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Francia: approvata la “Legge Speciale” all’unanimità. Il deficit vola al 5%, ma Bruxelles guarda altrove
Mentre l’Italia è sotto la lente UE, Parigi approva all’unanimità una legge di bilancio speciale che spinge il deficit oltre il 5%. Nuove tasse su pensioni e holding non bastano: la Francia sfida le regole europee e i mercati, forte di un’impunità politica che inizia a costare cara in termini di interessi sul debito.

Mentre in Italia ci si straccia le vesti per ogni decimale di scostamento di bilancio, con lo spettro dello spread agitato come un vessillo punitivo, appena al di là delle Alpi va in scena un teatro dell’assurdo che merita di essere raccontato. La Francia ha appena approvato all’unanimità una “Legge speciale” di bilancio. Bene, bravi, bis. Peccato che, nonostante nuove tasse fantasiose e tagli alle pensioni, il deficit francese si prepari a veleggiare serenamente sopra il 5% del PIL anche per il prossimo anno.
Che senso ha, a questo punto, la normativa europea? Le regole del Patto di Stabilità e Crescita valgono forse solo quando si tratta di bacchettare Roma? Se la Francia riuscirà a strappare qualche decimale di crescita in più rispetto all’Italia, sarà proprio grazie a quel 2% abbondante di deficit supplementare che si auto-concede. La Francia se ne infischia, e lo fa con un voto unanime che sancisce il primato della politica sulla ragioneria, o forse, il primato dell’irresponsabilità assistita dalla BCE.
La “Legge Speciale”: un salvagente di piombo
La situazione a Parigi è, per usare un eufemismo, complessa. Il Parlamento ha dovuto ricorrere all’articolo 45 della legge organica relativa alle leggi finanziarie (LOLF) per adottare un testo speciale che permetta di riscuotere le imposte ed evitare lo “shutdown” amministrativo, dato che il bilancio 2026 non poteva essere promulgato prima del 31 dicembre a causa del caos politico.
Il Governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, ha lanciato un monito che a Berlino avrebbe causato svenimenti di massa: questa legge speciale “ci condurrebbe a un deficit nettamente superiore a quanto desiderabile”, principalmente perché non comporta reali misure di risparmio. Eppure, la politica francese tira dritto. Si naviga a vista, riconducendo il bilancio del 2025 al 2026 come una soluzione di brevissimo termine, mentre la spesa pubblica continua a correre.
Il Dettaglio delle Misure: Tasse, Pensioni e “Niches Fiscales”
Il progetto di legge finanziaria (PLF) per il 2026 tenta, almeno sulla carta, di riportare il deficit al 4,7% (dopo il 5,4% del 2025 e il 5,8% del 2024), con l’obiettivo mitologico di scendere sotto il 3% nel 2029. Ma come pensano di farlo? Con un mix di stangate fiscali e tagli che colpiscono un po’ tutti, tranne la spesa improduttiva strutturale.
Ecco le principali misure in campo, un vero e proprio “pot-pourri” fiscale:
Pressione sui “Ricchi” e Imprese:
Contributo differenziale sui redditi alti (CDHR): Rinnovato per il 2026. Circa 24.000 famiglie “paperoni” (redditi sopra i 250.000 euro per i single) saranno tassate con un’aliquota minima del 20%.
Tassa sulle Holding: Una nuova imposta mira agli attivi delle società holding per evitare che vengano usate come scudo fiscale, con un focus particolare sugli asset immobiliari e i beni di lusso (yacht, auto sportive). Il Senato ha alzato il tiro, portando l’aliquota dal 2% al 20%.
Imposte sulle Grandi Imprese: Viene prorogata, seppur dimezzata, la sovrattassa eccezionale sui profitti delle 400 più grandi aziende (fatturato sopra 1 miliardo di euro).
