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Chi ha fatto il debito greco (ante 2009)

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Proponiamo una sintetica ricostruzione della genesi debito greco relativamente al periodo 1981-2009. Lo spropositato debito greco è  l’argomento che domina i media in questo inizio 2015, vale quindi la pena soffermarsi sulla sua genesi, almeno fino alla crisi del debito e all’intervento della troika nel 2009-2010.

Ricordiamo per prima cosa alcuni numeri fondamentali dell’economia greca e il confronto con l’EuroZona.

 Spesa

Da notare che nel 2009 la spesa militare pesava ben il 3,2% del PIL greco.

Le cause fondamentali del debito pre-crisi 2009 sono piuttosto semplici: una lunga serie di deficit causati dall’inefficienza dell’apparato statale e del sistema fiscale, dal forte peso degli interessi sul debito, dalle elevate spese militari e dalla spesa pubblica clientelare dei governi Pasok e Nea Democratia avvicendatisi dal 1981 a ieri. La crisi greca è quindi sostanzialmente differente da quella degli altri PIGS, che fu unicamente di debito privato.

Più in dettaglio, le origini del debito greco sono simili a quelle del debito italiano, ovvero:

  • Politiche fiscali espansive negli anni ’80 con deficit elevati (picco del 9% di deficit nel 1985)
  • Peso crescente della spesa per interessi (picco del 12% di spesa per interessi sul debito nel 1991)
  • Forte aumento della spesa corrente e degli interessi negli anni ’90 e 2000 (picco deficit 9.7% nel 1993)
  • Gettito fiscale sistematicamente  inferiore alle previsioni e forte evasione/elusione (le stime dell’evasione variano tra 20 e 30 miliardi/anno)

Nella grafica l’andamento di entrate e spesa pubblica dal 1991 (spesa pubblica totale in blu ed entrate dell’erario in rosso, in percentuale sul PIL).

Spesa

 

L’evasione interessa vasti strati della popolazione, con picchi tra i lavoratori autonomi e zone di impunità totale tra  i più ricchi. Ricordiamo la famosa lista Lagarde dei conti in Svizzera (filiale HSBC di Ginevra) di cittadini e personalità greche (NB: da noi è nota come lista Falciani)  sulla quale le autorità greche non sono state particolarmente attive. Il ministro delle finanze Venizelos ebbe a dire che “circa 15 mila individui e società devono al fisco 37 miliardi di euro”.

In conclusione, mentre la spesa greca per welfare appare in linea o inferiore rispetto alla media europea, la spesa corrente, per interessi e soprattutto le spese militari nel periodo 1981-2009 sono state prevalentemente superiori alla media europea. Ma più che dal lato della redistribuzione è sul fronte delle entrate che la Grecia deve imperativamente migliorare in efficacia.

LE ORIGINI

Passiamo alle origini del gigantesco debito greco. Con una premessa: i bilanci greci pre-2009 sono notoriamente inaffidabili. I tecnici Eurostat hanno scoperto trucchi contabili e spese occultate per decine di miliardi. I numeri vanno quindi presi “cum grano salis”.

Le reali dimensioni del debito e del deficit furono per lungo tempo nascoste dai governi greci. A partire dal 2004 l’Eurostat iniziò a diffondere report che denunciavano i trucchi contabili greci. Solo nel 2009, in piena crisi sub-prime, e in seguito ad una riforma dei poteri di Eurostat il governo Papandreou si decise a dichiarare la situazione reale: il deficit 2009 era del 15.4% invece del 3.7%.

Nella grafica abbiamo riportato l’andamento del debito e i governi succedutisi dal 1981 ad oggi. Una menzione particolare all’oramai famigerato swap segreto firmato nel 2001 dal governo greco con Goldman-Sachs (swap: è un tipo di derivato che comporta un accordo privato tra due parti che si scambiano flussi di cassa a date diverse, secondo una formulazione predefinita tra di esse. I flussi di cassa possono essere espressi nella stessa valuta oppure in valute differenti), che doveva servire a nascondere una parte del debito mascherandolo da credito, e che nel 2005 comportò una perdita di 5,1 miliardi per l’erario greco, perdita andata ad ingrassare i bilanci di Goldman.

 

Storia debito

E’ interessante notare dalla grafica che gli stessi partiti responsabili del debito e dei falsi in bilancio sono quelli che hanno gestito la crisi post 2009, con un governo di unità nazionale sostenuto e orientato dalla Troika. Desta perplessità ancora maggiore il recente forte appoggio dell’establishment europeo a Pasok e Nea Democratia, partiti i cui dirigenti sono palesemente incapaci di gestire sia il pre che il post crisi 2009, come testimoniato dai numeri tremendi della recessione greca attuale.

Mentre da parte europea si può ipotizzare in via teorica un motivo legittimo per sostenere i partiti tradizionali rispetto ai partiti dell’opposizione (affidabilità, fedeltà alla linea imposta dalla Troika, docilità rispetto ai programmi di austerità), permangono molte perplessità su punti chiave della vicenda:

  • Le oligarchie greche non sembrano toccate dai provvedimenti di austerità, anzi stanno esportando miliardi di euro ogni settimana (20 miliardi usciti da dicembre 2014)
  • Il peso maggiore dei sacrifici grava oggettivamente sulla classe media e sugli strati più deboli della popolazione (esempio: salario minimo abbassato da 876 a 683 euro nel 2013) 
  • L’amministrazione fiscale non ha ancora toccato gli ingenti patrimoni privati
  • Le politiche di austerità hanno oggettivamente fallito l’obiettivo di rendere il debito sostenibile, eppure sono perseguite ostinatamente sia da Pasok e ND che dalle istituzioni europee

Permane anche la perplessità maggiore: l’europeizzazione dei crediti greci detenuti banche franco-tedesco-olandesi. La via seguita non è stata (solo) quella di un prestito alle banche da parte delle istituzioni e dei paesi interessati. Si è voluto usare un metodo più tortuoso e in forte odore di escamotage: prestare coi bail-out (bail-out: salvataggio di un’istituzione in bancarotta) denaro pubblico ai governi e obbligarli a ripagare i crediti delle banche, con intimidazioni e ricatti rivelati dalla stampa anni dopo. Azione accompagnata da un battage propagandistico sulla “crisi dei debiti sovrani”, in realtà una crisi di debito privato gravante su banche ed enti prevalentemente tedeschi e francesi.

Si potrebbe pensare male, e collegare il sostegno dell’establishment europeo ai partiti storici greci con le vicende che hanno portato al gigantesco bail-out greco (il 5° della storia per importo) a spese dei cittadini europei. Un colossale passaggio di denaro dei contribuenti europei agli istituti finanziari, senza che nessuno abbia mai domandato il loro parere. Un giorno, forse, ne sapremo di più.

 


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