Francia

Francia sull’orlo di una crisi di nervi: Lecornu appeso a un filo, tra socialisti e destra divisa

Il premier francese rinuncia all’arma del 49.3 per cercare una maggioranza, ma ora è ostaggio dei veti incrociati di socialisti e destra. Martedì il verdetto che deciderà il futuro politico della Francia.

Pubblicato

il

Il Primo Ministro francese, Sébastien Lecornu, si trova in una posizione che definire precaria è un eufemismo. Martedì prossimo, con la sua dichiarazione di politica generale, si giocherà il futuro del suo esecutivo e, forse, la stabilità politica della Francia per i mesi a venire. In un esercizio di equilibrismo politico che farebbe invidia al miglior funambolo, Lecornu ha tentato una mossa disperata: rinunciare all’utilizzo dell’articolo 49.3 della Costituzione, la temuta “ghigliottina” costituzionale che permette di approvare una legge senza voto., una norma che permette al governo di applicare norme contese senza passare dal parlamento. Quindi, se non altro, Lecornu accetta di piegarsi ai desideri parlamentari.

Una concessione enorme, pensata per ammorbidire il Partito Socialista (PS), ma che rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol. Invece di placare le acque, la mossa ha mostrato debolezza e non ha, per ora, cambiato la posizione delle opposizioni, che minacciano la sfiducia.

La “Road Map” che non convince nessuno

Nel tentativo di tenere insieme una maggioranza che non esiste, Lecornu ha inviato nel fine settimana una lettera ai suoi potenziali alleati del “socle commun” (la base comune), delineando una “road map” governativa. Un documento che, a detta di molti, è un capolavoro di vaghezza. Dentro c’è un po’ di tutto per accontentare tutti e, di conseguenza, niente che soddisfi veramente qualcuno.

Si parla di:

  • Budget 2026: Un bilancio che punti alla riduzione della spesa ma con un occhio alla “giustizia fiscale”, senza però danneggiare crescita e occupazione. Un classico esempio di come si possa voler salvare capra e cavoli, spesso finendo per non salvare nessuno dei due, come quasi sicuramente succederà ora.
  • Tasse e Fisco: Confermata la riduzione delle imposte sulla produzione (via CVAE) e la presentazione di una legge contro la frode fiscale.
  • Sicurezza e Immigrazione: Aperture a un progetto di legge sulla sicurezza quotidiana e un accenno a una “strategia di pilotaggio dei visti”, un chiaro tentativo di ingraziarsi l’ala destra dei Républicains (LR), ma non si capisce bene cosa poi venga a cambiare con centinaia di migliaia di “Sans papier”, irregolari, in circolazione.

La reazione è stata a dir poco tiepida. “Non c’è niente di nuovo, vorremmo sapere per cosa stiamo firmando”, lamenta un alto responsabile della coalizione. L’obiettivo, come filosofeggia un altro, sembra essere semplicemente quello di “stabilizzare il malato”. Un malato che, a quanto pare, è in condizioni critiche.

Il dilemma dei Republicaines: governare o non governare?

All’interno de Les Républicains, la principale forza di centro-destra, la situazione è un dramma nel dramma. Il partito è spaccato. Da un lato, il presidente Bruno Retailleau spinge per rimanere al governo. La sua logica è pragmatica: meglio essere dentro, per evitare il caos e, soprattutto, per impedire che “una sinistra minoritaria prenda il potere” e dia il via alla “surenchère fiscale”, la corsa al rialzo delle tasse. Dall’altro lato, il capogruppo dei deputati Laurent Wauquiez è molto più scettico e ritiene che le condizioni per una partecipazione non siano soddisfatte.

Nonostante le riserve di Wauquiez, una riunione interna tenutasi domenica ha visto una maggioranza di voci favorevoli alla permanenza nell’esecutivo. La logica prevalente sembra essere quella del “male minore”: meglio un governo debole con qualche influenza di destra che un’avventura politica che potrebbe favorire solo il Rassemblement National di Marine Le Pen.

L’azzardo dei Socialisti e lo spettro della sfiducia

E i Socialisti? Dopo aver incassato la rinuncia al 49.3, hanno alzato la posta. Ora chiedono un nuovo dibattito parlamentare sulla riforma delle pensioni del 2023, ovviamente senza il 49.3. Una richiesta che Lecornu non può accettare, perché significherebbe sconfessare una delle riforme simbolo della presidenza Macron.

La situazione è dunque bloccata. Sia il PS che il Rassemblement National hanno messo in chiaro che, senza una rottura netta martedì, “ci dirigiamo dritti verso la censura“. La scelta per i socialisti è quasi shakespeariana: votare la sfiducia insieme al RN, facendo cadere il governo e aprendo la porta a un’instabilità che avvantaggerebbe soprattutto Le Pen, oppure astenersi, permettendo a Lecornu di sopravvivere ma avendo voce in capitolo sul bilancio? Nello stesso tempo astenersi o dare fiducia segnerebbe una rottura con il resto della sinistra, oltre che un’alleanza implicita con la destra dei Les Republicaines.

La risposta arriverà martedì, in un’aula parlamentare che si preannuncia incandescente. Lecornu si gioca tutto, e con lui un pezzo del futuro della Francia, almeno quella centrista. Se anche lui dovesse avere la fiducia, la legge di bilancio sarebbe un percorso a ostacoli.

Assemblea nazionale francese

Domande e Risposte per il Lettore

1) Che cos’è esattamente l’articolo 49.3 e perché è così importante nella politica francese?

L’articolo 49.3 della Costituzione francese è uno strumento eccezionale che consente al Primo Ministro di impegnare la responsabilità del proprio governo su un testo di legge. Se, entro 24 ore, non viene presentata e votata una mozione di sfiducia, la legge è considerata approvata senza essere votata dall’Assemblea Nazionale. È una sorta di “arma nucleare” legislativa, usata per superare l’ostruzionismo o la mancanza di una maggioranza chiara. Rinunciarvi è una concessione enorme, perché priva il governo del suo strumento più potente per forzare l’approvazione delle leggi.

2) Qual è il vero interesse dei Repubblicani a rimanere in un governo così debole e diviso?

L’interesse de Les Républicains è duplice. In primo luogo, c’è un calcolo strategico: rimanere al governo permette loro di influenzare le politiche, specialmente su temi a loro cari come sicurezza, immigrazione e fiscalità per le imprese, agendo come un “argine” contro le richieste della sinistra. In secondo luogo, temono che una crisi di governo possa portare a elezioni anticipate in cui il Rassemblement National potrebbe trionfare. Restare al governo è visto come un atto di responsabilità per evitare il “caos” e mantenere una parvenza di stabilità, anche a costo di sostenere un esecutivo fragile.

3) Cosa succede concretamente se il governo Lecornu viene sfiduciato martedì?

Se una mozione di sfiducia dovesse essere approvata, il Primo Ministro Sébastien Lecornu sarebbe obbligato a presentare le dimissioni del suo governo al Presidente della Repubblica. A quel punto, il Presidente Macron avrebbe due opzioni principali: tentare di nominare un nuovo Primo Ministro che possa trovare una maggioranza in Parlamento (un’impresa quasi impossibile data la frammentazione attuale), oppure sciogliere l’Assemblea Nazionale e indire nuove elezioni legislative. Quest’ultima opzione aprirebbe uno scenario di grande incertezza, con un rischio reale di un’ulteriore avanzata del Rassemblement National.

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento

Annulla risposta

Exit mobile version