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FCAS, la Germania rinvia “sine die”. Il caccia europeo ostaggio dell’arroganza francese

Berlino non decide. Sfumata la scadenza di fine anno, il governo tedesco ammette di non avere una nuova data. Dietro le scuse diplomatiche c’è lo scontro industriale: accettare il vassallaggio imposto da Dassault o far saltare il banco?

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Il progetto FCAS (Future Combat Air System), il faraonico programma per il caccia europeo di sesta generazione, è entrato ufficialmente in un limbo a tempo indeterminato. Le rassicurazioni del Ministro della Difesa Boris Pistorius, che aveva promesso una soluzione entro la fine dell’anno, si sono sciolte come neve al sole.

La conferma arriva direttamente da un portavoce del governo tedesco che, interpellato dalle testate specializzate, ha ammesso laconico: “Non è stata presa alcuna decisione e, al momento, non possiamo fornire una nuova data”. In linguaggio diplomatico, questo è un rinvio sine die. La giustificazione ufficiale cita una “fitta agenda di politica estera” che avrebbe impedito al Cancelliere Merz e al Presidente Macron di affrontare il dossier. La realtà, ben più ruvida, è che l’asse franco-tedesco si è incagliato su questioni di potere industriale e sovranità tecnologica e lo stallo non può essere interrotto.

La pretesa francese: cooperazione o sottomissione?

Il motivo dello stallo non è l’agenda dei leader, ma l’impossibilità di conciliare le posizioni. Secondo un documento riservato della BDLI (l’Associazione delle industrie aerospaziali tedesche), la situazione è drammatica. Dal dicembre 2024, la francese Dassault Aviation ha irrigidito la sua posizione fino al dogmatismo:

  • Pretende il controllo esclusivo sulla progettazione del velivolo (NGF).

  • Esige la sovranità assoluta nella selezione della catena di fornitura.

In pratica, Parigi vuole decidere chi lavora, come si costruisce e quanto si guadagna, lasciando a Berlino (e alla socia di minoranza Madrid) l’onore di firmare gli assegni. Per l’industria tedesca, accettare queste condizioni non significherebbe cooperare, ma firmare un atto di vassallaggio tecnologico.

Se passasse la linea francese, la Germania rischierebbe di perdere competenze strategiche vitali, trasformandosi in un semplice assemblatore di lamiere. A rischio ci sono settori d’eccellenza tedeschi:

  • Tecnologia dei sensori avanzati e radaristica;

  • Sistemi di “Cloud” da combattimento e data-link sicuri;

  • Integrazione di armamenti complessi.

Il bluff tecnico: il Re è nudo?

Mentre la politica temporeggia, sorge un dubbio legittimo che smonta la narrazione della “Grandeur” francese: Dassault ha davvero le competenze per fare tutto da sola?

Il marketing dell’Eliseo è eccellente, ma i dati tecnici suggeriscono prudenza. L’ultimo caccia manned (con pilota) interamente nuovo progettato da Dassault è il Rafale, una macchina che ha spiccato il primo volo nel 1991. Parliamo di un progetto concepito durante la Guerra Fredda.

Al contrario, l’industria tedesca guidata da Airbus Defence and Space non è rimasta a guardare. Tra aggiornamenti costanti dell’Eurofighter e lo sviluppo di capacità di guerra elettronica uniche, Berlino ha mantenuto un know-how di primo livello.

Ecco un confronto che spiega perché i tedeschi non vogliono piegarsi:

Settore TecnologicoDassault (Francia)Industria Tedesca (Airbus & Co.)
Ultimo Caccia NativoRafale (progetto anni ’80/’90)Eurofighter (sviluppo continuo condiviso)
Guerra ElettronicaAggiornamenti su piattaforma RafaleTornado ECR & Eurofighter EK (Leader UE nel settore SEAD)
RadaristicaThales RBE2Hensoldt AESA (Nuova generazione)
Sviluppo AerodinamicoDrone Neuron (sperimentale subsonico)Kit Modifica Aerodinamica (AMK) per Eurofighter

Berlino prepara il “Piano B”?

Il rinvio sine die potrebbe essere la mossa del governo tedesco per prendere tempo e valutare alternative. Non è un caso che, poche settimane fa, il Bundestag abbia approvato fondi per lo sviluppo del “Kit di modifica aerodinamica” (AMK) per l’Eurofighter. È un segnale chiaro: l’industria tedesca è viva e pronta a camminare da sola se necessario.

Inoltre, la Germania ha già dimostrato pragmatismo acquistando gli F-35 americani per il ruolo nucleare e lanciando lo European Sky Shield senza la Francia. Se il FCAS dovesse fallire — ipotesi sempre più probabile man mano che i ritardi si accumulano — Berlino si troverebbe di fronte a un bivio: bussare alla porta del programma anglo-italo-giapponese GCAP, strutturalmente più paritario, oppure puntare su un “Super-Eurofighter” nazionale.

In ogni caso, la mancanza di una data per la ripresa dei lavori è il segnale più forte che si potesse ricevere: il progetto FCAS sta deragliando, schiacciato dal peso di un’amicizia franco-tedesca che, nei fatti, assomiglia sempre più a una competizione spietata.


Domande e risposte

Che cosa significa concretamente il rinvio “sine die” per il progetto?

Significa che il progetto è entrato in una fase di stallo critico. Senza una data fissata per la decisione politica, le aziende non possono procedere con la fase successiva di sviluppo (Fase 1B/2). Questo ritardo aumenta i costi, demotiva gli ingegneri e rende l’entrata in servizio prevista per il 2040-2050 sempre più irrealistica. Più il tempo passa, più diventa probabile che i partner cerchino soluzioni alternative per non restare senza difese aeree future.

Perché la Germania non accetta la leadership francese per sbloccare la situazione?

Perché ne va della sopravvivenza della propria base industriale. Accettare la leadership totale di Dassault significherebbe per le aziende tedesche (come Airbus, Hensoldt, MTU) perdere la capacità di progettare sistemi complessi, riducendosi a subfornitori. Inoltre, Berlino teme che i soldi dei contribuenti tedeschi finiscano per finanziare un monopolio francese, creando una dipendenza tecnologica da Parigi per i prossimi cinquant’anni.

Quali sono le reali alternative se il FCAS dovesse morire?

La Germania ha due opzioni principali. La prima è unirsi al programma GCAP (con Regno Unito, Italia e Giappone), che ha una struttura di condivisione del lavoro più equilibrata. La seconda è la via “nazionale/atlantica”: acquistare più F-35 dagli USA per l’immediato e sviluppare una versione radicalmente evoluta dell’Eurofighter, abbinata a droni da combattimento (Loyal Wingman) prodotti dall’industria nazionale, salvaguardando così occupazione e know-how.

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