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FLASH: anche il nome di Romano Prodi nell’inchiesta di Mueller su Paul Manafort, l’ex capo campagna di Donald Trump

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Sta rimbalzando sui siti esteri la notizia che i nomi di tre politici europei di primo piano sono spuntati nell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sull’ex manager della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort. Secondo una nuova accusa emessa venerdì scorso dall’ufficio di Mueller, Manafort avrebbe pagato 2 milioni di dollari a un gruppo informale chiamato Hapsburg Group, per “rappresentare in modo favorevole” l’ex presidente ucraino filo-russo Viktor Yanukovych. Il gruppo sarebbe stato attiva tra 2012 e 2013 e sarebbe stato capeggiato da un “ex cancelliere austriaco”, identificato come “Politico A” dall’accusa di Mueller.

La mossa di Mueller su un dossier estraneo alla sua indagine sulla campagna di Trump è chiaramente tesa a mettere pressione sugli ex membri dello staff del candidato presidenziale, in modo da cercare di ottenere accordi e confessioni sul cosiddetto Russiagate.

Paul Manafort – avvocato e lobbista, ex manager della campagna di Trump per 3 mesi 

Alfred Gusenbauer (SPÖ) e Romano Prodi

Robert Mueller – ex capo dell’FBI e procuratore speciale per il Russiagate

 

Secondo l’accusa, che riprende un memorandum di Paul Manafort del giugno 2012 etichettato “Solo Visione”, Eyes Only, i politici di alto livello coinvolti nell’operazione “Super VIP” avrebbero simulato di essere osservatori super partes mentre erano in realtà lobbisti pagati da Yanukovich, tramite Manafort e l’ex Cancelliere.

Dal memorandum di Manafort lo scopo dell’operazione Super VIP era di “radunare un piccolo gruppo di politici Europei di alto livello, campioni altamente influenti e amici politicamente credibili che possano agire informalmente e senza nessuna relazione visibile con il Governo dell’Ucraina“.

Altre fonti riportano che Politico A sarebbe Alfred Gusenbauer, cancelliere socialista austriaco tra 2007 e 2008.  Gusenbauer e Prodi insieme a due lobbisti implicati nella campagna orchestrata da Manafort incontrarono membri del Congresso americano nel 2013, secondo dichiarazioni retroattive rese solo lo scorso anno dalla società di lobbying Mercury.

Le dichiarazioni retroattive riportano infatti che Alfred Gusenbauer e Romano Prodi insieme a due lobbisti della Mercury incontrarono il presidente della commissione affari esteri della Congresso USA Ed Royce (Rep-California) e altre persone interne al Congresso.

Sia Prodi che Gusenbauer hanno rilasciato dichiarazioni che confermano i pagamenti in loro favore, rispettivamente percepiti da Gusenbauer stesso (Prodi) e da Hapsburg Group (Gusenbauer), ma smentiscono che i soldi provenissero da Manafort o Yanukovych.

In particolare Romano Prodi ha dichiarato al New York Times sabato che il denaro proveniva da Gusenbauer come parte  “delle normali relazioni che intrattenevo con lui“, e che i soldi non provenivano, a sua conoscenza, né da Yanukovych né da Manafort. Alla domanda se i soldi di Gusenbauer provenivano da Manafort, Prodi si è mostrato scettico ma ha detto “chiedete a Gusenbauer“, aggiungendo che pensava venissero da uomini d’affari europei interessati ad avvicinare Ucraina e Unione Europea. Prodi sostiene anche di non aver mai conosciuto l’Hapsburg Group né ricevuto mai denaro da nessuna società di lobbying. Prodi ammette di aver incontrato membri del Congresso interessati all’Ucraina, ma afferma di non aver sentito parlare della Mercury. Alla domanda su chi organizzava i meeting a Washington, Prodi ha risposto “Immagino fosse Gusenbauer“.

Ancora Prodi dichiara che “era Gusenbauer che guidava il gruppo; facemmo tutti i nostri sforzi per la pace in Ucraina“. Il gruppo, che consisteva di “esperti ed ex politici”, si ruppe quando fu chiaro che “una relazione più forte con l’Unione Europea era impossibile“.

A noi sembra bizzarro che un politico esperto come Prodi non abbia mai cercato di verificare, al di là di benevole supposizioni personali, la reale provenienza del denaro che percepiva per quelle che erano azioni lobbistiche organizzate “a sua insaputa” dalla Mercury, una delle più note società di lobbying di Washington.


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