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Fine della NATO? No, fine della passività americana, e buone occasioni per chi le vuole cogliere…..

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Facciamo una premessa. La NATO si regge su una grande ipocrisia, cioè che ci sia un nemico che vuole invadere l’Europa occidentale, cioè la Russia. Ipocrisia perchè la Russia, come gli USA ben sanno, è il principale fornitore energetico della Germania e dell’Occidente in generale, e non si è mai visto un fornitore che invade dei clienti paganti. Inoltre la Russia spende poco nella difesa,  in termini assoluti e spende poco più degli USA in termini relativi al PIL:

Questo perchè la spesa russa è essenzialmente una spesa difensiva, che trova poi sbocchi sui mercati esteri, ma molto efficiente perchè adattata in modo perfetto alla propria situazione interna, mentre l’approccio degli USA è sull’export, quindi molto meno efficiente nell’uso e nell’investimento delle risorse, oltre che ad essere proiettato in modo maggiore verso l’intervento esterno: nonostante tutto Russia e Cina non potrebbero mantenere per lungo termine forze militari ingenti in territori stranieri e lontani, cosa che invece gli USA e la Nato riescono a fare.

Ora essendo il settore militare un fattore economico per gli Stati Uniti, ecco che si spiega l’enfasi di Trump sul fatto che l’Europa DEVE spendere di più nella difesa se vuole essere protetta dallo scudo americano, soprattutto quando alcuni stati europei fanno i furbi (leggi Francia e Germania) e da un lato stringono forti patti commerciali con Mosca, dall’altro  ne diventano i maggiori clienti per l’energia. Insomma in Europa molti, troppi vogliono la Botte economica ed energetica piena, e la Moglie della coperta militare USA ubriaca.

 

Dato che poi gli investimenti militari della NATO, soprattutto dei membri più piccoli, sono essenzialmente in prodotti Made in USA, ecco che si capisce la pressione di Trump, grande difensore dell’industria a stelle e strisce, su un crescita al 2%, se non addirittura la 4% della spesa militare europea.

Poi c’è un secondo fronte, molto ben evidenziato dai tweet presidenziali.

https://twitter.com/RealDonad_Trump/status/1017093144809177089

 

Perchè un secondo fronte ignorato dai più è che Russia ed America sono concorrenti nel mercato mondiale del GAS NATURALE. Con l’applicazione su larga scala del Gas Liquido è possibile esportare il gas nord americano, estratto in grande quantità a costo molto contenuto grazie allo shale gas. Nel momento in cui la Germania, importatrice di Gas, preferisce costruire il Nord Stream invece che dei rigassificatori,  fa una scelta di campo ben precisa a favore della Russia, vincolandosi ad un grande fornitore.

Qui vedete i prezi del gas liquido a stelle e strisce:

Il Gas Liquido USA è perfettamente concorrenziale con quello russo, ma la scelta strategica tedesca mette fuori gioco il prodotto americano, per cui potete capire l’irritazione di Trump, che è giunta al limite dell’uscita dalla Nato: gli dareste torto? Perchè sostenere con le proprie forze armate un “Alleato” che ti prende in giro?

Ora Trump se ne è andato cantando vittoria, Merkel e Macron dicono che non cambia nulla. Il futuro ci dirà chi ha ragione. E l’Italia? L’Italia non ha timore di un’invasione russa ed a minacciare i suoi interessi economici sono più gli “Alleati” francesi e tedeschi (vedi Libia, ma non solo) che Putin. Dal punto di vista politico ogni attuale tentativo di destabilizzazione, sia attraverso i media, sia attraverso incentivi all’opposizione, sono direttamente o indirettamente incentivati dai nostri alleati. Appare curioso, ad esempio, come le minacce a Salvini per la questione degli immigrati giungano da un giornalista tedesco , molto ammanicato. Nello stesso tempo gli USA, ed in special modo gli USA di Trump, sono un alleato naturale dell’Italia e dell’attuale governo, se non altro perchè gli avversari politici interni ed esterni sono comuni. L’Italia avrebbe tutto da guadagnare da un sussurrato ritiro degli USA dalla Germania per una ricollocazione più verso Est o verso Sud. Un governo intelligente dovrebbe aprire un ragionamento in due fasi:

  • l’autonomia energetica si raggiunge tramite una varietà di fonti che viene assicurata, allo stato attuale, soprattutto dalla presenza di impianti di gas naturale liquido, la cui fornitura può provenire da una pluralità di paesi e su un mercato molto più ampio, oltre che, ovviamente, da riserve controllate direttamente come quelle in Libia o nel Mediterraneo orientale. Questo non significa un cambiamento di fronte, ma una predisposizione di linee alternative per far fronte ad eventuali crisi strategiche internazionali, oltre ad aprire il nostro mercato alle esportazioni energetiche USA se convenienti;
  • dato che non siamo più nel 1939, ma in un’epoca in cui la guerra è soprattutto, se non quasi solo, tecnologica, è necessario re-interpretare il concetto di “Investimento militare” in “Investimento tecnologico”. Se investo nella realizzazione di un sistema di guida autonoma su un campo di battaglia, lo stesso sistema potrà essere applicato su un percorso urbano. Se progetto un drone da pattugliamento o attacco, lo stesso potrà essere utilizzato, in diversa configurazione per la lotta antincendio o per il controllo idrogeologico. Un polimero adatto ad un giubbotto antiproiettile può essere adatto anche ad una tuta per motociclisti, e così via. Bisogna investire in settori tecnologicamente avanzati con forte ricaduta anche nel settore civile, creando sinergie tali da convertire investimenti militari in investimenti avanzati civili che facciano crescere tutto il sistema produttivo nazionale. La ricerca “Militare” è ricerca in generale, soprattutto per un paese come il nostro che non ha ambizioni espansive immediate.

Insomma si delinea una nuova situazione strategica che presenta dei rischi, ma anche delle opportunità. Conte ha affermato che l’Italia non aumenterà la sua spesa militare, ma  bisognerebbe dare a questo concetto una visione un po’, anzi molto, più ampia, anche nell’interesse delle nostre università, dei nostri giovani e del nostro Paese.

 

 


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