Francia

Francia nel caos: un premier senza governo e l’alleanza ‘proibita’ che può cambiare tutto

Francia sull’orlo del baratro: Premier senza governo e patto segreto con Le Pen per sopravvivere. Ecco cosa sta succedendo nel caos di Parigi e perché ci riguarda da vicino.

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Ci sono stati, nella storia della Quinta Repubblica francese, ministri senza portafoglio. Ma non si era mai visto un Primo Ministro senza governo. O almeno, non per così tanto tempo come Sébastien Lecornu, che ha ormai battuto ogni record precedente. Una situazione che, al di là del folklore istituzionale, sta diventando un groviglio insostenibile, sintomo di una paralisi che potrebbe portare a soluzioni politiche fino a ieri impensabili.

La tragicommedia francese si basa su alcuni pilastri di insostenibilità, ormai evidenti a tutti:

  • L’urgenza del Bilancio: Il calendario stringe. La prima parte della legge di bilancio per il 2026 deve essere esaminata all’Assemblea Nazionale a partire dal 7 ottobre. Governare senza un bilancio approvato è come navigare senza bussola e senza motore.
  • La spada di Damocle parlamentare: L’Assemblea Nazionale riapre i battenti e le opposizioni, in particolare La France Insoumise (LFI) di Mélenchon, sono pronte a depositare una mozione di sfiducia. Il paradosso è che non si può sfiduciare un governo dimissionario. Un cortocircuito che blocca l’opposizione, ma allo stesso tempo evidenzia l’impotenza dell’esecutivo.
  • Il vuoto del potere: Come ha sarcasticamente notato il deputato del Rassemblement National (RN), Jean-Philippe Tanguy, un governo serve per governare. L’attuale situazione vede un Premier con pieni poteri che impartisce direttive a ministri dimissionari, i quali possono occuparsi solo degli “affari correnti”. Un pasticcio giuridico che rende ogni decisione fragile, come dimostra un recente decreto firmato solo da Macron e Lecornu, privo del controfirma del Ministro dei Conti Pubblici, e quindi legalmente debole se non insussistente.

Lecornu riuscirà a formare un nuovo governo, o è tutta ammuina istituzionale ? (fonte wikipedia)

La tentazione dell’accordo “Scellerato”

In questo pantano, la prima vera prova per Lecornu non sarà in Consiglio dei Ministri (che non c’è), ma in Parlamento. Il 1° e 2 ottobre si giocherà una partita cruciale per il controllo del “Bureau” dell’Assemblea Nazionale, l’organo che ne gestisce i lavori. Un anno fa, le divisioni del blocco centrista portarono a un disastro: posti chiave come la presidenza della Commissione Finanze e il ruolo di relatore generale del bilancio finirono in mano alle opposizioni di sinistra, interessata solo al sabotaggio dei centristi.

Per evitare un’altra umiliazione, sta prendendo forma un’intesa che fino a poco tempo fa sarebbe stata bollata come eresia politica: un’alleanza tattica tra il blocco centrale macronista, i Repubblicani (LR) e il Rassemblement National di Marine Le Pen. L’obiettivo è spartirsi le cariche in base a un criterio di rappresentanza proporzionale, rompendo il fronte repubblicano che finora aveva escluso l’RN dalle posizioni di vertice.

Questa mossa, che ha fatto infuriare la sinistra, è stata descritta con brutale cinismo da un esponente lepenista come un “plan cul”, una sorta di relazione occasionale: “Quando il sistema sta bene e si sente potente, ci ostracizza. Ma quando è a terra, malconcio e rannicchiato sul divano, ci manda un SMS e torniamo improvvisamente frequentabili”.

Scenari Futuri: ingovernabilità o svolta autoritaria?

L’accordo sul Bureau permetterebbe a RN di ottenere due vicepresidenze e altre cariche, continuando il suo percorso di “normalizzazione” e accreditandosi come forza istituzionale. Per i centristi, sarebbe un boccone amaro ing

Macron all’assalto?

oiato in nome della stabilità, ma segnerebbe la fine di un’era. La sinistra, dal canto suo, rischierebbe di perdere la sua attuale, risicata maggioranza nel Bureau, vedendosi privata di leve importanti.

La domanda di fondo, però, rimane. E se questa paralisi non fosse solo un incidente di percorso? Se l’impossibilità di formare un governo, dopo averle “provate tutte”, fosse una strategia per trascinare il paese verso una crisi tale da giustificare misure estreme? Qualcuno a Parigi inizia a sussurrare dell’articolo 16 della Costituzione, che conferisce poteri eccezionali al Presidente in caso di grave minaccia alle istituzioni. Uno scenario da fantapolitica, forse. Ma in una Francia così bloccata, nulla sembra più impossibile, e in quest’ottica la politica aggressiva di Macron, anche in funzione anti-russa e anti-israeliana prende un significato particolare.

Domande e Risposte

1) Perché il Primo Ministro francese Sébastien Lecornu non ha ancora un governo?

Sébastien Lecornu non riesce a formare un governo perché, dopo le elezioni legislative, nessuna forza politica ha una maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale. Il blocco centrista del Presidente Macron è il gruppo di maggioranza relativa, ma non ha i numeri per governare da solo. Le trattative per creare una coalizione o un accordo di programma con altri partiti, come i Repubblicani, sono finora fallite a causa di profonde divergenze politiche. Questa situazione di stallo ha creato una paralisi istituzionale senza precedenti, lasciando il Premier nominato senza una squadra di ministri.

2) Cosa significa l’accordo tra i centristi di Macron e il Rassemblement National di Le Pen?

L’accordo non è un’alleanza di governo, ma un’intesa tattica per la spartizione delle cariche all’interno del Bureau dell’Assemblea Nazionale (vicepresidenze, questori, ecc.). Per i centristi è una mossa pragmatica per garantirsi stabilità nei lavori parlamentari ed evitare che le opposizioni di sinistra controllino organi chiave, come accaduto in passato. Per il Rassemblement National è un passo fondamentale nel suo processo di “normalizzazione”, ottenendo un riconoscimento istituzionale che rompe il “cordone sanitario” che finora lo aveva isolato. Segna un cambiamento epocale nelle dinamiche politiche francesi.

3) Quali sono i rischi principali di questa crisi politica in Francia?

I rischi sono molteplici. A breve termine, c’è il rischio di una paralisi decisionale totale, con l’impossibilità di approvare leggi fondamentali come quella di bilancio, portando al blocco della macchina statale. A medio termine, la continua instabilità potrebbe erodere ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, favorendo le forze politiche più estremiste. Lo scenario più estremo, anche se improbabile, è quello di una crisi costituzionale così profonda da spingere il Presidente a ricorrere a poteri di emergenza per superare l’impasse, con conseguenze imprevedibili per la democrazia francese.

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