Economia
Allarme rosso petrolio: esperti stranieri in fuga dall’Iraq. Rischio prezzo a 90 dollari
La guerra tra Israele e Iran scatena il panico: gli esperti stranieri fuggono dai giacimenti petroliferi dell’Iraq. Una fuga che minaccia la produzione e rischia di far esplodere il prezzo del greggio a livello globale.

Diversi esperti stranieri che lavorano con compagnie petrolifere in Iraq hanno recentemente lasciato il Paese a causa dell’escalation del conflitto tra Israele e Iran, secondo quanto riportato giovedì da Shafaq News, citando una fonte autorevole del settore.
“Alcuni cittadini di determinate nazionalità, in particolare esperti britannici, hanno lasciato l’Iraq”, ha riferito la fonte a Shafaq News, “ma continuano a ricevere lo stipendio pieno nonostante la loro assenza dal campo”.
Alcuni esperti tecnici stranieri, in particolare quelli che erano entrati in Iraq con visti rilasciati in Kuwait, non sono ora in grado di tornare dopo aver lasciato il Paese, ha aggiunto la fonte, citando “complesse procedure di frontiera o un coordinamento interrotto tra i due Paesi”.
Di conseguenza, molti di questi esperti rimangono nei loro paesi d’origine ma continuano a lavorare a distanza, secondo la fonte di Shafaq News.
L‘attacco israeliano alle strutture nucleari e ai siti di arricchimento dell’uranio iraniani di venerdì ha messo in allerta l’industria della regione e i mercati globali, tra i timori che un’escalation delle ostilità possa interrompere l’approvvigionamento di petrolio dal Medio Oriente.
L’approvvigionamento dal Medio Oriente potrebbe diventare vulnerabile se l’Iran e Israele decidessero di attaccare le infrastrutture energetiche vitali della regione, hanno osservato all’inizio di questa settimana gli analisti di RBC Capital Markets, avvertendo che l’energia, e in particolare il petrolio, sono ora “chiaramente nel mirino”. Intanto il giacimento iraniano di South Pars è stato già oggetto di attacchi.
“Il fatto che entrambe le parti abbiano preso di mira le infrastrutture energetiche nel secondo giorno di combattimenti rappresenta un chiaro motivo di preoccupazione”, hanno scritto gli analisti nella nota.
L’isola iraniana di Kharg, importante terminal petrolifero e hub commerciale che gestisce il 90% delle esportazioni di petrolio greggio iraniano, potrebbe essere presa di mira da Israele in un momento qualsiasi, secondo RBC.
Da parte loro, i proxy iraniani potrebbero prendere di mira gli impianti petroliferi del vicino Iraq, secondo la banca il secondo produttore di petrolio dell’OPEC dopo l’Arabia Saudita.
La geopolitica potrebbe far salire il greggio Brent di circa 10 dollari al barile, secondo le stime di Goldman Sachs, partendo da un prezzo iniziale di circa 75 dollari. Tuttavia, la banca ha ammesso che i prezzi del petrolio potrebbero superare i 90 dollari al barile in caso di interruzione delle forniture iraniane. La fuga dei tecnici dalla regione potrebbe aumentare le diffoltà produttive e mandare il prezzo dell’oro nero ancora più in alto.
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