Difesa

FCAS: il Caos sui cieli d’Europa. Cosa succede se l’asse franco-tedesco si spezza?

FCAS, il caccia europeo sull’orlo del baratro: se salta l’accordo tra Francia e Germania, Berlino rischia il disastro tecnologico e strategico. Ecco tutti gli scenari.

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Un’altra tegola, l’ennesima, si abbatte su uno dei programmi di difesa europei più ambiziosi e, a quanto pare, più travagliati: il Future Combat Air System (FCAS). Il tanto atteso incontro trilaterale tra i vertici di Germania, Francia e Spagna, previsto per questo mese per appianare le divergenze, è stato rinviato a data da destinarsi. Un intoppo che, apparentemente, è solo l’ultimo di una lunga serie e che getta ombre inquietanti sul futuro del caccia di sesta generazione.

Un portavoce del Ministero della Difesa tedesco ha confermato il rinvio, glissando elegantemente sulle motivazioni, ma è difficile non collegare questo stop all’attuale rimpasto di governo a Parigi, con il presidente Macron impegnato nella nomina di un nuovo primo ministro. Nel frattempo, dai ministeri della difesa francese e spagnolo, tutto tace.

Questo rinvio, però, non è un fulmine a ciel sereno. Arriva in un clima già surriscaldato da mesi di tensioni industriali e dichiarazioni al vetriolo, che hanno alimentato dubbi sulla sopravvivenza stessa del programma. E la domanda che tutti si pongono, a mezza voce, è: cosa accadrebbe se il progetto FCAS dovesse collassare? Cosa potrebbero fare i tre paesi parte del progetto per sviluppare il proprio aereo del futuro.

Secondo tre attenti osservatori del programma, il FCAS non è ancora clinicamente morto. Ma se dovesse fallire, il colpo potrebbe essere molto più duro per Berlino che per Parigi. La Francia, infatti, potrebbe avere la forza e le capacità per proseguire da sola nello sviluppo di un caccia di sesta generazione. E la Spagna? Resta la grande incognita.

La via solitaria della Francia: un’opzione costosa ma possibile

“Penso che la Francia possa farcela da sola”, ha dichiarato Douglas Barrie, senior fellow per l’aerospazio militare presso l’IISS, un think tank britannico. “Ma sarà costoso”. Il programma trilaterale, del valore di oltre 100 miliardi di euro, è stato concepito per sostituire gli attuali caccia Eurofighter Typhoon e Rafale entro il 2040. Tuttavia, fin dal 2021, la collaborazione tra i due colossi industriali, la francese Dassault e la tedesca Airbus, si è rivelata a dir poco problematica.

Il pomo della discordia? La leadership. Dassault, forte della sua esperienza con i programmi Mirage e Rafale, reclama un ruolo di primo piano nello sviluppo del New Generation Fighter (NGF), il velivolo da combattimento che costituisce il cuore del sistema FCAS. L’amministratore delegato di Dassault, Eric Trappier, è stato categorico: senza una leadership chiara, il programma è destinato a fallire.

Dall’altra parte, Airbus lamenta difficoltà nell’esecuzione della fase 1B del progetto e problemi di “connettività e interoperabilità”, praticamente Dassault lascia il socio fuori dai sistemi essenziali necessari per sviluppare l’aereo. Una disputa che, se non risolta in tempi brevi, rischia di far deragliare la Fase 2 del programma, il cui contratto deve ancora essere negoziato e che è cruciale per lo sviluppo dei dimostratori tecnologici.

Ma la Francia ha davvero un “piano B”? A quanto pare, sì.

  • L’asso nella manica del Rafale: Dassault potrebbe continuare a sviluppare il suo caccia di punta, il Rafale, con le versioni F5 e F6, che potrebbero mantenerlo in servizio fino al 2060. Con il maggiore peso degli missi AA a lunghissima gittata, la tecnologia Stealth, mancante al Rafale, risulta meno importamte e, comunque, potrebbe essere parzialmente introdotta.
  • La partnership con l’India: L’accordo tra il produttore di motori francese Safran e l’India per lo sviluppo del caccia indiano di nuova generazione (AMCA) dimostra che la Francia ha le competenze per sviluppare un motore da combattimento all’avanguardia e riduce il costo di sviluppo di un nuovo motore. Senza considerare la possibile collaborazione con Nuova Delhi.
  • Il mercato delle esportazioni: Parigi potrebbe finanziare un programma autonomo grazie alle esportazioni, soprattutto verso i ricchi mercati del Medio Oriente. L’esempio degli Emirati Arabi Uniti, che hanno acquistato 80 Rafale, è emblematico.

In sintesi, la Francia sembra avere le carte in regola per andare avanti da sola, trasformando un fallimento europeo in un’opportunità per rafforzare la propria industria nazionale della difesa. Dovrebbe però investire molto di più nello sviluppo e nelle capacità produttive: uno do due aerei al mese non sarebbero sufficienti a far fronte alle domande interne ed esterne.

Germania: tra l’Incudine e il martello, con un’industria ormai non può sufficiente

Per la Germania, lo scenario è decisamente più cupo. Un eventuale fallimento del FCAS lascerebbe Berlino con poche opzioni praticabili.

