Europa
Germania: la fine è sempre verso il Bunker autoritario, fino alle estreme conseguenze
L’Italia ha un difetto: cercare l’uomo, o l’istituzione, forte e cambiarla appena appare superata. La Germania segue invece una strada, anche quando sbagliata o superata, fino alle estreme conseguenze. Cosa è peggio?
Ogni popolo ha i suoi difetti caratteriali. Personalmente penso che il principale difetto italiano è quello di attendere che la soluzione ad ogni problema venga dall'”Uomo forte”, da qualcuno che esternamente ci impogna disciplina e la “Via giusta”, cosa che poi degenera nel più banale e decelebrato culto della personalità. Quindi, invece che imporci personalmente la disciplina della resposnabilità, mantenendo la libertà, cerchiamo che qualcuno ci obblighi ad essere migliori.
Questo difetto ci ha regalato, nel secolo scorso e nell’attuale, il nostro peggio, ed ha alimentato generazioni di yesman, alcuni anche tecnicamente validi, ma molti no. Ci ha fornito le adunate oceaniche, la discesa dei forchettoni, il sessantotto all’italiana, craxismo, europeismo, renzismo, il grillismo e chi più ne ha più ne metta. Il male italiano è l’eccessivo desiderio di piegarsi come canna al vento che tira in un certo momento, un morbo che ha permesso di passare in due anni da 45 milioni di fascisti a 45 milioni di antifascisti, da 20 milioni di socialisti a zero socialisti, da 20 milioni di andreottiani, a volere Andreotti in galera.
In questo momento gli “Ismi” che stanno vivendo la loro stagione autunnale sono il Globalismo e l’Europeismo. Un giorno passeranno, ed esattamente come la canna, quando cambia il vento, he si rialza e ripiega in diversa direzione, così, con nonchalance, chi ne fa proclami passerà dalla parte opposta.
Il peggio: potremmo seguire la moda sino alle estreme consueguenze
Questo è il nostro difetto, ma potrebbe andarci peggio. In Germania i media sono entrati in forte polemica con il quotidiano nazionale Welt che ha pubblicato un’intervista-intervento a Elon Musk, visto come Mefistofele (tanto per richiamare Goethe) da quando ha deciso di appoggiare la leader di AfD, Alice Weidel.
Oggi Harald Martestein risponde a queste accuse con un bell’articolo dal titolo “Essere tedeschi significa percorrere ogni vicolo cieco fino alla fine“, che merita di essere letto.
L’autore considera ironico questo scandalo, specialmente considerando che i politici tedeschi spesso commentano le politiche di altri paesi, come nel caso di Trump o Milei e facendo dei danni colossali o prendendo delle cantonate incredibili, come la Merkel con Putin.
Questo, sottolinea l’autore, perché l’informazione tedesca (o quella italiana, non diversa in questo) non vuole informare il lettore: vuole educarlo. Non vuole lasciarlo livero di scegliere, vuole dargli la scelta già fatta.
I media tedeschi abbiano pubblicato in passato articoli di Putin, nonostante la sua reputazione avesse già delle macchie e, soprattutto, mai evidenziando la pericolosa dipendenza della Germania dalla Russia. Ora si scandalizzano per Elon Musk, che è una delle persone più influenti al mondo, ma non un capo di stato, né un dittatore.
Ora il Mondo sta prendendo una direzione divrsa da quella della Socialdemocrazia tedesca o del tenue Popolarismo della CDU. Va in una direzione populista e per buoni motivi, ma la Germania fa finta di non accorgersene, o peggio. Come altre volte in passato non solo fa finta di nulla, ma perfino si arrocca in posizioni che sono antistoriche. Si chiude nel suo bunker e lancia bombe a chiunque si avvicini.
Vediamo cosa dice l’autore.
La bussola più importante della politica estera tedesca è sempre stata il suo legame con l’Occidente. Il merito è di Konrad Adenauer e della CDU, mentre la SPD è rimasta indietro. Se mi è consentita una parola personale: Sono stato felice per tutta la vita di essere un libero nano da giardino nel giardino degli Stati Uniti, e non un nano da giardino nel giardino di Stalin, Breznev o Putin o un nano da giardino cinese. A mio parere, chi chiede che oggi ci si butti sulla Russia autoritaria e neo-imperialista ha il cervello pieno di miele.
