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Gas: l’Ucraina firma per il GNL USA fino al 2050. Ma la vera partita la giocano la Grecia e la Turchia

L’Ucraina si assicura il GNL USA per 25 anni via Grecia. Atene, con l’appoggio USA, si candida a nuovo hub energetico, tagliando fuori Russia e Turchia.

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Mentre la Russia intensifica gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine in vista dell’inverno, Kiev cerca di correre ai ripari su un orizzonte temporale decisamente lungo.

La compagnia petrolifera statale ucraina, Naftogaz, ha siglato un accordo strategico con la società greca Atlantic-See Lng Trade SA. L’oggetto del contratto è la fornitura di gas naturale liquefatto (GNL) proveniente dagli Stati Uniti all’Ucraina, non per un anno o due, ma per i prossimi 25 anni, fino al 2050.

Come confermato dall’ufficio stampa di Naftogaz (una società che, giova ricordarlo, è entrata nel 2023 tra le prime 200 aziende europee per ricavi), l’accordo prevede lo sviluppo congiunto della fornitura. Il GNL americano utilizzerà i terminali di rigassificazione greci e il cosiddetto “Corridoio Verticale” per raggiungere l’Europa e, infine, l’Ucraina.

Il corridoio verticale del gas

La disperata ricerca di stabilità energetica

Per Kiev, questa mossa non è solo commerciale, ma vitale. L’Ucraina punta a:

  • Garantire una fornitura stabile e a lungo termine di GNL.
  • Integrare le proprie infrastrutture nelle rotte logistiche europee.
  • Creare un sistema sostenibile di fornitura e stoccaggio per il gas USA.

Questa non è l’unica mossa. Il CEO di Naftogaz, Serhiy Koretskyi, ha confermato anche un accordo con la polacca Orlen per ulteriori 300 milioni di metri cubi di GNL statunitense via terminali in Polonia.

L’urgenza è dettata dalla cronaca bellica. La Russia ha intensificato i suoi attacchi missilistici e con droni contro gli impianti energetici. Koretskyi ha confermato che l’ultimo massiccio attacco (l’ottavo da inizio ottobre, con oltre 450 droni e 45 missili) ha causato “colpi diretti” e danni alle attrezzature di produzione, nel tentativo palese di “privare gli ucraini di gas, riscaldamento ed elettricità”.

La partita della Grecia: Hub anti-Russia (e anti-Turchia)

Se l’Ucraina cerca la sopravvivenza energetica, la Grecia gioca una partita geopolitica da maestro. Il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha salutato l’accordo con entusiasmo, vedendolo come il tassello che posiziona Atene quale futura “porta d’accesso” per il GNL statunitense verso l’Europa sudorientale.

La strategia greca è chiara: sostituire le importazioni russe e, con una certa ironia geopolitica, limitare la presenza della Turchia. “La Grecia è la porta d’accesso per il gas che sostituirà le importazioni russe”, ha affermato Mitsotakis.

Ma il vero obiettivo, neanche troppo velato, è Ankara. Il premier greco è stato esplicito: “Non permetteremo che le rotte energetiche vengano deviate attraverso la Turchia”, aggiungendo che “non possiamo permettere che il gas naturale entri in Europa dalla porta secondaria”.

Gli Stati Uniti, ovviamente, benedicono l’operazione. Il Segretario all’Energia statunitense, Chris Wright, ha dichiarato che la Grecia contribuirà all'”indipendenza energetica dalla Russia”, affermando che se le infrastrutture necessarie saranno costruite, queste sostituiranno “ogni singola molecola di gas russo in Europa”.

Termina GNL di Revithoussa, Grecia

Gli accordi collaterali e il contesto UE

La cooperazione tra Atene e Washington non si ferma al transito. Durante la stessa conferenza (il Partenariato per la cooperazione transatlantica in materia di energia e clima), è stato firmato un altro accordo “storico”: ExxonMobil, insieme alla greca HelleniQEnergy e Energean, avvierà l’estrazione di idrocarburi nel Blocco 2 del Mar Ionio. “Si tratta della prima trivellazione esplorativa nel nostro Paese in quasi 40 anni”, ha commentato un soddisfatto Mitsotakis.

Tutto questo avviene mentre l’Unione Europea mantiene una posizione ambigua sul gas. L’UE ha vietato carbone e quasi tutto il petrolio russo, ma non il gas. Sebbene la dipendenza sia crollata (dal 45% al 13%), la Commissione, spinta da Washington, ha proposto un divieto totale dal 2028. Una proposta che, tuttavia, vede l’opposizione di Ungheria e Slovacchia, a riprova che gli interessi nazionali, quando si parla di energia, pesano ancora molto.

Domande e risposte

Perché l’Ucraina sta firmando ora un accordo a così lungo termine per il GNL? L’Ucraina cerca disperatamente la sicurezza energetica. La Russia ha intensificato gli attacchi mirati alle infrastrutture del gas (nove attacchi da ottobre) per paralizzare il paese durante l’inverno. Assicurarsi forniture di GNL statunitense via Grecia e Polonia fino al 2050, aggirando la Russia, è una mossa strategica vitale per garantire la stabilità della stagione di riscaldamento e l’indipendenza energetica futura, riducendo la vulnerabilità agli attacchi e alle pressioni di Mosca.

Qual è il ruolo della Grecia in questo accordo, oltre a quello di transito? Per la Grecia, questo è un colpo geopolitico. Il primo ministro Mitsotakis sta posizionando Atene come il principale hub energetico del sud-est europeo per il GNL. L’obiettivo è duplice: sostituire la dipendenza europea dal gas russo e, forse ancora più importante per Atene, limitare l’influenza della Turchia come corridoio energetico alternativo. La Grecia sta usando la crisi ucraina per rafforzare la propria rilevanza strategica ed economica nella regione, con il pieno appoggio degli Stati Uniti.

L’Unione Europea non ha già vietato il gas russo? No. A differenza di carbone e petrolio (quasi totalmente banditi), l’UE non ha imposto un divieto totale sul gas russo. Sebbene gli acquisti siano crollati (dal 45% al 13% delle importazioni), il gas russo continua a fluire. La Commissione Europea ha proposto un divieto totale entro il 2028, spinta dagli Stati Uniti, ma alcuni membri, come Ungheria e Slovacchia, si oppongono, evidenziando le divisioni interne sulla rapidità della transizione energetica e della rottura definitiva con Mosca.

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