  • Il nodo dei motori: A differenza della francese Safran, la tedesca MTU Aero Engines non ha mai sviluppato da sola un motore per un caccia da combattimento. Passare dalla produzione di componenti a un intero propulsore da 90-100 kilonewton di spinta sarebbe un salto quasi impossibile. Eurojet, che produce i jet per Eurofighter,  include Avio e Rolls Royce, che hanno un’ottima esperienza in materia e sviluppano il motore per GCAP, con il partner giapponese IHI. MTU non ha imparato dal progetto abbastanza per andare avanti da sola, e non ha partner, al contrario dei francesi.
  • La porta chiusa del GCAP: L’alternativa più ovvia, il programma rivale Global Combat Air Programme (GCAP) tra Italia, Regno Unito e Giappone, sembra preclusa. I partner del GCAP sono in una fase troppo avanzata per accogliere un nuovo membro senza rischiare ritardi e rinegoziazioni complesse.  Ormai stanno costruendo il dimostratore volante, il primo prototipo del caccia.

    Ipotesi grafica del GCAP

  • L’opzione dell’acquisto “off-the-shelf”: Berlino potrebbe essere costretta ad acquistare i caccia GCAP una volta che saranno disponibili, rinunciando a un ruolo di primo piano nello sviluppo e nella produzione. Un’umiliazione per la prima economia europea, olttre che un costo economico superiore a chi, avendolo sviluppato, ha anche una ricaduta industriale.
  • Lo status di osservatore: Un’ipotesi meno drastica potrebbe essere quella di ottenere uno status di osservatore nel programma GCAP, simile a quello che il Belgio ha nel FCAS. Una soluzione che permetterebbe alla Germania di “riordinare le idee”, ma senza alcun potere decisionale, e magari cercare di avere qualche commessa, sicuramente non centrale.

La posizione della Germania è quindi estremamente delicata. Un passo falso potrebbe costare a Berlino decenni di ritardo nel settore strategico della difesa aerea.

Opzione Pro Contro
Francia
Proseguire da sola Rafforzamento dell’industria nazionale, autonomia strategica Costi elevati, necessità di trovare partner per l’export
Germania
Aderire al GCAP Accesso a un caccia di sesta generazione Improbabile a questo stadio, ruolo marginale
Acquistare “off-the-shelf” Soluzione rapida Perdita di know-how industriale, dipendenza da altri paesi
Status di osservatore GCAP Mantenere un piede nel programma Nessun potere decisionale

Spagna: L’incognita mediterranea

E la Spagna? Madrid, che ha recentemente ribadito di non voler acquistare gli F-35 americani, puntando tutto sull’Eurofighter e sul FCAS, si troverebbe in una posizione altrettanto scomoda. Il primo ministro Pedro Sánchez ha espresso solidarietà alla Germania nella disputa sulla ripartizione del lavoro, ma in caso di collasso del programma, le opzioni per la Spagna sarebbero limitate.

Anche per Madrid, la porta del GCAP sembra chiusa. E mentre alcune indiscrezioni di stampa suggeriscono un possibile interesse per il caccia turco di nuova generazione KAAN, questa opzione appare al momento più come una provocazione che come una reale alternativa strategica. Tra l’altro il programma turco non si sa bene dove condurrà, oltre che , tecnicamente, non essere avanzato né come quello francese né come il GCAP.

Il primo prototipo di cacci turco di quantia generazione KAAN

Conclusioni: un’Europa a due velocità anche nella Difesa?

Il futuro del FCAS è appeso a un filo. Una rottura definitiva tra Francia e Germania non solo segnerebbe la fine di un ambizioso progetto di cooperazione europea, ma rischierebbe di creare un’Europa della difesa a due velocità. Da una parte, una Francia autonoma e tecnologicamente avanzata; dall’altra, una Germania costretta a rincorrere, dipendente da partner esterni. L’unico altro paese europeo avanzato sarebbe l’Italia, perfino davanti a Berlino.

La palla, ora, è nel campo della politica. I leader di Francia, Germania e Spagna sono chiamati a una scelta di responsabilità: superare le divisioni industriali e gli egoismi nazionali per dare un futuro alla difesa europea, o prendere atto di un fallimento che avrebbe conseguenze profonde sugli equilibri strategici del continente. Allo stato attuale sembra più probabile la seconda opzione

Idea del FCAS

Domande e Risposte

1. Quali sono le principali cause delle tensioni all’interno del programma FCAS?

Le tensioni nascono principalmente dalla rivalità industriale tra la francese Dassault e la tedesca Airbus. Dassault, forte della sua esperienza, rivendica la leadership nello sviluppo del caccia (NGF), mentre Airbus, che rappresenta gli interessi tedeschi e spagnoli, chiede una più equa ripartizione del lavoro e delle responsabilità. A questo si aggiungono divergenze sulla visione strategica e sulle specifiche tecniche del velivolo, che riflettono le diverse culture operative e le priorità delle rispettive forze aeree.

2. Perché per la Germania sarebbe così difficile sviluppare un caccia di sesta generazione da sola?

La Germania non possiede un’azienda, come la francese Dassault, in grado di agire come “prime contractor” per un intero sistema di combattimento aereo. Inoltre, la sua industria motoristica, rappresentata da MTU, non ha mai sviluppato autonomamente un motore a reazione per un caccia. Questo significa che Berlino dovrebbe partire quasi da zero, con costi e tempi di sviluppo proibitivi, e senza la garanzia di raggiungere il livello tecnologico dei concorrenti.

3. Quale sarebbe l’impatto di un fallimento del FCAS sulla difesa europea?

Un fallimento del FCAS sarebbe un duro colpo per l’autonomia strategica europea. Dimostrerebbe l’incapacità dei principali paesi europei di collaborare su un progetto di difesa cruciale, lasciando il campo aperto alla concorrenza americana (con l’F-35 e il suo successore) e britannico-italo-giapponese (con il GCAP). Si creerebbe una frammentazione del mercato europeo della difesa, con un aumento dei costi e una riduzione dell’interoperabilità tra le forze aeree del continente.

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