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Francia nel Baratro: Macron più impopolare che Nerone, e il Bilancio 2026 finisce nel Caos

Francia nel caos: Macron crolla al 16% di popolarità e il Bilancio 2026 viene respinto. È la fine dell’era del “Mozart della finanza

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C’è un’aria pesante all’Eliseo, e non è solo quella del riscaldamento globale. Emmanuel Macron, l’uomo che doveva riformare l’Europa e insegnare la disciplina fiscale al continente, si trova oggi nel punto più basso della sua parabola politica. I dati che arrivano dalla Francia non sono semplici numeri, ma la fotografia di un fallimento sistemico che sta trascinando con sé governo, bilancio e sicurezza nazionale.

Il “Mozart della Finanza” ha steccato

Secondo l’ultimo barometro politico IFOP-JDD, la popolarità del Presidente è crollata al 16%. Un livello di consenso così basso che, secondo gli analisti, segna un punto di non ritorno: il 56% dei francesi si dichiara “molto scontento“. Non siamo di fronte a una flessione fisiologica, ma a una “rabbia fredda” e radicata. Non può più risalire, ma sicuramente può portare qualcuno a fondo con se.

In blu chi appoggia, più o meno fortemente, Macron, in rosso chi ritiene stia facendo male – IFOP

L’ironia della sorte è pungente per colui che era stato acclamato come il “Mozart della finanza”. Agli occhi dei cittadini, la sua “sinfonia” si è tradotta in una fiscalità omnipresente che soffoca l’economia reale senza risolvere i problemi strutturali: deficit fuori controllo, tasse elevate e spesa pubblica inefficiente. La percezione è quella di un declassamento nazionale gestito da un leader ormai definito “fantoccio” e “disconnesso”.

Tra Narcotraffico e Ambizioni Belliche

Mentre i francesi soffrono per una crisi economica permanente, l’accusa principale rivolta all’Eliseo è quella di avere lo sguardo troppo rivolto all’estero e troppo poco ai problemi domestici.

  • Sicurezza interna: A Marsiglia, nonostante quindici visite presidenziali e piani altisonanti, il narcotraffico regna sovrano. Si ritiene dia lavoro a 200 mila persone con un giro d’affari enorme. Dopo l’omicidio di Mehdi Kessaci, fratello di una nota attivista politica impegnata contro il narcotraffico, si è tenuta una grande marcia di protesta, ma Macron non sembra in grado di fare nulla.
  • Politica estera: L’atteggiamento marziale sull’Ucraina e le allusioni all’invio di truppe vengono percepiti come una fuga in avanti. I cittadini vedono un presidente che “minaccia lontano, ma protegge poco qui”.

L’effetto contagio su Lecornu e il caos del bilancio 2026

Il disastro politico non risparmia nessuno. Anche Sébastien Lecornu, attuale Primo Ministro (nel testo fornito) e figura considerata finora un “ammortizzatore” tra il Presidente e il popolo, sta venendo risucchiato nel vortice. Con un calo di 4 punti, Lecornu paga la “panne generale”: immobilismo e priorità confuse.

In blu chi appoggia Lecornu, in rosso chi è contrario IFOP

Ma è sul fronte economico-parlamentare che si consuma la vera tragedia, o farsa, a seconda dei punti di vista. Il Progetto di Legge Finanziaria (PLF) per il 2026 è stato respinto dall’Assemblea Nazionale in prima lettura con un risultato che ha del grottesco: un solo voto a favore.

La situazione legislativa è ora un labirinto tecnico e politico. Ecco il calendario di un’apocalisse annunciata:

Data / ScadenzaEventoNote
Lunedì scorsoArrivo al SenatoEsame della parte “entrate”.
4 DicembreVoto “Entrate” al SenatoSi riparte dal testo governativo originale.
15 DicembreVoto solenne SenatoSu tutto il PLF (spese incluse).
Data ignotaCommissione Mista Paritaria7 deputati e 7 senatori cercano un compromesso impossibile.
19 DicembreDeadline Legge SpecialeData limite per estendere il budget 2025 al 2026 (esercizio provvisorio).
31 DicembrePromulgazioneTermine ultimo costituzionale.

L’ipotesi più probabile, confermata anche da esponenti dell’opposizione come Eric Coquerel, è che si debba ricorrere a una legge speciale per prolungare il bilancio 2025, cioè un esercizio provvisorio figlio dell’ingovernabilità e di un Presidente che pensa ormai solo alla propria sopravvivenza giorno per giorno.

Macron voleva rifondare la Francia e si ritrova ora incapace persino di far approvare i conti dello Stato. Se si votasse oggi avrebbe l’appoggio solo dei propri parenti e di quelli dell’entourage. Questa è la conseguenza di occuparsi della sicurezza dell’Ucraina, e non dei cittadini che vivono in Francia.

Domande e risposte

Perché Macron viene definito ironicamente il “Mozart della finanza”?

L’etichetta, originariamente un complimento per le sue competenze tecniche e il suo passato da banchiere d’affari, viene ora usata dai francesi in senso sarcastico. I cittadini gli imputano di aver fallito proprio sul suo terreno prediletto: la gestione economica. Nonostante una tassazione elevata e onnipresente, la Francia si trova con un deficit preoccupante e servizi pubblici in crisi. La percezione è che le promesse di efficienza manageriale si siano tradotte in un impoverimento del ceto medio e in un declassamento economico del Paese.

Cosa succede se il Parlamento non approva il bilancio entro il 31 dicembre?

Se il Progetto di Legge Finanziaria (PLF) per il 2026 non viene approvato definitivamente e promulgato entro la fine dell’anno, il governo si trova in una situazione critica. La Costituzione francese prevede dei meccanismi di salvaguardia, ma politicamente sarebbe un disastro. L’ipotesi più probabile è il deposito di una “legge speciale” entro il 19 dicembre, che permetterebbe di prolungare la validità del bilancio 2025 per i primi mesi del 2026, garantendo la continuità dello Stato ma certificando la paralisi politica dell’esecutivo.

Perché la crisi di popolarità di Macron sta colpendo anche il Primo Ministro Lecornu?

Fino a poco tempo fa, Lecornu era visto come una figura di mediazione, quasi un “anti-Macron” capace di ascoltare e dialogare. Tuttavia, la gravità della crisi politica ed economica è tale da creare un “effetto contagio”. I francesi iniziano a vederlo non più come una risorsa autonoma, ma come l’esecutore passivo (“l’uomo di Macron”) di politiche fallimentari. L’immobilismo del governo di fronte alle crisi interne (sicurezza, potere d’acquisto) ha trasformato la sua fedeltà al Presidente nel suo principale difetto agli occhi dell’opinione pubblica.

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