Economia
Gesù stava dalla parte degli usurai?
Senza una massa di usurai non esisterebbe una folla di poveri. San Gregorio di Nissa (335-394).
Mia moglie torna turbata dalla messa domenicale. Mi dice che il vecchio prete ha spiegato la parabola dei talenti agli servitori, che sta nel Vangelo di Matteo 25, 14-30, ed era come se sul pulpito stesse parlando George Soros!
Usurai
Le dico che non è possibile, Gesù buttò fuori i cambiavalute dal tempio e la Chiesa Cattolica è sempre stato un baluardo contro all’usura, anche se negli ultimi secoli ha chiuso un occhio. Uno dei motivi dello scisma luterano e calvinista fu proprio che, entro certi limiti, i protestanti accettavano l’usura.
Mi mostra le quattro paginette distribuite in chiesa e, anche se da poco abbiamo pubblicato il libro curato da Kerry Bolton intitolato “Usurai, Vila Razza Dannata” che tratta di questo argomento, mi mette in evidente difficoltà.
Usurai, vil razza dannata!
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Gesù racconta di un uomo (forse un re?) che dovendo partire per un viaggio chiamò a sé tre dei propri servi, al primo consegnò cinque talenti (una grossa somma), al secondo due talenti, al terzo un talento.
I primi due riuscirono a raddoppiare il capitale, mentre il terzo scavò un buco in terra e lo seppellì.
Quando il padrone tornò, chiese conto dei suoi soldi. Fu contento dei primi due ma s’arrabbiò con il terzo.
Quello si giustificò dicendogli: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo” e gli riconsegnò il talento.
Il signore gli diede del poltrone e non accettò la sua giustificazione, dicendogli: “Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così tornando avrei ritirato il mio con l’interesse (nella Bibbia latina c’è scritto addirittura usura).
Questa parabola di Gesù confonde molti teologi e certamente ha confuso il prete che ha ascoltato mia moglie. Il concetto è che il denaro deve essere fatto girare, per scambiare merci e servizi, ma quando il denaro viene prestato a usura si commette un peccato mortale. Anche agli ebrei venne proibito di prestarlo a interesse ai propri confratelli ma gli fu lasciata aperta la possibilità di prestarlo ai gentili: “A uno straniero puoi prestare a usura; ma a tuo fratello non presterai a usura, perché il Signore tuo Dio ti benedica in tutto ciò a cui metterai mano nel Paese dove andrai” (Dt 23,20). Un dettaglio che ha generato infinite tragedie.
Nella Bibbia si parla di usura?
Questi divieti, così come il carattere etico e morale generale del Nuovo Testamento, ereditato dal mondo classico, hanno stabilito le basi della dottrina sociale cattolica, per cui l’opposizione all’usura era un elemento chiave. Nel 325 il Concilio di Nicea proibì l’usura tra i chierici. Sotto all’imperatore Carlo Magno (768-814) il divieto fu esteso ai laici. Qui l’usura significava semplicemente l’estrazione dal denaro di più di quello che veniva prestato. Questo è in accordo con quanto affermato da Luca (6,35) nel dire che non ci si deve aspettare indietro più di quanto si dà. Nel 1139, il Secondo Concilio Lateranense di Roma dichiarò che l’usura è un furto, e che gli usurai avrebbero dovuto restituire il maltolto. Nel 1312 il Concilio di Vienne, in Francia, stabilì che chiunque rivendicasse l’usura era un eretico e andava scomunicato e non poteva essere seppellito in terra consacrata (Decreti: 29).
L’usuraio veniva visto come un ladro del tempo, che appartiene a Dio, dunque il banchiere che presta a usura è un ladro che ruba a Dio, nulla di peggio per San Tommaso d’Aquino e Sant’Antonio da Padova.
In altri passi dei Vangeli Gesù condanna l’usura, ma allora che voleva dire con tale parabola? Che sia un errore di traduzione? Tutti i passi in italiano della Bibbia che vengono letti nelle chiese originano dalla Vulgata. La Vulgata è una traduzione in latino della Bibbia dall’antica versione greca ed ebraica, realizzata perlopiù da San Girolamo nel 382.
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Esistono però altre versioni della Bibbia accettate dalla Chiesa Cattolica. Una delle più attendibili e antiche, vicina all’aramaico che parlava Gesù, è la Bibbia Siriaca. Ne possiedo una stampata a Venezia nel 1609 e la consulto. Ecco il passo incriminato:
Oportuit te committere pecunia mea mensa, & ego venissem ac repetissem quod meum est cum foenore.
Non vi si parla di usura, né di banchieri (o cambiavalute) ma solo di proprio profitto (foenore). Nella versione classica della Vulgata, invece si parla di cambiavalute e di usura. Dunque, spiace dar torto a San Gerolamo, ma forse anche lui, come Omero, a volte sonnecchiava. Del resto anche lo stesso Sant’Agostino scrisse che se osserviamo qualcosa che è diverso da quanto sta scritto nella Bibbia, forse è un errore del copista che la trascrisse.
Angelo Paratico
Arthur Nelson Field, John A. Lee, John Hargrave, Ezra Pound, Padre Charles Coughlin, Gottfried Feder. “Usurai Vil Razza Dannata!” curato da Kerry Bolton, Euro 18, ISBN 9788831229173.
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