Seguici su

Economia

Fincantieri, il Piano 2030: Addio ai fantasmi di Marinette. Ricavi a +40% e la Difesa mette il turbo

Fincantieri svela il Piano 2030: ricavi a +40%, 50 miliardi di nuovi ordini e capacità militare raddoppiata. Superati i nodi USA, il Gruppo punta a 500 milioni di utile netto.

Pubblicato

il

C’è un’aria nuova a Trieste, e non è solo la bora. È l’aria di chi ha deciso di lasciarsi alle spalle le incertezze d’oltreoceano e di guardare al futuro con la solidità di chi sa saldare l’acciaio. Il Consiglio di Amministrazione di Fincantieri, presieduto da Biagio Mazzotta, ha approvato il Piano Industriale 2026-2030. E diciamolo subito: è un piano ambizioso nel suo approccio agli investimenti e alla capacità produttiva, che promette di far dimenticare i mal di pancia avuti con il cantiere americano di Marinette e le recenti turbolenze sulla commessa Constellation.

Il messaggio che arriva dall’Amministratore Delegato, Pierroberto Folgiero, è chiaro: la cantieristica italiana non teme la concorrenza, nemmeno quella tedesca sui segmenti cruise (che pure ha i suoi problemi), e si prepara a un quinquennio di crescita robusta, trainata da una domanda globale che chiede navi, armamenti e tecnologia.

I Numeri: La riscossa industriale

Il cuore del piano è una scommessa sulla crescita organica e sul ritorno alla marginalità pesante. Non si parla di “lacrime e sangue”, ma di capacity boost. I finanzieri e gli investitori possono sorridere: si prevede una crescita dei ricavi del 40% e dell’EBITDA del 90% nel 2030 rispetto ai valori del 2025.

L’obiettivo è un Utile Netto che toccherà i 500 milioni di euro a fine piano. Ma il dato che piace di più a chi guarda i debiti è la forte accelerazione del deleveraging: la posizione finanziaria netta scenderà drasticamente grazie alla generazione di cassa, portando il rapporto PFN/EBITDA a 1,0x. In pratica, Fincantieri si ripagherà il debito lavorando.

Ecco la tabella di marcia finanziaria prevista dal management:

Indicatore2028 (Stima)2030 (Stima)Trend
Ricavi~ € 11 mld~ € 12,5 mldIn forte crescita
EBITDA~ € 930 mln~ € 1.250 mln+90% vs 2025
EBITDA Margin~ 8,5%~ 10%Recupero di efficienza
Utile Netto~ € 220 mln~ € 500 mlnRaddoppio vs 2028
PFN / EBITDA~ 1,7x~ 1,0xDebito sotto controllo

Cantieri di Castellamare di Stabia

Difesa: Si vis pacem, para navem

Il mondo è quello che è, e la spesa militare globale correrà verso i 2,93 trilioni di dollari nel 2030. Fincantieri non sta a guardare. Il piano prevede il raddoppio della capacità produttiva dei cantieri italiani dedicati alla Difesa.

Mentre si chiudono i conti con il passato negli USA, superando le criticità del programma delle fregate Constellation e i problemi operativi di Marinette, il gruppo punta a 50 miliardi di euro di nuovi ordini. E attenzione: i contratti per la Difesa si vedranno già dal 2026. L’Italia, ma anche il Sud-Est asiatico e il Medio Oriente, sono i mercati di sbocco per un’offerta che va dalle fregate ai sottomarini, fino al nuovo dominio dell’Underwater.

Questo segmento, in particolare, è la nuova frontiera: droni sottomarini, protezione dei cavi (fondamentale in tempi di guerra ibrida) e sensoristica. Un mercato che raddoppierà il suo valore a 43 miliardi nel 2030.

Proiezione AI di un U 212 NFS in immersione in costruzione a Muggiano

Il Civile: Non solo cannoni

Chi pensava che le navi da crociera fossero finite si sbagliava. Fincantieri detiene il 49% del mercato, con un portafoglio ordini pieno fino al 2036. I cantieri tedeschi? Non fanno paura. La domanda turistica cresce del 4,5% annuo e, soprattutto, serve rinnovare le flotte per le norme ambientali.

Qui entra in gioco la “nave digitale” e la transizione energetica. Non si costruiscono più semplici scafi, ma Navis Sapiens, sistemi complessi gestiti da un ecosistema digitale proprietario.

Dove si investe?

Per ottenere questi risultati, Fincantieri investirà massicciamente, ma con intelligenza:

  • Italia: Raddoppio della capacità militare e ammodernamento tecnologico.

  • Estero: Potenziamento dei cantieri in Romania (Tulcea) e Vietnam, per assorbire il carico di lavoro a minor valore aggiunto o per mercati specifici come l’Oil & Gas e l’eolico offshore, permettendo all’Italia di concentrarsi sull’alto valore aggiunto.

  • Tecnologia: Intelligenza artificiale, digital twin e propulsione nucleare (in prospettiva) o a idrogeno.

Una posizione di forza

Il Piano 2026-2030 è una dichiarazione di forza. Fincantieri dice al mercato: abbiamo risolto i guai americani, abbiamo il portafoglio pieno, sappiamo costruire navi meglio degli altri e faremo utili veri. In un’Europa che spesso balbetta sull’industria, vedere un colosso italiano pianificare investimenti fisici e non solo finanziari è una boccata d’ossigeno. Se il piano verrà rispettato, nel 2030 avremo un campione nazionale ancora più solido, capace di navigare in qualsiasi mare, anche quelli agitati della geopolitica.


Domande e risposte

Perché gli investitori dovrebbero essere rassicurati sulla riduzione del debito?

Il piano prevede una “forte accelerazione del deleveraging” trainata non da operazioni straordinarie o aumenti di capitale, ma dalla generazione di cassa operativa. Passare da una leva finanziaria (PFN/EBITDA) che oggi è più alta a un rapporto di 1,0x nel 2030 significa che l’azienda produrrà abbastanza ricchezza reale da coprire i propri debiti velocemente. Questo è un segnale di salute industriale, indicando che i margini sulle commesse (Cruise e Difesa) sono previsti in netto miglioramento rispetto al passato recente.

Come viene affrontato il problema delle commesse americane e della concorrenza?

Il piano è strutturato per “digerire” e superare le criticità avute con il cantiere di Marinette e la cancellazione della Constellation. Fincantieri risponde diversificando e raddoppiando la capacità produttiva in Italia per la Difesa, puntando su mercati alternativi (Medio Oriente, Asia) e sull’export. Sul fronte civile, la leadership del 49% e il backlog fino al 2036 dimostrano che la concorrenza tedesca o asiatica non sta erodendo quote di mercato significative, grazie all’alta complessità tecnologica richiesta che funge da barriera all’ingresso.

Cos’è il segmento “Underwater” e perché è strategico?

L’Underwater riguarda tutto ciò che sta sotto la superficie del mare: non solo sottomarini tradizionali, ma droni, sensori e sistemi di protezione per le infrastrutture critiche (gasdotti, cavi internet). Con le recenti tensioni geopolitiche (vedi Nord Stream o i cavi nel Mar Rosso), la domanda di sicurezza sottomarina è esplosa. Il piano stima un raddoppio del mercato a 43 miliardi entro il 2030. Per Fincantieri significa entrare in un settore ad altissimo contenuto tecnologico e margini potenzialmente superiori alla cantieristica tradizionale.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento