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Politica

Francia, autunno caldo: Mélenchon vuole “Bloccare tutto” il 10 settembre

Mentre Macron attacca l’Italia per distrarre l’opinione pubblica, in Francia la sinistra radicale di Mélenchon prepara una “strategia a tenaglia” per far cadere il governo Bayrou. Mobilitazione generale il 10 settembre e mozione di sfiducia il 23.

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Macron attacca Salvini e l’Italia per cercare di dimenticare, e di far dimentare, i suoi enormi guai interni, con una manifestazione che rischia di far saltare il suo governo Bayrou fra un paio di settimane: infatti la Francia si prepara a un rientro politico carico di tensioni, con Jean-Luc Mélenchon e La France Insoumise (LFI) pronti a lanciare un’offensiva su due fronti per destabilizzare l’esecutivo.

Al centro della strategia c’è la giornata di mobilitazione del 10 settembre, concepita come il primo atto di una manovra volta a far cadere il governo. Dall’altra parte, il Rassemblement National sceglie una via opposta, puntando a capitalizzare il malcontento senza unirsi alle proteste di piazza.

“Blocchiamo tutto”: la mobilitazione e l’appello allo sciopero generale

Il 10 settembre è la data cerchiata in rosso sull’agenda della sinistra francese. Nata sui social network con lo slogan “Bloquons tout” (Blocchiamo tutto), la mobilitazione ha rapidamente ricevuto il sostegno di La France Insoumise, seguita a ruota dalle altre forze del Nuovo Fronte Popolare: Ecologisti, Comunisti e Socialisti.

Tuttavia, nelle intenzioni di Jean-Luc Mélenchon, non si tratta di una semplice manifestazione. Il leader della sinistra radicale ha esplicitamente invitato i sindacati a trasformare la giornata in uno “sciopero generale“. L’obiettivo è conferire alla protesta “una potenza immensa”, paralizzando il Paese e inviando un segnale inequivocabile al governo. Mélenchon vede nella crisi attuale non solo un rischio, ma anche “un’opportunità” per sovvertire gli equilibri politici, sottolineando come settembre sia “un mese importante in cui i destini possono compiersi”.

In un certo senso si torna al “Sindacalismo rivoluzionario” del secolo scorso, sperando che lo sciopero generale faccia partire uno sconvolgimento politico rivoluzionario e faccia cadere il governo voluto da Macron.  Tra l’altro in questo modo Mélenchon vuole recuperare la leadership della sinistra, dopo che una parte del Partito Socialista ha appoggiato il governo.

Sciopero generale, la soluzione (immagine AI)

La “strategia a tenaglia” per far cadere il governo

L’azione del 10 settembre costituisce il primo braccio di quella che LFI definisce una “strategia bipede” o, più efficacemente, una “strategia a tenaglia”. Il piano è semplice e si articola in due momenti distinti ma collegati:

  1. La pressione della piazza (10 settembre): Il primo passo è dimostrare una forte opposizione popolare attraverso il blocco del Paese. LFI intende “aiutare e servire il movimento”, pur rispettandone l’autonomia, per canalizzare il malcontento generale.
  2. L’offensiva parlamentare (23 settembre): Tredici giorni dopo, forte della mobilitazione, LFI presenterà una mozione di sfiducia per far cadere il governo.

Questa doppia mossa mira a “mettere tutti con le spalle al muro”, costringendo ogni forza politica a prendere una posizione netta. Mélenchon ha già lanciato un avvertimento agli alleati socialisti, chiedendo di abbandonare ogni tentazione di dialogo con l’esecutivo e di votare compatti la sfiducia. L’obiettivo finale è chiaro: provocare la caduta del governo per poi spingere Emmanuel Macron alle dimissioni e indire nuove elezioni presidenziali.

La posizione defilata del Rassemblement National

Mentre la sinistra si prepara alla battaglia, l’altra grande forza di opposizione, il Rassemblement National (RN), adotta una tattica diametralmente opposta. Il partito di Marine Le Pen ha annunciato che non aderirà né inviterà a partecipare alla mobilitazione del 10 settembre. Pur essendo all’opposzione, sceglie di non mescolarsi a una protesta che rischia di mettere la Francia in ginocchio.

Secondo i vertici del RN, il ruolo di un partito politico non è quello di “urlare in un altoparlante” o organizzare manifestazioni, ma di fornire risposte ai problemi in sede parlamentare. Edwige Diaz, vicepresidente del movimento, ha definito il sostegno di Mélenchon alla protesta “il più bel regalo a Emmanuel Macron”, sostenendo che la politicizzazione dell’evento rischi di dissuadere le persone a partecipare a un movimento sociale che avrebbe le msue motivazioni.

Il RN teme inoltre possibili disordini e infiltrazioni di “Black Blocs”, che danneggerebbero la Francia vera, quella che lavora. Una posizione di resposnabilità che si distacca da coloro che, quasi sicuramente, si presenteranno in piazza per creare disordini, scontrarsi con la polizia, incendiare e fare danni.

Nonostate questo sarà una giornata durissima epr Bayrou e il suo governo che vuole imporre l’austerità alla Francia, con pesanti tagli sulle politiche sociali, ma un aumento delle spese militari. Mélenchoin cerca di scaciare quell’ala socialista che appoggia Macron e Bayrou e mettere il governo ancora di più in minoranza. Se avrà successo salterà un altro goerno macroniano e questo sarà per lui un problema. Ecco spiegato il nervosismo presidenziale, che cerca di distrarre con un finto Caso Salvini

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