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Gas: l’Ucraina compra GNL americano. Indovinate chi garantisce (e paga)?
Gas: l’Ucraina si accorda con la Grecia per il GNL americano. Ma è l’Europa, con fondi BEI, a garantire i pagamenti.

L’Ucraina, apparentemente, si sta preparando per l’inverno 2025-26. La sua azienda energetica statale, Naftogaz, ha appena firmato una lettera d’intenti con la DEPA Commercial (l’equivalente greco, anch’essa statale) per la fornitura di Gas Naturale Liquefatto (GNL) proveniente dagli Stati Uniti.
La notizia sembra ottima, specialmente nel contesto della diversificazione energetica europea. Ma, come spesso accade nelle complesse geometrie energetiche che coinvolgono Kiev, la domanda sorge spontanea: chi paga e, soprattutto, chi garantisce per un acquirente come Naftogaz?
Non serve un’indagine complessa per trovare la risposta: siamo noi, i paesi europei.
Il triangolo Grecia-USA-Ucraina
L’accordo è tecnicamente interessante. Il GNL americano arriverà via nave ai terminali greci. Da lì, sarà rigassificato e pompato verso nord attraverso il cosiddetto “Corridoio Verticale”.
La fornitura sarà gestita da Atlantic-See LNG Trade SA, una nuova società in cui la stessa DEPA greca detiene una quota del 40%.
Questo “Corridoio Verticale” non è un’infrastruttura fantascientifica, ma una rete di gasdotti e interconnessioni esistenti che, se usata in “flusso inverso” (da sud a nord), può collegare la Grecia all’Ucraina, passando per Bulgaria, Romania e Moldavia.
Gli operatori delle reti (i TSO) di questi cinque paesi stanno lavorando per potenziare tre rotte specifiche:
- Rotta 1: Il percorso standard che sarà utilizzato per questo accordo.
- Rotta 2 e 3: Nuovi percorsi proposti che utilizzerebbero anche l’interconnettore Grecia-Bulgaria (ICGB) e il gasdotto TAP.
Per incoraggiare l’uso di queste rotte, vitali per la strategia UE di affrancamento dal gas russo (come sottolinea la Commissione), i TSO hanno proposto sconti tariffari significativi, che vanno dal 25% al 50%, sui punti di interconnessione. Una mossa keynesiana per stimolare un mercato che, evidentemente, da solo non parte.
La vera notizia: chi garantisce per Naftogaz?
E arriviamo al punto cruciale. Naftogaz comprerà il gas, ma le garanzie finanziarie non arrivano certo da Kiev. È qui che interviene, massicciamente, la finanza pubblica europea.
Pochi giorni fa, il 13 novembre, Naftogaz e la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) hanno annunciato un grant (che nel linguaggio comune significa “regalo” o “sovvenzione a fondo perduto”) da 127 milioni di euro destinato proprio all’acquisto di gas per l’Ucraina.
Questa sovvenzione si aggiunge a un prestito BEI da 300 milioni di euro già erogato a ottobre per lo stesso identico scopo.
Questi fondi non piovono dal cielo. Sono garantiti nell’ambito del “Quadro per gli investimenti in Ucraina” (UIF), che è parte integrante della “Ukraine Facility” dell’Unione Europea. Si tratta di un meccanismo gigantesco da 50 miliardi di euro (di cui 33 miliardi in prestiti e 17 miliardi in grant) che l’UE ha stanziato per sostenere Kiev dal 2024 al 2027.
In sintesi: gli Stati Uniti vendono il GNL, la Grecia incassa le tariffe di transito e diventa un hub strategico, l’Ucraina riceve il gas, e i contribuenti europei garantiscono l’intera operazione. Un capolavoro di ingegneria finanziaria e geopolitica.
Domande e risposte
Cosa è esattamente il “Corridoio Verticale”?
Non è un singolo gasdotto, ma una rete di infrastrutture e interconnessioni esistenti che attraversano sette paesi (Grecia, Bulgaria, Romania, Moldavia, Ucraina, e potenzialmente Ungheria e Slovacchia). Nasce per permettere al gas di fluire da sud (terminali GNL greci o gas azero) verso nord, raggiungendo l’Europa centrale e orientale. L’obiettivo è diversificare le fonti, riducendo la storica dipendenza della regione dalle forniture che arrivano da est (Russia) e creando un mercato più integrato e sicuro.
Perché si usano soldi europei per comprare gas americano per l’Ucraina?
La strategia è duplice. Primo, garantire la sicurezza energetica dell’Ucraina durante l’inverno è considerato vitale per la stabilità del paese e per evitare una crisi umanitaria, visto che le infrastrutture energetiche ucraine sono sotto attacco. Secondo, è una mossa geopolitica. Finanziare l’acquisto di GNL (americano o altro) tramite terminali europei accelera l’indipendenza totale dell’Europa (e dell’Ucraina) dal gas russo, che era l’obiettivo strategico dell’UE anche prima del 2022. La BEI agisce come braccio finanziario di questa politica.
Che ruolo gioca la Grecia in questa operazione?
La Grecia sta diventando un “hub” energetico cruciale per l’Europa sud-orientale. Grazie ai suoi terminali GNL (come Revithoussa e il nuovo FSRU di Alexandroupolis), può ricevere grandi quantità di gas via nave da tutto il mondo, inclusi gli USA. Attraverso il Corridoio Verticale, la Grecia non si limita a soddisfare il proprio fabbisogno, ma diventa la principale porta d’accesso del GNL per i Balcani e, come dimostra questo accordo, fino all’Ucraina. È un ruolo che porta benefici economici (tariffe di transito) e un notevole peso geopolitico.








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