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Francia: Il Ritorno del “Monaco-soldato”. Macron si affida al Lecornu-Bis per salvare il suo rimante potere

In un’incredibile giravolta politica, Macron rinomina Lecornu premier a pochi giorni dalle sue dimissioni. La mossa disperata per approvare la finanziaria potrebbe costare la riforma delle pensioni, mentre Marine Le Pen osserva e guadagna consensi.

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La politica francese, ormai da tempo, ha superato la sceneggiatura di una serie TV per entrare nel regno dell’assurdo. In uno psicodramma che ha tenuto Parigi con il fiato sospeso per cinque giorni, il presidente Emmanuel Macron ha compiuto una giravolta degna del miglior trasformista: ha rinominato Primo Ministro Sébastien Lecornu, appena quattro giorni dopo averne accettato le dimissioni.

Lecornu, che mercoledì sera si presentava in diretta TV sulla rete nazionale France 2 affermando solennemente “La mia missione è terminata“, si ritrova ora a capo di un “Lecornu 2, la vendetta macronista“. Un governo che nasce già delegittimato dalla sua stessa, rapidissima, fine precedente. Ricordiamo i fatti: nominato il 9 settembre, Lecornu non era riuscito in quasi un mese a formare una squadra di governo capace di ottenere un minimo di stabilità, vedendosi costretto a gettare la spugna il 6 ottobre prima ancora di affrontare il voto di fiducia del Parlamento.

Ora, si cancella tutto e si ricomincia. Ma a quale prezzo?

L’azzardo di Macron: potere senza legittimità

La mossa di Macron è stata definita “altamente pericolosa” persino dai suoi più stretti collaboratori. Fino all’ultimo, un fronte “tutti tranne Lecornu” ha cercato di dissuadere il Presidente, suggerendo nomi come quello del più ecumenico Jean-Louis Borloo. Niente da fare. L’inquilino dell’Eliseo, in un atto di ostinazione che molti analisti leggono come un segnale di debolezza e isolamento, ha scelto di puntare di nuovo sul suo fedelissimo “monaco-soldato”, come Lecornu ama definirsi.

Il problema, come sottolinea un ex ministro, è che Macron “ha ancora legittimità, ma nessuna potenza”. Si ostina, ma la realtà di un’Assemblea Nazionale frammentata non cambia. La sua scommessa si basa su un unico, fragile, pilastro: un accordo con il Partito Socialista.

Le sfide immediate per il “nuovo” Premier sono quasi insormontabili:

  • Ottenere la fiducia (o la non sfiducia): Dovrà presentare una dichiarazione di politica generale e sperare che i socialisti non si uniscano alla mozione di censura già annunciata da Marine Le Pen.
  • Approvazione del Bilancio: Il vero scoglio. Senza una maggioranza, il rischio di dover ricorrere all’articolo 49.3 (che permette di approvare una legge senza voto, ma espone a una mozione di sfiducia) è altissimo.
  • Formare un Governo Credibile: Dopo il fallimento precedente, trovare ministri disposti a salire su una nave che imbarca acqua da tutte le parti sarà un’impresa.

Il prezzo della sopravvivenza: La riforma delle pensioni

E qui arriviamo al cuore del compromesso, al piatto che Macron è disposto a sacrificare sull’altare della propria sopravvivenza politica: la riforma delle pensioni. Per convincere i socialisti di Olivier Faure a non votare la sfiducia, l’Eliseo ha messo chiaramente sul tavolo il congelamento o la cancellazione della sua riforma più contestata.

È un gesto che sa di fine regno. Sacrificare la propria misura bandiera, quella per cui il Paese è stato messo a ferro e fuoco per mesi, pur di vivacchiare fino al 2027. Questo mostra quanto il “Re Sole” di Francia sia ormai un sovrano con le armi spuntate, costretto a negoziare la sua permanenza al potere pezzo per pezzo.

Nel frattempo, chi osserva e capitalizza questo caos è una sola persona: Marine Le Pen. Ogni giorno di instabilità, ogni giravolta di Macron, non fa che rafforzare la sua immagine di unica alternativa credibile, rendendo lo scenario di una sua vittoria alle prossime elezioni legislative anticipate (se e quando ci saranno) sempre più concreto.

Il “Lecornu 2”, insomma, nasce già con il fiato corto. È l’ultimo, disperato, tentativo di un Presidente accerchiato di rimandare l’inevitabile. Ma, come teme un vecchio compagno di strada di Macron, “finirà per forza male”. E il rischio che alla fine sia costretto a sciogliere le Camere e a consegnare il Paese alla sua principale avversaria è più reale che mai.

Fratello Lecornu, il monaco guerriero di M acron

Domande e Risposte per il Lettore

 

1) Perché Sébastien Lecornu si era dimesso, per poi essere rinominato solo quattro giorni dopo?

Sébastien Lecornu si era dimesso il 6 ottobre perché, dopo quasi un mese dalla sua nomina, non era riuscito a formare un governo di coalizione stabile. La sua squadra ministeriale, annunciata e subito crollata, non aveva il sostegno necessario per superare un voto di fiducia in Parlamento. La sua rinomina è una mossa del Presidente Macron per tentare di forzare la situazione, scommettendo su un nuovo accordo politico, questa volta con la sinistra, pur di evitare la crisi istituzionale e lo scioglimento delle Camere, che sarebbe un esito quasi certamente negativo per il Presidente.

2) Cosa c’entra la riforma delle pensioni con questa crisi di governo?

La riforma delle pensioni, che ha innalzato l’età pensionabile ed è stata approvata a forza e senza un vero voto parlamentare, è estremamente impopolare in Francia. Per sopravvivere, il nuovo governo Lecornu ha bisogno che almeno il Partito Socialista non voti la sfiducia. Per ottenere questo “appoggio esterno”, Macron sembra disposto a sacrificare proprio quella riforma, cancellandola o sospendendola. È il prezzo politico da pagare per evitare la caduta del governo e le elezioni anticipate, un segnale della debolezza dell’attuale amministrazione.

3) Quali sono i rischi concreti per Macron e per la Francia adesso?

Per Macron, il rischio principale è di apparire come un presidente ostinato ma impotente, che ha perso il controllo della situazione. Se il governo “Lecornu 2” dovesse cadere, sarebbe quasi certamente costretto a sciogliere l’Assemblea Nazionale. Per la Francia, il rischio è una prolungata instabilità politica che paralizza il Paese. In caso di elezioni anticipate, i sondaggi indicano come molto probabile una vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen, che otterrebbe la maggioranza e la guida del governo, costringendo Macron a una difficile “coabitazione”.

E tu cosa ne pensi?

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