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Germania, un inverno freddo potrebbe costare 40 miliardi. L’allarme arriva però da una fonte “interessata”
Allarme per l’economia tedesca: un inverno rigido potrebbe costare 40 miliardi e innescare una recessione. Uno studio svela i rischi legati alle scorte di gas, ma il governo frena.

L’inverno si avvicina e in Germania, motore economico d’Europa, qualcuno inizia a fare i conti non solo con i termostati, ma anche con il Prodotto Interno Lordo. Secondo un recente studio, un inverno particolarmente rigido potrebbe infliggere all’economia tedesca perdite fino a 40 miliardi di euro. Una bella cifrai, che suona come un campanello d’allarme per un Paese la cui stabilità energetica è diventata una questione di sicurezza nazionale.
L’analisi, condotta dalla società di consulenza Frontier Economics, è stata commissionata da un nome tutt’altro che secondario nel panorama energetico: Uniper SE, uno dei principali operatori di impianti di stoccaggio del gas in Germania. Un dettaglio non da poco, che aggiunge un interessante livello di lettura alla notizia. Già pochi giorni fà erano nati dubbi sulla capacità della Germania di superare l’inverno
Lo scenario del rischio: stoccaggi e temperature
Lo studio ipotizza uno scenario non fantascientifico, ma basato su dati storici: un’ondata di freddo eccezionale all’inizio del 2026, con temperature di 2,2°C inferiori alla media, simile a quanto accaduto nel 2010. L’impatto economico dipenderebbe in modo cruciale dal livello di riempimento degli stoccaggi di gas nel nord-ovest Europa.
Vediamo i numeri in dettaglio:
- Scenario Peggiore (stoccaggi al 75%): Una perdita economica di ben 40 miliardi di euro ($46,4 miliardi).
- Scenario Migliore (stoccaggi al 90%): La perdita si ridurrebbe a circa 14 miliardi di euro. Una differenza sostanziale che, secondo gli analisti, segnerebbe “il confine tra stabilità e recessione”.
- Situazione Attuale: Al momento, le riserve si attestano poco sotto l’83%, un livello inferiore alle medie storiche per il periodo, rendendo lo scenario tutt’altro che remoto.
“Senza impianti di stoccaggio pieni, la Germania è vulnerabile“, ha dichiarato senza mezzi termini l’amministratore delegato di Uniper, Michael Lewis. Una frase che, pronunciata dal CEO di un’azienda che vende proprio quella capacità di stoccaggio, suona tanto come un avvertimento quanto come una brillante mossa commerciale.
La posizione (più tranquilla) del Governo
Il Ministero dell’Economia tedesco, tuttavia, sembra meno allarmato. Un portavoce ha precisato che la sicurezza degli approvvigionamenti del Paese non si basa esclusivamente sugli stoccaggi. Berlino punta infatti anche su altri due pilastri: i terminali per il gas naturale liquefatto (GNL), costruiti a tempo di record, e l’abbondanza di offerta sul mercato globale.
In pratica, il governo tedesco trasmette un messaggio di fiducia nella diversificazione delle fonti, suggerendo che la vulnerabilità paventata da Uniper sia, se non esagerata, almeno parziale. Il ministero ha inoltre commissionato un proprio studio sulla situazione del mercato del gas, i cui risultati sono attesi entro la fine dell’anno. Sarà interessante confrontare le conclusioni.
La questione rimane aperta: siamo di fronte a un rischio concreto per l’economia più importante d’Europa, o a un’abile operazione di lobbying da parte di un settore che vuole sottolineare la propria indispensabilità? Probabilmente, come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Ma con un inverno alle porte, la Germania non può permettersi di sbagliare i calcoli. La verità sui danni per il freddo la sapremo solo il prossimo marzo.
Domande e Risposte per il Lettore
1) Perché il livello degli stoccaggi di gas è così cruciale per l’economia di un Paese come la Germania?
Gli stoccaggi di gas naturale agiscono come un’assicurazione strategica. Durante l’inverno, quando la domanda di riscaldamento e per usi industriali aumenta vertiginosamente, le importazioni giornaliere potrebbero non bastare. Avere riserve piene permette di compensare i picchi di richiesta e di proteggersi da eventuali interruzioni delle forniture o da improvvise impennate dei prezzi sul mercato globale. Per un’economia fortemente industrializzata come quella tedesca, un’energia stabile e a costi prevedibili è vitale per mantenere la produzione e la competitività, evitando costosi fermi impianto o razionamenti.
2) Lo studio di Uniper è da considerarsi oggettivo o c’è un potenziale conflitto di interessi?
È un punto fondamentale. Lo studio è stato condotto da una società di consulenza indipendente (Frontier Economics), il che gli conferisce una base tecnica solida. Tuttavia, essendo stato commissionato da Uniper, che trae profitto dalla vendita di capacità di stoccaggio, è logico supporre che i risultati enfatizzino i rischi legati a riserve insufficienti. Questo non significa che i dati siano falsi, ma che l’interpretazione e la comunicazione sono probabilmente orientate a evidenziare l’importanza del business di Uniper. È un classico esempio di come l’analisi economica possa essere usata anche come strumento di lobbying.
3) Quali sono le alternative della Germania per garantire la sua sicurezza energetica oltre agli stoccaggi?
Il governo tedesco sta diversificando le sue strategie. La principale alternativa è il Gas Naturale Liquefatto (GNL). Dopo la crisi con la Russia, la Germania ha costruito in tempi record diversi terminali galleggianti per importare GNL via mare da fornitori globali come Stati Uniti e Qatar. Questo riduce la dipendenza da specifici gasdotti. Inoltre, il Paese sta accelerando sulla transizione verso le energie rinnovabili (eolico e solare) per diminuire la domanda strutturale di gas a lungo termine e si affida alla stabilità e all’abbondanza dell’offerta sul mercato spot globale.

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