Esteri
Giappone: capire che accade (senza sensazionalismi, ragionando)
Di seguito grafici di alcuni indicatori economici giapponesi.
Accanto agli indicatori sottostanti, si sabbia che la disoccupazione resta bassissima, il debito abnorme e crescente, il deficit elevato, la posizione netta sull’estero attiva per circa il 70% sul PIL, il livello di tassazione ben inferiore a quello europeo, tassi di interesse sui titoli tra i minori al mondo, la dinamica demografica disastrosa.
Al di la’ dei dati contrastanti degli ultimi 2 trimestri (eccellenti nel primo trim 2014, disastrosi nel secondo) a causa dell’effetto aumento IVA annunciato dal 5% all’8%, come va il Giappone.
Il Giappone e’ in uno stato di sostanziale CRISI da oltre 20 anni, e nonostante abbia sostanzialmente “provato” qualsiasi politica possibile immaginabile, il trend di fondo resta insoddisfacente nel suo complesso. La causa principale e’ un invecchiamento della popolazione epocale, con una riduzione della popolazione in eta’ da lavoro del 10% in 3 lustri, non compensata da fenomini di immigrazione.
Come va l’Abenomics?
La controversa Abenomics, ha colto alcuni obiettivi, mentre su altri e’ per ora insoddisfacente. In sintesi:
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INFLAZIONE: l’obiettivo di alzare l’inflazione e’ stato centrato. Cosi’ facendo si gonfia “il PIL Nominale” e cio’ ha effetti sulla dinamica del debito pubblico nei prossimi anni rallentandone la crescita (si tenga a mente che il Giappone ha un Debito Pubblico del 240%, che pero’ al netto delle riserve e’ sul 150%, e l’immenso quantitativo di riserve e’ perloppiu’ in valuta estera, per cui s’e’ rivalutato; traducendo la dinamica di crescita del “Debito Pubblico netto” si sta notevolemnte attenuando). Al tempo stesso l’inflazione erode la “quota salari” a vantaggio della “quota capitale” e cio’ aiuta nel medio periodo la competitivita’ e frenera’ i fenomeni di delocalizzazione.
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RIPRESA ECONOMICA: al di la’ dei su e giu’ dei vari trimestri, nel complesso, negli ultimi 18 mesi le dinamiche degli indicatori economici fondamentali (produzione industriale, PIL, disoccupazione) sono decisamente migliori di quelle europee (metre nel passato era l’opposto). E’ ovvio che in un paese di “vecchi” difficilmente si puo’ pensare di avere andamenti economici positivi per tempi troppo lunghi. Vedremo nei prossimi trimestri (e molto incidera’ la decisione sull’ulteriore aumento dell’IVA dall’8% al 10%)
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BILANCIA DEI PAGAMENTI: qui ha deluso. L’export s’e’ ripreso, ma l’import ha continuato a correre. La Bilancia dei Pagamenti che e’ stata enormemente attiva gli anni scorsi, ora ha saldo nullo o quasi. Il Giappone ha una struttura economica produttiva molto peculiare, con produzione molto legata a “commesse”. L’annunciato aumento dell’IVA e la ripresa produttiva hanno spinto l’import nonostante la svalutazione, mentre l’export e’ cresciuto, ma non certo in modo esplosivo. Il Giappone ha accomulato un’immensamente attiva Posizione netta patrimoniale sull’estero (circa il 70% del PIL) e cio’ consente al Sol Levante di essere al riparo per diversi lustri da Armageddon (che tanti sprovveduti annunciano e prevedono giornalmente, salvo essere ovviamente sempre smentiti dai fatti), ma non c’e’ dubbio che e’ essenziale monitorarne l’andamento nei mesi a venire.
Il Nobel Joseph Stiglitz una volta disse: il mondo si divide in 4 modelli economici, i “paesi sviluppati”, quelli “in via di sviluppo”, il Giappone e l’Argentina.
In sintesi il Giappone e’ e resta un caso da studiare.
Personalmente ritengo che nel lungo periodo il Giappone, essenzialmente per ragioni demografiche, continuera’ a flettere nel suo peso sull’economia globale; non prevedo invece nessun Armageddon nel breve e medio periodo.
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