Ma il vecchio Occidente dei tempi di Adenauer, Willy Brandt e Helmut Kohl non esiste più. Né le preghiere né le imprecazioni lo riporteranno indietro. Come ha descritto lo storico britannico Niall Ferguson nel WELT AM SONNTAG della scorsa settimana, siamo nel bel mezzo di una svolta. Mi ricorda il 1968, solo in direzione politica opposta.
Un Paese occidentale dopo l’altro, come gli Stati Uniti, sta eleggendo alla propria guida populisti di destra o libertari o conservatori che sono saliti sul carro del vincitore. È probabile che Francia e Regno Unito si uniscano presto a questo club. Questa è la situazione odierna in Occidente. Chi parla di legami con l’Occidente oggi e allo stesso tempo dichiara che politici come Donald Trump o Elon Musk sono incapaci di essere soddisfatti, si lega a un Occidente che esiste solo nella sua testa.
Perché il tema è proprio questo: chi rifiuta Trump e Musk, cosa vuole? Perché non è ben chiaro quale sia l’alternativa. Una socialdemcorazia che non funziona e che non può funzionare, perché imbevuta di terzomondismo? Potrebbero esserci vie alternative, sicuramente si svilupperanno, ma non sono quelle che i signori di Bruxelles e Berlino difendono adesso. Ma andiamo avanti:
Come si è arrivati a questo? I cittadini degli Stati democraticamente costituiti si avvalgono semplicemente della democrazia rappresentativa. Votano contro i governi e gli ambienti da cui non si sentono più rappresentati. Hanno l’impressione che i loro problemi non siano compresi, non siano risolti e spesso non siano nemmeno visti da coloro che prima si percepivano come élite. E sentono che queste persone, quelle che stanno in alto, disprezzano loro e il loro modo di vivere.
Questi elettori non vogliono altro che ciò che è stato concesso a tutte le tribù indiane dell’Amazzonia: Vogliono mantenere la loro identità. Non vogliono che il loro mondo perisca, ma che sia preservato per i loro nipoti. Non vogliono dissolversi in un’uniformità globalista come una zolletta di zucchero nel caffè. I francesi vogliono rimanere francesi, gli italiani vogliono rimanere italiani e i polacchi vogliono rimanere polacchi.
Per la maggior parte di loro, questo desiderio è qualcosa di diverso dal nazionalismo. È difensivo, non aggressivo. A differenza di Putin, Trump e Musk non hanno piani di conquista né progetti di guerra. Allo stato attuale delle cose, è molto improbabile che Trump e Musk facciano costruire campi di prigionia per i membri dell’opposizione in Alaska, come fa Putin in Siberia, o che facciano massacrare gli indigeni come Putin ha fatto con i ceceni. Il loro obiettivo è la “prosperità per tutti”, che era anche il titolo di un libro del 1957 del politico della CDU Ludwig Erhard.
Se mai il problema dell’Europa è l’opposto: Trump NON vuole difendere più il mondo, ma far si che ognuno si prenda le proprie responsabilità, e gli Europei han fatto di tutto, e in parte stanno facendo di tutto, per non prendersele. Proseguiamo
Questa tendenza continuerà in Occidente perché quelle che vengono semplicisticamente definite “vecchie élite” in genere mostrano poca autocritica come nelle memorie di Angela Merkel. Credono che la parola “democrazia” significhi che non esiste un’alternativa legittima al nostro ambiente. In realtà, però, democrazia significa esattamente il contrario.
Invece di cambiare rotta, vogliono fermare il suo declino con mezzi autoritari. Non è già successo in Germania?
Si introducono centri di segnalazione anonimi, si parla seriamente di mettere al bando il secondo partito tedesco più forte. E dichiarano scandaloso che uno dei più potenti americani possa esprimere la sua opinione su un giornale tedesco – il che è come un chihuahua che ringhia a un labrador.
Credo sia ormai chiaro che non voglio essere governato da fan di Putin o da autoritari. È chiaro a me come a molte persone nel Paese che le cose non possono andare avanti così.
Ma purtroppo, come ha scritto lo scrittore Alexander Wendt, essere tedeschi significa “percorrere ogni strada senza uscita fino alla sua fine”.
Esatto, il difetto della Germania è quello di percorrere ogni strada fino alla fine, alle estreme conseguenze, anche quando questa si rivela sbagliata. In altre situazioni questa sarebbe una delle definizioni di stupidità, ma qui è molto peggio: è l’incapacità di vivere una vera democrazia come accettazione dell’opposizione, dell’alternarsi ad essa e del fatto che il mondo può essere diverso dalla propria visione. Però il buker ha sempre una fine, e non farsesca come in Italia, ma tragica.
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