Difesa
La Giuseppe Garibaldi più vicina all’Indonesia?
Fincantieri avrebbe presentato all’Indonesia per la conversione della portaerei Garibaldi in una piattaforma navale per droni ed elicotteri. Un’opzione strategica per la modernizzazione della marina di Giacarta e il controllo del Mar di Natuna.
Secondo quanto riportato da Janes a metà luglio 2025, una delegazione di alto livello del gruppo cantieristico Fincantieri ha visitato Giacarta per colloqui ad alto livello, presentando al Ministero della Difesa indonesiano una proposta dettagliata per la conversione della portaelicotteri Giuseppe Garibaldi, nave da 13.850 tonnellate in una piattaforma navale multiruolo ottimizzata per i sistemi aerei senza pilota (UAS) e le operazioni con velivoli ad ala rotante, secondo quanto riportato da un autorevole sito web internazionale specializzato in difesa.
Questa visita ha fatto seguito a precedenti segnali emersi durante la fiera Indodefence 2025 a Giacarta, dove è stato presentato un modello concettuale della Giuseppe Garibaldi riconfigurata, completa di un esclusivo layout a doppia isola del ponte di volo progettato per ottimizzare la gestione del ponte e la separazione dei comandi per le sortite di droni ed elicotteri.
La prospettiva che l’Indonesia operi una propria portaerei dedicata ai droni ed elicotteri fa parte di un più ampio programma di modernizzazione navale nell’ambito del piano “Minimum Essential Force” (MEF) della TNI-AL, che prevede l’acquisizione di almeno quattro navi in grado di trasportare elicotteri, oltre a fregate e navi pattuglia moderne, per garantire la sicurezza del vasto dominio marittimo dell’arcipelago.
Entrata in servizio nel 1985, la Giuseppe Garibaldi ha servito per quasi quattro decenni come portaerei STOVL ammiraglia dell’Italia, supportando i caccia d’attacco AV-8B Harrier II e gli elicotteri durante le operazioni NATO nei Balcani, le missioni umanitarie e le task force nel Mediterraneo, prima di essere ufficialmente ritirata dal servizio nell’ottobre 2024.
Ora in stato di riserva e ormeggiata a Taranto, la Garibaldi rimane strutturalmente intatta, il che la rende una candidata ideale per la conversione a un costo notevolmente inferiore rispetto alla costruzione di una nuova nave da zero, una proposta interessante per Giacarta nel suo perseguimento di una rapida espansione delle capacità navali. La nave è relativamente aggiornata, ha svolto numerose missioni che ne confermano le capacità operative.
L’interesse di Giacarta per questa piattaforma è intrinsecamente legato alla sua crescente partnership con la Turchia nel campo dei sistemi aerei senza pilota, in particolare il Bayraktar TB3, un drone navale con ali ripiegabili in grado di operare da ponti corti e ski-jump, proprio la configurazione che si trova sulle ex portaerei Harrier come la Garibaldi.
Il TB3 ha completato con successo le prove di atterraggio e decollo dal ponte della TCG Anadolu della Turchia nel novembre 2024, dimostrando la sua operatività sulle piattaforme STOVL e ponendo le basi per una potenziale integrazione a bordo di una nave classe Garibaldi convertita battente bandiera indonesiana.
L’Indonesia si è già impegnata ad acquistare 60 droni TB3 navali, attualmente in fase di produzione locale in collaborazione con il produttore turco di droni Baykar e l’azienda indonesiana di tecnologia per la difesa Republikorp, a dimostrazione che le operazioni con portaerei incentrate sugli UAV sono già integrate nella strategia di approvvigionamento di Giacarta.
Integrando queste piattaforme in un centro di lancio e controllo galleggiante, la Marina indonesiana potrebbe ottenere una sorveglianza costante, capacità di risposta rapida e una maggiore consapevolezza del dominio marittimo nelle acque contese, in particolare nel Mare di Natuna, parte della sua ZEE ripetutamente contestata dalle flotte pescherecce e dalla milizia marittima cinese.
In una conferenza stampa all’inizio di quest’anno, il capo di stato maggiore della TNI-AL, l’ammiraglio Muhammad Ali, ha sottolineato l’urgente necessità operativa di una tale nave, affermando: “Sembra che abbiamo bisogno di una portaerei per operazioni militari non belliche”, come riportato dall’agenzia di stampa statale ANTARA.
Questa dichiarazione è stata ulteriormente rafforzata dal portavoce del Ministero della Difesa indonesiano Frega Wenas, il quale ha spiegato che la piattaforma sarebbe stata utilizzata principalmente per supportare la logistica umanitaria, la ricognizione aerea e la risposta alle catastrofi marittime.
“Essendo una nazione arcipelagica spesso colpita da catastrofi naturali, una portaerei di questo tipo fungerebbe da piattaforma per accelerare la consegna degli aiuti in modo più efficace”, ha affermato Frega, sottolineando che la nave non sarebbe una portaerei d’attacco convenzionale, ma un mezzo di supporto multiruolo progettato per operazioni STOVL e con velivoli ad ala rotante.
Se il pacchetto comprendesse anche gli Harrier II ancora in dotazione alla Marina Militare si aumenterebbe in modo significativo il potenziale di attacco navale dell’Indonesia con velivoli ad ala fissa e fornirebbe una soluzione provvisoria per la potenza aerea fino a quando non saranno disponibili per l’esportazione velivoli da combattimento senza pilota (UCAV) più avanzati, come il KIZILELMA o il MIUS della Turchia. Questo renderebbe Giacarta l’unico paese dell’area con capacità aereo navali, a parte la Cina.
Con una lunghezza di 180,2 metri e un dislocamento a pieno carico di quasi 14.000 tonnellate, la Garibaldi era originariamente equipaggiata con sistemi di difesa aerea tra cui missili terra-aria Albatros (Aspide) e due cannoni Oto Melara da 40 mm, anche se una ristrutturazione probabilmente eliminerebbe questi sistemi a favore di altri più moderni, già in dotazione alla Marina militare italiana.
La nave potrebbe supportare comodamente una flotta mista di droni TB3, elicotteri NH90 o AW101 e potenzialmente piattaforme a rotori basculanti o a decollo verticale per operazioni logistiche rapide, evacuazioni mediche e missioni ISR nell’arcipelago indonesiano e oltre.
Se Giacarta acqusterà la Garibaldi si modificheranno gli equilibri strategici nel Mar Cinese Meridionale e potremmo assistere ad una vera corsa al riarmo fra le marine dei paesi dell’area. Una mossa che sicuramente non farebbe piacere a Pechino.
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