Euro crisis
FMI: LA GRECIA HA PERSO COMPETITIVITA’ NONOSTANTE LA SVALUTAZIONE DEI SALARI MENTRE SPAGNA E PORTOGALLO HANNO MIGLIORATO
Dall’inizio della crisi, i paesi dell’eurozona si sono comportati diversamente tra loro e ciò in quanto le caratteristiche di ogni paese sono differenti tra loro:
– la crescita della domanda delle esportazioni di Grecia e Italia è stata più bassa perché diretta mercati in crescita più lenti di fuori dell’area dell’euro
– quella della Spagna e del Portogallo a causa della minore quota di esportazioni verso paesi non appartenenti all’area dell’euro.
In ogni dove, la domanda di altri paesi dell’area dell’euro è diminuita, contribuendo alla più lenta crescita delle esportazioni.
La domanda di esportazioni dal resto del mondo e le variazioni dei tassi di cambio effettivi nominali hanno fornito i contributi più forti alla performance delle esportazioni.
La debolezza della domanda all’interno dell’area dell’euro, invece, ha contribuito a frenare le esportazioni.
La specializzazione commercio ha svolto un ruolo importante e la domanda dal resto del mondo è stato un fortissimo fattore di attrazione.
Per la Germania, difatti, molto importante è stata la crescita delle esportazioni fuori area euro e nei mercati in rapida crescita. Questo ha contribuito a rendere più forte il rimbalzo delle esportazioni e ha scollegato il loro andamento meno dipendente dalla domanda nell’area dell’euro nei paesi bisognosi.
Anche l’adeguamenti dei prezzi relativi ha dato una grossa mano, anche se l’entità dell’effetto è difficile da misurare:
– quando si ricorre al deflattore CPI, si nota che gli adeguamenti dei prezzi relativi sono relativamente contenuti e hanno avuto un effetto minore sulle esportazioni dei paesi in deficit;
– se si ricorre al deflattore del PIL allora gli aggiustamenti dei prezzi relativi sono stati più consistenti e il loro contributo alle esportazioni è stato grande per Grecia, l’Irlanda e la Spagna.
Il tasso di cambio nominale ha svolto anch’esso un ruolo importante, contribuendo per circa 1 punto percentuale alla crescita delle esportazioni di Francia, Germania e Irlanda.
In Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, i contributi sono stati più piccoli.
La crisi dell’area euro ha poi avuto un impatto diretto sulla performance delle esportazioni dei paesi dell’area dell’euro, in particolare per l’Italia e il Portogallo, la domanda da parte dei partner commerciali dell’area dell’euro è diminuito durante la prima fase della crisi nel 2008-2009, ma anche nel 2011-2012.
In Grecia, l’andamento delle esportazioni è stato significativamente più debole di quanto previsto dalla domanda esterna e dall’adeguamento dei prezzi relativi effettuato. Questo potrebbe una domanda estera inferiore inferiore alla media o all’elasticità dei prezzi relativi (ovvero che potrebbero essere correlata a impedimenti strutturali e non di prezzo), una sostanziale perdita di competitività non di prezzo, o di fuga del capitale circolante nel settore tradable.
Al contrario,
in Germania, Portogallo, o la Spagna, il residuo non spiegato è relativamente grande e positivo, suggerendo che fattori non di prezzo potrebbero aver contribuito a migliori prestazioni rispetto a quanto ci saremmo attesi, a tutto sostegno delle esportazioni.
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