Guerra all’e-commerce cinese: Una tassa di 2 euro (che il Senato voleva alzare a 5) sui piccoli pacchi sotto i 150 euro provenienti da fuori UE (leggi: Shein e Temu) per combattere la concorrenza sleale.
La Stangata sulle Pensioni:
Qui si tocca un nervo scoperto. L’abbattimento fiscale del 10% sulle pensioni, che finora beneficiava quasi tutti, viene sostituito da un abbattimento forfettario. Il risultato? Un aumento della pressione fiscale sui pensionati considerati “più agiati”, con un tetto massimo di deduzione che scende drasticamente (da oltre 4.000 a 3.000 euro o meno secondo le versioni). Una manovra che il governo vende come equità, ma che è, nei fatti, un taglio indiretto agli assegni netti.
Spese dello Stato:
Si promettono tagli per ridurre la spesa pubblica, ma si prevede comunque un aumento delle uscite statali a 501 miliardi di euro (+10,5 miliardi rispetto all’anno precedente).
Difesa e Sicurezza: Il budget militare vola a 57,1 miliardi (+6,7 miliardi), in piena logica di economia di guerra. Anche Interni e Giustizia vedono aumenti di fondi e organici. Macron e Lecornu si riarmano, non si capisce bene per fare guerra a chi.
Istruzione: Più fondi anche qui, con quasi 9.000 nuovi posti.
Dove si taglia allora? Si parla di una riduzione di 3.000 impieghi pubblici generici e di una razionalizzazione degli enti, il solito “wishful thinking” che raramente porta a risparmi strutturali immediati. Nel pubblico impiego si finirà per non tagliare proprio nulla.
Il Paradosso della Crescita e l’Indifferenza dei Mercati
La Banca di Francia ha rivisto al rialzo le stime di crescita: 0,9% per il 2025 e 1% per il 2026. Un ottimismo che si basa su una premessa semplice: il deficit crea PIL. Spendendo più di quanto incassa, lo Stato francese sostiene artificialmente la domanda. È la lezione keynesiana applicata, tuttavia, in un contesto di debito che si avvicina pericolosamente al 118% del PIL. Poi c’è spesa e spesa: un conto è fare investimenti produttivi, un conto costruire carri armati.
Ciò che lascia perplessi è la reazione dei mercati. O meglio, la non-reazione. Il differenziale OAT-Bund (lo spread francese) è rimasto relativamente calmo, attorno ai 70-80 punti base. Non c’è stato il panico finanziario che avrebbe travolto l’Italia con fondamentali simili.
Perché? La risposta è cinica: gli investitori internazionali considerano la Francia “Too Big to Fail“. Esiste una convinzione implicita, forse smodata, che l’Europa e la BCE non permetteranno mai il default di Parigi,, e neppure difficoltà simili all’Italia nel 2010-13. La Francia agisce come un “passager clandestin”, un portoghese (con tutto il rispetto per Lisbona) dell’Eurozona: gode della sicurezza della moneta unica senza rispettarne le regole condominiali. Norme insensate, francamente, profondamente, stupide, ma che rimangono lì, intoccate, iprocrite, perché, tanto, i grandi potranno non rispettarle.
Un Futuro di Tasse e Debito
Il testo approvato è il risultato di un braccio di ferro estenuante tra Assemblea Nazionale e Senato. L’Assemblea, in un caos totale, aveva bocciato quasi tutto. Il Senato, a maggioranza conservatrice, ha riscritto il testo cercando di salvare il salvabile, ma il risultato finale è un ibrido che non risolve i problemi strutturali.
Si naviga tra misure contraddittorie:
Si vuole l’auto elettrica, ma si tagliano gli incentivi e si alza il malus CO2.
Si vuole aiutare l’edilizia, ma si modificano le tassazioni sulle plusvalenze immobiliari e si gioca con il Prêt à Taux Zéro (PTZ).
