Seguici su

EconomiaGermania

Germania: la ripresa “Boom” è solo un’Illusione. I dati reali raccontano un’altra storia

Germania, la grande bugia della ripresa: mentre il governo annuncia un “boom”, i dati reali svelano una crisi profonda. Ecco perché la locomotiva d’Europa è ferma.

Pubblicato

il

Mentre il governo tedesco e i principali istituti economici brindano a una presunta ripresa “boom” per il 2026 e 2027, con previsioni di crescita fino all’1,4%, la realtà quotidiana dell’economia teutonica sembra viaggiare su un binario completamente diverso. Un binario che porta dritto verso la stagnazione, se non peggio.

Le previsioni ufficiali, che la coalizione rosso-conservatrice si appresta a pubblicare, parlano di una seconda metà del 2025 come la più forte dall’inizio del 2022. Si prospettano otto trimestri consecutivi di crescita, un’età dell’oro che non si vedeva dai tempi di Angela Merkel, quando il mondo sembrava un posto decisamente più semplice.

Peccato che i dati concreti, quelli che misurano il polso reale dell’economia, remino in direzione opposta. L’Handelsblatt Research Institute (HRI) smorza gli entusiasmi, e a ragione.

I segnali che il “Re è Nudo”

Gli indicatori recenti sono tutt’altro che incoraggianti e dipingono un quadro a tinte fosche, in netto contrasto con l’ottimismo di facciata. Ecco i principali campanelli d’allarme:

  • Indice di Attività della Bundesbank: L’indice settimanale della banca centrale tedesca, anziché segnalare crescita, mostra un’attività economica in leggero calo da maggio. Nessun segnale di ripresa all’orizzonte. Il PIL del terzo trimestre non porterà buone
  • Indici manifatturieri ISM Germania – Tradingeconomics

    Indici dei Responsabili degli Acquisti (PMI): L’indice relativo all’industria manifatturiera è sceso da 49,8 a 48,5 punti, allontanandosi ulteriormente dalla soglia dei 50 punti che separa la contrazione dalla crescita. Un segnale che Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank, definisce come “problemi incombenti”. Si tratta di un indice previsionale, non una profezia, ma un’indicazione d’andamento.

  • Clima di Fiducia Ifo: Il colpo di grazia è arrivato dall’indice Ifo sul clima aziendale, crollato da 88,9 a 87,7 punti. Un tonfo che ha annullato i timidi miglioramenti dei mesi scorsi. Secondo l’esperto Ifo Klaus Wohlrabe, “attualmente non ci sono segnali positivi in nessun settore industriale”.

Quindi è molto improbabile che il PIL tedesco nel terzo trimestre, che finisce domani, sia positivo. Anzi sono molto proabili dei dati negativi. 

Le vere cause della debolezza tedesca

La debolezza tedesca non è un malanno passeggero, ma il sintomo di problemi strutturali profondi. L’industria, tradizionale motore del paese, sta subendo colpi durissimi a causa di un mix letale di fattori esterni e interni.

Da un lato, l’instabile politica commerciale degli Stati Uniti, con i suoi dazi, sta frenando l’export. Il surplus commerciale della Germania con gli USA è ai minimi dal 2021, con un calo del 15,1% rispetto all’anno precedente.

Dall’altro, e forse è questo il problema cruciale, il modello di business tedesco è andato in frantumi. La Germania ha prosperato per decenni vendendo i suoi prodotti di alta gamma alla Cina, che fungeva da “officina del mondo”. Ora, la Cina è diventata un temibile concorrente diretto, che produce in casa e sfida le aziende tedesche sui mercati globali.

Una recente analisi della Bundesbank è impietosa: dal 2017, la Germania sta perdendo quote di mercato nelle esportazioni. Se così non fosse stato, tra il 2021 e il 2024 il PIL tedesco sarebbe cresciuto di 2,4 punti percentuali in più.

Un pacchetto di stimoli che rischia di fare cilecca

Il governo tenta di rispondere con un programma di spesa pubblica in stile keynesiano, finanziato con nuovo debito, per stimolare settori come l’edilizia e la difesa. Tuttavia, anche qui le prospettive sono modeste. L’HRI prevede una crescita di appena lo 0,7% per il 2026, ben lontana dai miraggi governativi. Perché?

  1. Aumento dei Contributi: Lo stimolo è in parte neutralizzato dal rapido aumento dei contributi previdenziali, che riducono i redditi disponibili delle famiglie. Lo stato  dà con una mano e prende con l’altra, un esercizio che ben conosciamo in Italia.
  2. Importazioni Militari: Gran parte delle nuove attrezzature per la difesa verrà importata, generando quindi pochi benefici per l’economia interna. Comunque le armi, di per se, non producono nulla.
  3. Inflazione: Con la capacità produttiva già sotto stress, è probabile che molto denaro pubblico si traduca semplicemente in un aumento dei prezzi, per lo sfruttamento di risorse produttive e tecnologiche scarse.

L’annunciato “autunno delle riforme” rischia di trasformarsi in un ben più amaro “autunno delle delusioni”. La Germania si ritrova con un modello economico da reinventare, un debito pubblico in crescita e una prosperità che, nel migliore dei casi, ristagnerà. Un monito per l’intera Europa.

Fabbrica VW, una delle aziende più in crisi

Domande & Risposte

1) Perché le previsioni ufficiali del governo tedesco sono così ottimistiche se i dati reali sono negativi?

Spesso i governi tendono a presentare previsioni ottimistiche per infondere fiducia nei mercati e nei cittadini. Una previsione di crescita robusta può incoraggiare investimenti e consumi, innescando una sorta di “profezia che si autoavvera”. Inoltre, le stime si basano su modelli econometrici che potrebbero sovrastimare l’impatto positivo delle misure di stimolo fiscale pianificate, senza dare il giusto peso ai recenti indicatori negativi (come il crollo dell’indice Ifo) o ai problemi strutturali, come la perdita di competitività internazionale. È un mix di speranza politica e inerzia dei modelli di previsione.

2) In che modo esattamente la Cina è diventata un rivale così pericoloso per l’economia tedesca?

Per decenni, il rapporto è stato complementare: la Germania forniva macchinari e tecnologia di alta qualità, mentre la Cina offriva manodopera a basso costo e un mercato di sbocco enorme. Ora, la Cina ha compiuto un salto tecnologico impressionante. Non è più solo l’assemblatore, ma un produttore e innovatore in settori chiave come l’automotive (soprattutto elettrico), l’elettronica e le tecnologie verdi. Di conseguenza, le aziende cinesi non solo soddisfano la domanda interna, ma competono direttamente con quelle tedesche sui mercati internazionali, erodendo le loro quote di mercato.

3) Il piano di spesa del governo tedesco per stimolare l’economia è quindi completamente inutile?

Non è completamente inutile, ma la sua efficacia è fortemente messa in dubbio. L’iniezione di denaro pubblico in settori come edilizia e difesa avrà sicuramente un impatto positivo su alcune aree dell’economia. Tuttavia, questo effetto rischia di essere limitato. Parte dello stimolo verrà “mangiato” dall’inflazione, un’altra parte andrà all’estero per l’acquisto di beni (come gli armamenti), e un’altra ancora sarà compensata dall’aumento delle tasse e dei contributi che pesano sui bilanci di famiglie e imprese. È una misura tampone che non affronta il vero problema: la crisi del modello export-led tedesco.

E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento