Economia
Francia: Niente patrimoniale. Lecornu gela la sinistra e sceglie i tagli alle tasse
Francia, il governo che non c’è dice no alla patrimoniale: Lecornu gela la sinistra e punta tutto sui tagli. Ma senza una maggioranza, la strada è sempre più in salita.
Né ISF né tassa Zucman. In un’intervista concessa venerdì al quotidiano «Le Parisien», il primo ministro Sébastien Lecornu ha smorzato le speranze della sinistra, che chiede un aumento sostanziale della tassazione dei più ricchi.
«C’è una richiesta politica e sociale di maggiore giustizia fiscale, in particolare per risanare le nostre finanze pubbliche. Non si può ignorare questo dibattito», ha riconosciuto il primo ministro. Tuttavia, «la tassa Zucman è la risposta giusta? L’unica risposta? Personalmente, non credo», ha affermato.
«Due difetti principali» più uno
A suo avviso, la proposta avanzata dall’economista di un’imposta minima del 2% sui patrimoni superiori a 100 milioni di euro presenta diversi difetti principali:
- Inclusione del patrimonio aziendale: Tassare gli “strumenti di lavoro” come fabbriche, macchinari e brevetti rischierebbe di deprimere l’economia reale, con conseguenze negative su “occupazione, investimenti e competitività”. Un colpo al cuore del sistema produttivo nazionale.
- Indebolimento della sovranità economica: In un contesto globale sempre più competitivo, “abbiamo bisogno di capitali francesi per difendere la nostra sovranità economica da alcune predazioni straniere”, ha affermato Lecornu. Tassare pesantemente i grandi patrimoni potrebbe favorirne la fuga, lasciando le aziende strategiche francesi più vulnerabili.
- Infine, il rendimento rischia di essere deludente, “meno di 5 miliardi di euro e non 15 o 25 miliardi come talvolta ipotizzato”, calcola il Primo Ministro, riprendendo le cifre citate dal presidente del Consiglio di analisi economica, Xavier Jaravel.
Non ci sarà quindi alcuna tassa Zucman nel progetto di legge finanziaria. Contrariamente alle voci che circolavano negli ultimi giorni, non ci sarà nemmeno il ritorno dell’imposta sul patrimonio (ISF). «Il governo non lo prevede», ha affermato Sébastien Lecornu.
«Presenterò una proposta di bilancio in cui alcune imposte aumenteranno, ma altre diminuiranno».
Sébastien Lecornu, Primo Ministro
Una scelta di campo fiscale che riduce le sue possibilità di creare un governo
Con questo doppio rifiuto, il Primo Ministro corre il rischio di inimicarsi i deputati socialisti, con i quali negli ultimi giorni ha cercato di trovare un terreno d’intesa per non essere censurato. «Dopo 17 giorni di silenzio, è evidente che il Primo Ministro non ha ascoltato le richieste dei francesi portate avanti dall’intersindacale e dal PS», ha commentato la deputata del PS Estelle Mercier.
Sébastien Lecornu lascia tuttavia intendere che potrebbe essere fatto un gesto per rispondere alle richieste di giustizia fiscale. «D’altra parte, la ripartizione dell’onere fiscale nell’ambito delle imposte attuali deve evolvere? Ovviamente sì. Bisogna essere sordi per non sentire che i francesi ci chiedono più giustizia fiscale. Il dibattito deve avere luogo, e anche in questo caso spetta al Parlamento decidere. Presenterò quindi una proposta di bilancio in cui alcune imposte aumenteranno, ma altre diminuiranno. ». Quindi c’è da aspettarsi una redistribuzione del carico fiscale, magari con un ritocco delle aliquote sui contribuenti con redditi più elevati.
Sébastien Lecornu si rifiuta tuttavia di aumentare la pressione fiscale in generale e ricorda che la Francia ha «i tassi di prelievo obbligatorio più elevati dell’OCSE». Lo sforzo di bilancio, per raggiungere l’obiettivo di un deficit leggermente aumentato al 4,7% del PIL il prossimo anno (rispetto al 4,6% previsto dal governo Bayrou), passerà quindi soprattutto attraverso la riduzione della spesa, indicata come priorità.
Lo Stato dovrà quindi ridurre di 6 miliardi di euro il proprio «tenore di vita», ha affermato, mentre anche gli enti locali e la previdenza sociale saranno chiamati a controllare meglio le proprie spese. Una scelta che impedisce l’accordo con la sinsitra, dai moderati socialisti ai verdi e ai comunisti. Nello stesso tempo il centrodestra è comunque molto freddo verso Macron, soprattutto dopo la condanna penale di Sarkozy, risultata forzata e ingiusta per i repubblicani. La strada di Lecornu è il salita, e il suo tentativo di varare il nuovo governo sembra sempre più improbabile.
Domande e Risposte
1) Cos’è esattamente la “tassa Zucman” e perché il governo francese l’ha respinta? La “tassa Zucman”, proposta dall’economista Gabriel Zucman, è un’imposta minima del 2% sui patrimoni delle persone fisiche che superano i 100 milioni di euro. Il governo francese, guidato da Sébastien Lecornu, l’ha respinta per tre ragioni principali: teme che, includendo il patrimonio aziendale (fabbriche, macchinari), possa danneggiare gli investimenti e l’occupazione; ritiene che possa indebolire il capitale francese necessario a proteggere le aziende nazionali da acquisizioni estere; infine, stima che il suo gettito reale sarebbe inferiore a 5 miliardi di euro, molto meno di quanto sperato dai suoi sostenitori.
2) Se non aumentano le tasse sui ricchi, come pensa di agire il governo per risanare le finanze? Il governo francese esclude un aumento della pressione fiscale generale. La strategia si concentra invece su due fronti. Il primo è una “redistribuzione” del carico fiscale esistente, il che significa che alcune tasse potrebbero aumentare (ad esempio per i redditi più alti) mentre altre potrebbero diminuire, mantenendo il totale invariato. Il secondo, e più importante, è un deciso taglio alla spesa pubblica. Lo Stato dovrà ridurre i propri costi per 6 miliardi di euro, e anche gli enti locali e la previdenza sociale dovranno contribuire con misure di contenimento.
3) Quali sono le conseguenze politiche immediate di questa decisione economica? La decisione di escludere qualsiasi forma di imposta patrimoniale ha un forte impatto politico. Allontana definitivamente la possibilità di un accordo tra il governo di Lecornu e le forze di sinistra, dai socialisti ai verdi, che avevano fatto della giustizia fiscale la loro bandiera. Senza il loro appoggio, e con un centrodestra che rimane diffidente, per il Primo Ministro diventa estremamente difficile trovare i numeri in Parlamento per ottenere la fiducia e formare un governo stabile. La scelta fiscale, quindi, aggrava l’impasse politica in cui si trova la Francia.
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