Si vuole sostenere il potere d’acquisto, ma si tassano i consumi energetici (gas in rialzo, elettricità in ribasso) e si colpiscono i piccoli acquisti online.
Il deficit pubblico, secondo le stime più realistiche del Senato, potrebbe attestarsi al 5,3% nel 2026, ben lontano dalle promesse fatte a Bruxelles. E mentre il debito pubblico sfiora i 3.500 miliardi di euro, la spesa per interessi passivi sta diventando una valanga: dai 30 miliardi del 2020 ai previsti 108 miliardi nel 2029. Una cifra che supererà il budget dell’Educazione Nazionale.
L’Europa a Geometria Variabile
La vicenda francese ci insegna una lezione amara. Le regole europee sono elastiche per i forti e rigide per i deboli. Se l’Italia avesse presentato una “Legge Speciale” senza coperture certe, con un deficit programmato sopra il 5% e un aumento della spesa corrente, la Commissione Europea avrebbe già avviato le procedure di infrazione e i mercati avrebbero portato lo spread a 300.
La Francia, invece, se ne infischia. Prosegue nel suo modello di crescita drogata dal debito, forte della protezione politica di cui gode nell’asse franco-tedesco (per quanto quest’ultimo sia ormai arrugginito). Tuttavia, questa strategia ha un limite fisico. I tassi di interesse sui titoli di stato francesi a dieci anni hanno superato quelli di Grecia e Spagna, e ormai tallonano quelli italiani. Il mercato, pur senza panico, sta iniziando a prezzare il rischio Francia.
Per ora, Parigi brinda all’unanimità della sua classe politica nel rinviare i problemi. Prima o poi il conto dovrà essere pagato, e ci si troverà di fronte a un bivio: o l’austerità brutale, quella vera, stile Italia o Grecia, sulle spalle dei cittadini, oppure prendendo in giro il resto d’Europa con l’intervento della BCE e la rottamazione delle norme fiscali. Quale soluzione ritenete sarà più probabile?
Domande e risposte
Cosa comporta la “Legge Speciale” approvata dalla Francia? La Legge Speciale è un dispositivo costituzionale d’emergenza che permette al governo di riscuotere le tasse e pagare le spese essenziali anche senza un bilancio formale approvato per l’anno 2026. È una soluzione temporanea che evita il blocco dell’amministrazione (shutdown), ma che di fatto proroga il budget dell’anno precedente. Il problema, sollevato dalla Banca di Francia, è che questo meccanismo non include le necessarie misure di risparmio o le riforme strutturali, portando quasi automaticamente a un aumento del deficit pubblico oltre le soglie di sicurezza.
Perché i mercati non attaccano il debito francese nonostante i fondamentali negativi? Esiste una percezione di “garanzia implicita” da parte dell’Europa. Gli investitori ritengono che la Francia sia un pilastro troppo importante dell’Eurozona per essere lasciata fallire. Inoltre, il debito francese è molto liquido e profondamente integrato nei portafogli istituzionali globali. Tuttavia, questa “benevolenza” non è infinita: lo spread francese (OAT-Bund) è stabile, ma i tassi di interesse assoluti sui titoli francesi sono ormai superiori a quelli di paesi un tempo considerati più rischiosi, come Spagna, Portogallo e persino Grecia, segnalando una lenta erosione della fiducia.
Quali categorie saranno più colpite dalle nuove misure fiscali francesi? Il piano colpisce su più fronti. I pensionati vedranno un aumento della pressione fiscale a causa della modifica dell’abbattimento forfettario sulle pensioni. I redditi alti subiranno la proroga del contributo eccezionale (CDHR) e una stretta sulle società holding patrimoniali. I consumatori online pagheranno di più per i piccoli acquisti da piattaforme extra-UE (come quelle cinesi) a causa della nuova tassa sui pacchi. Infine, le grandi imprese continueranno a pagare una sovrattassa sui profitti, sebbene ridotta rispetto al passato.








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