la Banca del Giappone (BoJ) ha mantenuto il tasso di interesse chiave a breve termine al -0,1% e quello dei rendimenti dei titoli a 10 anni intorno allo 0%, secondo la .
La banca centrale ha inoltre lasciato invariata una fascia di tolleranza di 50 punti base fissata su entrambi i lati dell’obiettivo di rendimento dei titoli di stato decennali, nonché un limite massimo dell’1,0% adottato a luglio. La BoJ ha affermato che continuerà pazientemente con l’allentamento monetario e risponderà allo sviluppo dell’attività economica, alla dinamica dei prezzi e alle condizioni finanziarie, in un contesto di incertezze estremamente elevate in patria e all’estero.
La Banca Centrale ha preso una posizione che mostra tutta la sua preoccupazione a fronte di una crescita che ancora, per ora, viene a latitare. Al contrario di altri, soprattutto le autorità monetarie e fiscali europee, in Giappone la crescita viene considerata come qualcosa di esreemamente rilevante e al centro delle preoccupazioni governative. La BoJ non teme l’inflazione che, infatti, sta mantenendosi a livelli stabili.
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