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Francia: La “Tregua Armata” di Lecornu. I Socialisti si fideranno o faranno saltare il banco?
Crisi di governo in Francia? La riforma delle pensioni viene fermata, ma ora i Socialisti si spaccano sulla sfiducia e Macron trema.

La politica francese, si sa, è un teatro dove i colpi di scena non mancano mai. L’ultimo atto vede il governo di Sébastien Lecornu ottenere una vittoria di Pirro: la sospensione della tanto contestata riforma delle pensioni, quella che avrebbe alzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni, in cambio della promessa dei Socialisti di non votare la mozione di censura. Un classico “do ut des” che però, invece di portare stabilità, rischia di aprire una crepa profonda nel Partito Socialista stesso.
Il segretario Olivier Faure ha cantato vittoria, annunciando su TF1 che il suo partito non “censurerà” il governo, cioè non presenterà o appoggerà subito una mozione di sfiducia. Una decisione “collettiva”, dice lui, che suona più come un tentativo di tenere insieme i pezzi di un vaso già rotto. Faure sa di non essere un “caporale”, come ammette lui stesso, e infatti la fronda interna non ha perso tempo a manifestarsi.
Almeno tre deputati socialisti hanno già annunciato che tireranno dritto per la loro strada, infischiandosene della linea ufficiale. Il più esplicito è Paul Christophe, deputato della Drôme, che su X (ex Twitter) ha sentenziato: “Il conto non torna. Giovedì, io censuro”.
« Je l’annonce ici : le groupe @DeputesHorizons ne votera pas n’importe quoi.
Le courage politique, c’est de dire la vérité. C’est de reconnaître que sans équilibre financier, il n’y a pas de justice sociale. Et c’est précisément cela que nous défendons : un modèle… pic.twitter.com/4r5obA4TFH— Députés Horizons & Indépendants (@DeputesHorizons) October 14, 2025
Cosa chiedono i ribelli? La loro posizione è semplice e, dal punto di vista elettorale, molto efficace. Sostengono che la sola sospensione della riforma delle pensioni sia una concessione insufficiente. Vogliono di più, e lo vogliono subito. Le loro richieste principali sono:
- Misure concrete per il potere d’acquisto: Con l’inflazione che morde, la priorità per i francesi è arrivare a fine mese. Però non si capisce cosa queste comportino.
- Giustizia fiscale: Chiedono a gran voce l’introduzione di una tassa sui grandi patrimoni, sul modello della “taxe Zucman”, sostenuta, a loro dire, dall’80% della popolazione. Questo punto sarebbe poco digeribile per i sostenitori di centrodestra.
A soffiare sul fuoco della ribellione ci pensa La France Insoumise di Mélenchon, con Manuel Bompard che applaude ai dissidenti (“Bravo. I deputati PS devono disobbedire”), e persino i Giovani Socialisti, che in un comunicato chiedono senza mezzi termini la sfiducia, definendola “l’unico mezzo per far rispettare la democrazia”.
Il destino del governo Lecornu si deciderà giovedì nell’emiciclo. I numeri sono tiranni: per far cadere l’esecutivo, basterebbe che una ventina di deputati socialisti si unissero alle opposizioni. Si assisterà all’ennesima dimostrazione di disciplina di un partito ormai logoro o la fronda avrà la meglio, trascinando la Francia in una nuova crisi politica?
Intanto Lecornu va avanti preparando una finanziaria che, neanche ancora presentata, è già criticata: il Primo Ministro vorrebbe tagliare 30 miliardi di spese, ma senza toccare i ricchi contributi alle imprese decisi da Macron sin dalla sua presenza nel governo Hollande e che falsano tutta la finanza francese. Gli esperti non capiscono come questo sia possibile senza pesanti tagli sociali o alle remunerazioni dei dipendenti.
Domande e Risposte per i Lettori
1) Perché alcuni socialisti francesi vogliono sfiduciare il governo nonostante la vittoria sulla riforma delle pensioni?
La sospensione della riforma è vista dai “frondisti” come il minimo indispensabile, non una vera vittoria. La loro mossa è strategica: vogliono sfruttare la debolezza del governo per ottenere concessioni molto più ampie su temi che ritengono prioritari per il loro elettorato, come l’aumento del potere d’acquisto e l’introduzione di una patrimoniale. Ritengono che non votare la sfiducia ora significherebbe dare carta bianca a un esecutivo che, su questi temi, non ha mai mostrato aperture concrete, tradendo così il mandato ricevuto dagli elettori.
2) Quali sono i rischi concreti per il governo francese e per Macron?
Il rischio è massimo. Il governo Lecornu non ha una maggioranza assoluta e si regge su equilibri fragilissimi. Se una ventina di deputati socialisti si unissero alle altre opposizioni nel votare la censura, l’esecutivo cadrebbe immediatamente. Per il presidente Macron sarebbe una sconfitta politica cocente, che aprirebbe lo scenario di una crisi di governo difficilmente gestibile. Le opzioni sarebbero un rimpasto complesso, la ricerca di una nuova, improbabile maggioranza, o persino lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e nuove elezioni, con un esito estremamente incerto.
3) Questa divisione interna ai Socialisti è un caso isolato o rispecchia un problema più ampio?
Questa divisione è il sintomo di una crisi che affligge gran parte della sinistra socialdemocratica europea. Rispecchia la tensione costante tra un’ala pragmatica e governista, disposta al compromesso per ottenere risultati parziali (rappresentata da Faure), e un’ala più radicale e massimalista, che ritiene il compromesso un tradimento dei propri valori (incarnata dai frondisti). Questa spaccatura rende difficile per questi partiti presentarsi come un’alternativa credibile, rimanendo spesso intrappolati tra la volontà di governare e la fedeltà alla propria base più ideologica.

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